PALERMO – LA SICILIA TRADITA DA ROMA E BRUXELLES. MUSUMECI FA DA SOLO

La situazione è gravissima. Il Governo e l'Europa sono latitanti mentre Libia e Tunisia, ricatti a parte, continuano a riversare sulle coste siciliane poveri disgraziati e criminali. Aumenta il pericolo contagi.

Palermo – Lo sgombero dell’hotspot di Lampedusa promesso dal Premier Giuseppe Conte è stata una mera illusione. Il centro ospita oltre 1200 persone, quando ne potrebbe contenere poco meno di 200. Ad essere stracolme sono anche le navi-quarantena dislocate a largo delle coste sicule e tutti i centri di prima accoglienza straripano di migranti.

Hotspot scoppia di migranti

Per non parlare delle ispezioni effettuate da una apposita Commissione inviata da Nello Musumeci per valutare l’idoneità sanitaria negli hotspot e che hanno portato alla redazione di report che sottolineano l’inadeguatezza delle strutture. Le relazioni inviate alla Prefettura, però, ad oggi sono rimaste carta straccia. È per questo motivo che il presidente della Regione Musumeci manifesta il suo vivo disappunto contro il Governo e l’Europa:

“…Lo Stato – afferma il governatore siciliano – ha rivendicato in ogni sede la sua competenza, ma continua a non esercitarla fino in fondo. Segnalo che non mi risulta che nessuno degli interventi segnalati dalla taskforce regionale sia stato eseguito per adeguare la struttura alla fase di emergenza sanitaria in corso. E anche l’iniziativa diplomatica, di cui ci ha parlato a Roma il ministro Lamorgese, non ha prodotto alcun effetto. Il fenomeno degli sbarchi in Sicilia è affidato al clima, non alla politica. Se c’è brutto tempo si rallenta, con il bel tempo si arriva al flusso continuo. Se non bastassero i barchini, le navi quarantena sono piene di persone trasferite dalle Ong. Anche in questo il governo non ha voluto raccogliere la nostra proposta

Nello Musumeci

…Avevamo detto una cosa di buon senso: se la Sicilia deve gestire gli sbarchi autonomi, non può sopportare anche quelli programmati dalle Ong, che andrebbero quindi destinati in altri porti europei. Risultato: navi piene e hotspot stracolmi. Con rischio di contagio per chi arriva, per gli operatori e per la collettività. Sono trascorsi molti giorni dalla mia ordinanza ed oggi posso serenamente affermare che alle parole non sono seguiti i fatti e che l’Europa non guarda alla Sicilia e al Mediterraneo. Il governo nazionale preferisce polemizzare con il presidente eletto dai siciliani, piuttosto che avere l’umiltà di riconoscere ritardi e omissioni. Una cosa è certa: ho il dovere di intervenire. E niente e nessuno potrà intimidirmi o farmi desistere dal dovere di tutelare la salute di tutti…”. 

Sono oltre 23mila i migranti sbarcati nelle coste italiane dal 1° gennaio 2020 ad oggi. Circa 12mila in più rispetto a tutto il 2019 quando, secondo i dati forniti dal ministero dell’Interno, nelle nostre coste sono approdati 11.471 extracomunitari. E ancora, per chiudere con i numeri, il dato del 2020 è destinato a superare anche quello del 2018 quando l’Italia, dal 1° gennaio al 31 dicembre, accolse 23.370 persone.

Lamorgese a Lampedusa, nulla di fatto.

Questi sono i numeri ufficiali ma è chiaro che poi occorre fare i conti con il sottobosco fatto di “sbarchi fantasma” e di ingressi clandestini. Ma questi sono i numeri, incontrovertibili, al di là delle singole posizioni e dalle diversità di vedute. La chiusura dei porti e i decreti sicurezza targati Salvini hanno portato ad una drastica flessione degli sbarchi che, ai tempi del governo giallo-verde, avevano subito una notevolissima riduzione.

Nel 2019 si è toccato il punto più basso di migrazioni dopo la sigla del Memorandum Italia-Libia, voluto e firmato dall’allora capo del Viminale Marco Minniti per cercare di dare una risposta ad una situazione ormai fuori controllo con l’arrivo nelle coste italiane, tra il 2015 e il 2016, di oltre 200mila migranti.

Marco Minniti

Non è mai stato chiarito del tutto quanto costi esattamente all’Italia il Memorandum – tra l’altro prorogato fino al 2023 – che ha sì ridotto notevolmente gli sbarchi rispetto al passato, alimentando però la nascita dei lager libici creati proprio per impedire le partenze dei barconi. In quei lager si consumano violenze di ogni genere, sfruttamenti, stupri e omicidi ed è per questo che le organizzazioni umanitarie e le agenzie per i diritti umani hanno fortemente condannato il patto Italia-Libia.

Lager libici

Solo due mesi fa il ministro dell’Interno Lamorgese si era recata dal primo ministro Fayez Serraj portando in dono 30 automezzi destinati al controllo delle frontiere terrestri, chiedendo in cambio l’evacuazione dei lager e un più efficiente controllo dei confini. Nulla di tutto ciò è stato fatto, anzi. Dei buoni rapporti con l’Italia la Libia se n’è infischiata proprio e lo ha dimostrato di recente con il sequestro dei pescherecci siciliani.

In tutto questo poi c’è l’Europa che continua ad essere spettatrice passiva di un’emergenza, quella dei migranti, per la quale si è sempre impegnata per trovare una soluzione condivisa, ma solo a parole. E mentre Luciana Lamorgese attende da Bruxelles risposte che non arrivano, la situazione legata al problema sbarchi e al rischio contagi rimane insoluta. Anzi peggio di prima.

 

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