Gli alberi della foresta pluviale sono zeppi di mercurio che viene assorbito dalla lavorazione dell’oro. Si tratta di una situazione allarmante a cui nessuno pensa ma il cosiddetto polmone verde del mondo, prima o poi cesserà di dare i suoi effetti benefici. L’oro distrugge l’uomo in tutti i sensi ma a che serve la ricchezza di fronte alla morte?
Roma _ L’inquinamento del Pianeta ha raggiunto un livello parossistico tale da portarci, per davvero, al limite dell’autodistruzione. Nemmeno la foresta pluviale è stata risparmiata! Si tratta di una foresta umida, dove piove spesso e con una vegetazione molto rigogliosa. E’ ricca di piante ed animali e la sua importanza è dovuta alla produzione di molto ossigeno, grazie alla fotosintesi delle piante.
A scuola si insegna che la fotosintesi clorofilliana è un processo biochimico attraverso il quale le piante sopravvivono. La luce solare, infatti, viene catturata con la clorofilla e trasformata in energia chimica, che serve a sintetizzare le molecole di glucosio e liberare ossigeno.
La foresta pluviale è, dunque, uno dei polmoni verdi della Terra e ricca di biodiversità. Ma è anche una delle zone del Pianeta con la più alta concentrazione di mercurio atmosferico, al punto di raggiungere livelli di avvelenamento così alti, mai segnalati prima. E’ il tragico risultato di una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Nature Communications.
Il mercurio è uno di quei metalli che ha un aspetto ambivalente, quasi come se fosse afflitto da disturbo bipolare. Tutti ne apprezziamo il valore per averci offerto strumenti fondamentali per la vita quotidiana, come il termometro e l’interruttore elettrico, però non possiamo che biasimarlo per essersi reso responsabile di un gravissimo inquinamento climatico.
Nella zona oggetto di studio sono presenti piccole miniere d’oro scavate illecitamente. La responsabilità è tutta dei minatori e del loro modo di rintracciare il prezioso metallo dal colore giallo intenso. Per separare le particelle auree dai sedimenti del fiume, viene utilizzato proprio il mercurio senza porsi nessuna preoccupazione dei danni che esso produce.
Per compiere le loro operazioni i minatori utilizzano forni appositamente costruiti: inserite le pepite d’oro, il calore brucia il mercurio servito per separare le particelle, che poi va a disperdersi nell’atmosfera con tutti i danni che sappiamo. Ma non è finita qui. La vegetazione assorbe il pericoloso metallo ormai allo stato gassoso per poi veicolarlo al suolo e nell’atmosfera diffondendo cosi anche il particolato, che rende la situazione ancora più grave.
Il particolato atmosferico è una complessa miscela di particelle solide e liquide di sostanze organiche ed inorganiche sospese in aria. I suoi componenti sono: solfati, nitrati, ione di ammonio, cloruro di sodio, particelle carboniose, polvere minerale ed acqua.
Ed è ovvio che le specie viventi presenti nella foresta non se la passano affatto bene. I primi a soffrirne sono stati i volatili, sulle cui piume è stato registrato mercurio come mai in precedenza. Inoltre sono state riscontrate evidenti differenze con altri uccelli che vivono lontano dalle miniere d’oro.
Ma oltre al danno, non poteva mancare anche la beffa: la foresta fluviale è costretta a svolgere un compito che non dovrebbe spettare ad essa. A questo riguardo, Emily Bernhardt, docente di biologia presso la Duke University, nella Carolina del Nord (USA), ha spiegato la situazione:
“…Il polmone verde di cui ci siamo occupati si è fatto carico di catturare e trattenere gran parte del mercurio mondiale – ha detto la studiosa – in questo modo viene evitato di raggiungere l’atmosfera terrestre che aggraverebbe la già critica situazione del pianeta…”.
Si comporta una po’ come la prima linea di un esercito, più resiste, più possibilità ci sono di sconfiggere il nemico. Ma non si può chiedere ancora per molto un sacrificio così grande, risultato di un’attività, per giunta, illegale!
Quando la smetterà l’essere umano di essere preda di facili bramosie come la ricerca dell’oro? Abbacinato dal suo luccichio compie azioni irresponsabili: che se ne fa del prezioso metallo se intorno a sé produce solo morte e distruzione?