Ormai tornare indietro sarebbe impossibile dunque la bellezza della donna diventa più che ostentazione una vera e propria necessità per raggiungere e mantenere la parità di genere. Per l’uomo è tutto più facile, come al solito. La discriminazione dunque è la colpevole del troppo tempo trascorso dalle donne davanti allo specchio.
Roma – La bellezza al femminile, scelta o imposizione sociale? Dalla notte dei tempi, o almeno così ci hanno raccontato, fino ai giorni nostri la donna ha sempre pensato a curare il suo aspetto. Una volta se lo potevano permettere solo coloro che occupavano un posto elevato nella struttura socio-economica del tempo. Poi, con l’avvento della rivoluzione industriale e della società di massa, il fenomeno si è esteso a tutti gli strati sociali della popolazione.
Oggi parte del loro tempo libero pare che venga trascorso a rimirarsi davanti allo specchio. Per svolgere i propri impegni quotidiani, siano essi di studio o di lavoro, si impiega tanto tempo per perfezionare il make up e creare il look. Questo succede generalmente al mattino, poi la sera se ne dedica altrettanto per la detersione, per togliere il trucco e curare la pelle. Un vero lavoro da professioniste, confermato dall’accesso ai siti di tendenze beauty, che hanno visto moltiplicare le vendite negli ultimi tempi, forse anche a causa del lockdown.
La cura quasi ossessiva è diffusa a vasto raggio. Non solo tra chi ha fatto della vanità la propria ragione di vita. A questo proposito in uno studio pubblicato su Forbes, rivista statunitense di economia, è emerso che le donne trascorrono circa 55 minuti davanti allo specchio per la cura della loro bellezza. E’ stato calcolato che in questo modo si raggiungono le due settimane annue mediamente. Ci si potrebbe porre una domanda molto banale: perché lo fanno?
I motivi possono essere “uno, nessuno e centomila“, tanto per citare uno dei testi del premio Nobel della Letteratura 1936, Luigi Pirandello. Possono essere di natura psicologica, per sentirsi belle e, quindi, più apprezzate o più sicure di sé stesse o, ancora, per esprimere la propria personalità. Motivazioni che, probabilmente, possono essere riferite a tutto il genere umano, non solo al genere femminile.
Il Journal of Personality and Social Psychology, rivista statunitense di psicologia sociale, in seguito ad un accurato studio di analisi, sondaggi ed esperimenti sociali ha pubblicato uno studio in cui è stato evidenziato che quella routine di bellezza, a cui più o meno si dedicano tutte, rappresenta solo la parte superficiale della personalità. Infatti l’origine va ricercata col gender gap (divario di genere) e la discriminazione di genere.
Secondo gli studiosi la bellezza femminile viene utilizzata per contrapporsi alla controparte maschile. Quindi la donna per mettersi su un piano paritario con l’uomo deve raggiungere un elevato standard di bellezza, imposto non si sa bene da chi. Indubbiamente alla controparte femminile per raggiungere la parità di genere viene chiesto sempre di più. Questo avviene, secondo i ricercatori, perché viene perpetuata la gerarchia di genere, esercitata in modo infido.
E’ altrettanto vero che le donne potrebbero interrompere questo circolo vizioso ma questa possibilità sembra difficile da mettere in atto perché si rischiano penalizzazioni sul lavoro e nella vita sociale. Questo accade, in quanto, nei fatti, la ricompensa sociale che si ottiene è concreta. Si ha successo e, inoltre, la percezione che il mondo ha sulla bellezza è più positiva.
In conclusione la pressione sociale su quanto e come essere belle per le donne è molto forte e questo induce a compiere scelte che non sono propriamente libere. Il cammino da percorrere per giungere ad una vera e propria parità di genere è ancora lungo e tortuoso. Potrebbero renderlo meno accidentato un radicale cambio di prospettiva culturale dei maschietti. Ma da questo orecchio si soffre, ancora, di sordità accentuata!