Proteste e malumori tra la popolazione per lo sbarco di migranti malati. La Regione Calabria si appella a Roma per i sostegni o prenderà decisioni in piena autonomia.
Amantea – La questione sbarchi e Covid-19 in Calabria si sta facendo sempre più ingarbugliata ed oggetto di forti tensioni social. I rappresentanti delle Regioni del Sud lamentano il fatto che il Governo abbia relegato ogni responsabilità agli esecutivi locali senza fornire loro i mezzi necessari per affrontare l’emergenza. In particolar modo in Calabria, a seguito dello sbarco dei 28 migranti risultati positivi al Coronavirus, le preoccupazioni sono diventate consistenti e tangibili. Ad Amantea, provincia di Cosenza, alcuni dimostranti hanno manifestato la propria contrarietà all’assegnazione di 13 posti per altrettanti migranti Covid-positivi presso i centri sanitari specializzati. Le proteste, fanno sapere i cittadini, non sono a sfondo razziale ma mirano a sottolineare la discutibilità del criterio di assegnazione. Amantea, infatti, rappresenta uno dei centri turistici di maggiore rilevanza per la regione Calabria
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Durante l’estate il centro urbano diventa una grande piazza affollatissima di persone e un importante snodo commerciale locale. Le preoccupazioni dei residenti nascono proprio da questa situazione: qualora l’epicentro di un potenziale ritorno del virus dovesse essere Amantea, le conseguenze sulla Calabria potrebbero diventare devastanti. Anche perché, come ormai tristemente assodato, le strutture di terapia intensiva hanno una ricettività molto ridotta rispetto a quelle delle Nord. Certamente sarebbe impensabile dirottare gli sbarchi nel Settentrione ma ricevere supporto da Roma dovrebbe essere quanto meno doveroso.
A tal proposito è intervenuta anche la governatrice Jole Santelli che senza mezzi termini, com’è nel suo costume, ha lanciato al Governo nazionale una sfida: se non verranno fornite le imbarcazioni attrezzate per la quarantena gli sbarchi verranno immediatamente bloccati. La fedelissima di Berlusconi ha sottolineato, in una missiva destinata al premier Conte, che in caso di necessità sarà pronta ad utilizzare ogni mezzo stabilito dai poteri del capo della Regione: “…Tra i miei poteri di ordinanza per emergenza sanitaria c’è anche quello di vietare gli sbarchi in Calabria…”.
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In realtà la Santelli non è nuova alle provocazioni, nonostante stavolta abbia ragione da vendere. Già durante le ultime fasi della contenzione aveva forzato i tempi permettendo l’apertura dei bar in netto anticipo rispetto alle altre parti d’Italia. Bisognerà capire se l’atteggiamento della Santelli sia testimonianza di reale preoccupazione o se, invece, sia una tattica per strumentalizzare la questione a proprio vantaggio consolidando poltrone e partiti in ambasce. Infatti, in maniera abbastanza puntuale, sul caso è arrivata la risposta dell’Azienda sanitaria provinciale che ha rassicurato sulla questione contagi “…I migranti sono stati trasportati, senza alcun contatto con la popolazione di Amantea, direttamente nella struttura e da lì non sono più usciti…”.
È stato poi assicurato che i Covid-positivi non usciranno per l’intera durata della quarantena e che saranno sottoposti a un controllo h24 delle forze dell’ordine e un monitoraggio costante dei medici. Anche il Pd, tramite la deputata calabrese Enza Bruno Bossio, è intervenuto sull’argomento. La Bossio, dopo aver definito la scelta di Amantea come luogo della degenza non propriamente logica, ha tranquillizzato la popolazione affermando che il prefetto di Cosenza ha garantito sulle corrette modalità con le quali è avvenuto il trasferimento:“…Il modello CAS – ha scritto la Bossio sui social – quello che c’è da anni ad Amantea, non è mai stato il modello corretto. Infatti per evitare il business sulla pelle dei migranti bisogna aprire gli SPRAR comunali…”.
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