Si scrive Musumeci ma si legge Miccichè

Sono anni che i soliti bene informati ritengono che la Sicilia sia governata solo formalmente da Musumeci ma che in effetti le sorti dell’Isola siano nelle mani di Miccichè. I risultati del voto sembrano confermare la vecchia ipotesi ballerina.

Roma – L’elezione del nuovo Capo dello Stato denuda molte Regioni ed evidenzia malumori e stati d’animo dei potenziali grandi elettori locali, che devono eleggere al proprio interno i deputati che dovranno votare per il futuro inquilino del Quirinale.

Nello Musumeci

In Sicilia l’occasione è ghiotta per impallinare il Presidente della Regione riservandogli un esiguo numero di consensi. Il governatore Nello Musumeci, infatti, incassa solo 29 preferenze nella votazione per la scelta dei grandi elettori che dovranno nominare il Capo dello Stato e si infuria definendo una “vigliaccata” l’episodio ordito nei suoi confronti, apostrofando i franchi tiratori come “disertori ricattatori che operano con la complicità del voto segreto”.

Il Presidente siciliano è un fiume in piena che non riesce a ingoiare il rospo, confezionato dai colleghi parlamentari, di maggioranza ed opposizione. Il risultato della votazione è implacabile, tant’è che risultano eletti: Gianfranco Micciché (FI) con 49 voti, Nuccio Di Paola (M5s) con 32 preferenze e Nello Musumeci (Db lista civica) con 29 voti.

Nuccio Di Paola, Gianfranco Micciché e Nello Musumeci

Il risultato lancia a Roma i tre deputati siciliani, ma l’esiguità delle preferenze per il governatore siculo viene vissuta come un oltraggio all’onore tant’è che il buon Nello ha minacciato di dimettersi e azzerare la Giunta, per poi lasciare le cose come stanno.

Una volta placati gli animi, la riflessione ha avuto il sopravvento. Insomma un’altalena di emozioni, delusioni e strategie si alternano nell’anima di Musumeci, mentre gli avversari gongolano per il segnale lanciato ed il piano di delegittimazione ben riuscito. Dicono loro.

Palermo – Palazzo d’Orléans, sede della presidenza della Regione Sicilia

In ogni caso i “tiratori scelti” in azione hanno suonato il campanello dall’allarme ed inviato un preavviso di sfratto per l’inquilino di Palazzo D’Orléans. I sospettati della “congiura” sono tanti, così tra mandanti e peones si è consumata la vendetta.

Il governatore, dopo il primo comprensibile sconforto, è tornato in sé con la verve di sempre: “…Ci vogliono ben altri ostacoli per me – ha detto Musumeci – per quello che ho vissuto e superato. Non saranno atti di viltà politica a condizionare le mie scelte, ho un impegno e andrò avanti fino all’ultimo…”. Queste parole assai significative, dopo le “intimidazioni”, come lo stesso Musumeci ha definito il colpo di coda di certi parlamentari, danno la misura della cocente sconfitta che certamente il presidente siciliano non si aspettava.

Il messaggio è certamente chiaro quello che è stato inviato dall’assemblea siciliana da parte dei franchi tiratori della maggioranza. Il clima è rovente e si preannuncia difficile per l’eventuale bis, come candidato alla Presidenza della Regione. Insomma, il sostegno dell’attuale maggioranza non è garantito ed in atto già vi sono grandi manovre per individuare altri candidati più gettonati.

Ma Musumeci vuole raddoppiare, d’altronde è proprio la voglia di essere ancora il “governatore siciliano” il tallone d’Achille di Nello Musumeci, il quale in tutta la precedente campagna elettorale ed anche appena eletto dichiarò di non volersi più candidare, per non essere in tal modo condizionato nel suo mandato. Ma, come si sa, le cose evolvono e le idee cambiano.

Nello Musumeci

Comunque, la passione ed a volte le chiavi di lettura di certe scelte, soprattutto quando hanno il profumo della rivincita non sempre coincidono con la volontà popolare, che ha bisogno di risvegliare il proprio entusiasmo per non disertare le urne elettorali.

Tante le narrazioni politiche che si susseguono, in ordine all’accaduto, ma la sensazione è che siano il frutto interessato ed a volte avvelenato dei vari partiti. L’occasione è ghiotta per l’opposizione, che non perde l’opportunità di delegittimare l’operato del governatore siciliano e dichiarare l’inconsistenza della maggioranza, mentre quest’ultima ne approfitta per crocifiggersi ed aprire una faida interna dai risvolti gattopardeschi.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa