La vita umana non ha più alcun valore. Per rivendicare il possesso di un’auto si può uccidere a martellate un uomo stimato e benvoluto da tutti? Il tragico epilogo era stato preceduto da altri alterchi e discussioni che, probabilmente, hanno generato rabbia e rancore nel giovane reo confesso.
Grumello – L’ha ucciso a martellate per rivendicare i soldi di un’auto venduta. Cosi avrebbe riferito agli inquirenti Hamedi El Makkaoui, 22 anni, il giovane di origini marocchine meglio conosciuto come Luca Makka, che il 19 aprile scorso ha ucciso l’imprenditore Anselmo Campa, 56 anni, padre della sua ex fidanzata. Il ragazzo, difeso dall’avvocato Fabio Marongiu, ha confessato il delitto prima davanti ai carabinieri e alla Pm Maria Esposito poi durante l’interrogatorio con il Gip Vito Di Vita che ha convalidato il fermo.
Nella ricostruzione effettuata dagli investigatori e sulle risultanze della confessione dell’indagato e di altri testimoni Luca Makka si sarebbe recato in via Nembrini, in casa di Campa, per restituire alcuni regali e oggetti avuti dall’ex fidanzata ventunenne e per chiedere i soldi relativi alla vendita di una Renault Clio rossa. La vettura, immatricolata a nome dell’azienda di Campa, sarebbe stata data in uso a Federica, la figlia maggiore della vittima, e al giovane marocchino che avrebbe anticipato parte della somma in fattura per il suo acquisto avvenuto cinque anni fa.
Fra i due sarebbe scoppiata un’accesa discussione, come altre ce ne sarebbero state, e durante il diverbio Luca Makka avrebbe afferrato un martello, poggiato su una mensola del salotto, con il quale sferrava un primo colpo al capo dell’imprenditore. A questo punto, secondo il racconto dell’indagato, sarebbe scoppiata una colluttazione durante la quale Makka avrebbe continuato a colpire l’uomo sino a vederlo stramazzare sul pavimento in un lago di sangue.
Il presunto assassino si dava alla fuga mentre la figlia Federica, rimasta in buoni rapporti con Luca, avuta la notizia della morte del padre, rientrava d’urgenza in Italia dall’Egitto dove si era recata per lavorare come animatrice in un complesso turistico. A seguito della segnalazione di alcuni familiari della vittima e dei vicini di casa giungevano sul luogo del delitto i carabinieri e gli inutili soccorsi del 118 che si limitavano a constatare la morte dell’imprenditore.
I militari, dopo aver effettuato un approfondito sopralluogo e a seguito della visione delle registrazioni di alcune telecamere, giungevano alla conclusione che l’uomo era stato ucciso da qualcuno che conosceva. L’indomani mattina i militari del Comando provinciale di Bergamo facevano irruzione nell’appartamento del giovane, a Castelli Calepio, procedendo con una perquisizione per poi trasferire il giovane in caserma.
Luca Makka negava ogni addebito ma le sue contraddizioni e i buoni consigli del fratello Bouazzaoui El Makkaoui, di 39 anni, costringevano il giovane a confessare l’omicidio. L’indagato indicava ai carabinieri il luogo dove aveva nascosto il martello, sulle rive dell’Oglio poco fuori del paese, dove i militari ritrovavano anche i suoi abiti sporchi di sangue. Il portafogli, le chiavi di casa della vittima. Un altro paio di pantaloni usati da Luca per la fuga sono stati rinvenuti sul posto di lavoro dell’indagato. Il movente pare sia stato proprio la vettura che Luca chiamava “piccola belva” sul suo profilo Facebook, dove lo si vede felice a bordo della Clio nuova fiammante.
Anselmo Campa avrebbe dunque acquistato l’auto a nome della sua ditta per poi darla in uso alla figlia Federica e all’allora fidanzato Luca, operaio presso una ditta di Brescia, che pare avesse pagato di tasca propria alcune rate. Quando i due giovani si sono lasciati l’imprenditore, che non avrebbe avuto un buon rapporto con il ragazzo, aveva deciso di vendere l’auto ad un conoscente nonostante l’ex compagno della figlia l’avesse pregato di cederla a lui, come sembra.
Campa, però, aveva dato parola ad un suo amico del circolo Arci in favore del quale aveva trascritto il passaggio di proprietà. Non avendo altre possibilità di riavere quella che considerava la ”sua” auto Luca si sarebbe recato in casa di Campa per farsi dare i soldi che a suo tempo avrebbe versato per l’acquisto del veicolo. Con la scusa di consegnare alcuni oggetti che appartenevano a Federica il giovane è entrato in casa dell’uomo. Subito dopo il violento alterco, le urla e le martellate in testa.