Ultima puntata della rubrica tenuta dal professore Paolo B. Pascolo che ringraziamo anche da parte dei lettori. Stavolta ad avere la peggio sono state le api uccise da alcuni particolari veleni utilizzati in agricoltura. Torniamo all’effetto platea di cui c’eravamo occupati nella prima puntata. Quando si dice che certi argomenti ritornano.
A proposito di misure, c’è un altro caso, sempre trattato dal Il fatto quotidiano, apparso il 6 marzo 2019, che ha sicuramente generato “ansietà” nella popolazione a partire dal titolo “api sterminate…”
Abbiate cura di leggerlo con attenzione, poi chiedetevi: quanto methiocarb (pesticida) hanno trovato sulle api morte? La domanda è lecita perché la vita media di un’ape non è 80 anni ma di un mese e mezzo circa e un alveare (la regina) ne sforna decine e decine di migliaia. Indicativamente muoiono 1000 api al giorno, ovviamente, di vecchiaia o di consunzione. Quindi la moria delle api va studiata attentamente.
Adesso vi dico il valore strumentale (Istituto zooprofilattico) dell’ape “sterminata”: era di 5 nanogrammi, cioè 5 miliardesimi di grammo. E’ una dose NOAEL bassissima dagli effetti nocivi non osservabili. Grosso modo un’ape ha probabilità del 50% di morire solo se ingerisce direttamente 80 nanogrammi o è irrorata superficialmente da una quantità non inferiore a 230 nanogrammi.
(V. http://sitem.herts.ac.uk/aeru/ppdb/en/Reports/457.htm).
Nell’articolo si è parlato in modo approfondito di nocività di un fitofarmaco e non del suo uso e delle eventuali api morte avvelenate, cioè nessuna, valendo solamente il banale e sbagliato schema: pesticida=api morte!
Così scrivendo siamo ritornati al punto di partenza, ossia al mio primo articolo ove ho parlato di “effetto platea”, di ipotetiche indagini dove le suggestioni portano a cercare indizi in un’unica direzione e dunque a costruire processi squisitamente indiziari o per meglio dire dal carattere meramente suggestivo.
Abbiamo poi visto a grandi linee come si dovrebbe organizzare la raccolta di dati sulla scena di un crimine.
Abbiamo cercato di mostrare come la chiave di lettura di ogni singolo elemento raccolto dai nuclei investigativi e dalla scientifica possa avere diverse chiavi di lettura, mentre invece prevale, per fortuna non sempre, l’abitudine di proiettare il proprio sé nell’acquisizione degli elementi di prova.
Abbiamo visto che le procedure di falsificazione sono troppo spesso disattese. Abbiamo discusso di scenari ove un non adeguato studio delle tempistiche può restituire eventi tra loro in contrasto. E infine siamo giunti alle linee guida per l’esame autoptico.
Ora un breve indice del sito e la successione dei contributi:
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– Fine –