Proposte senza senso e parziali riorganizzazioni di un sistema, quello fiscale, che ormai fa acqua da tutte le parti e che mira solo al portafoglio degli italiani. Di riforme vere nemmeno a parlarne. A molti le cose stanno bene cosi ma i contribuenti non ci stanno. Da Matteo Salvini solo qualche timida promessa. Che tale rimane.
Roma – Ci vorrebbe un fisco a misura d’uomo e per tutte le tasche, ma non è mai stato cosi. Dunque è ormai indifferibile e necessario riavviare un nuovo rapporto con l’Agenzia delle Entrate, a partire dalla sua stessa denominazione a cui non sembra stia a cuore il rapporto con il contribuente, ma solo con il suo portafogli.
In questo argomento estremamente importante la politica è spaccata. Il centrodestra è proteso verso un fisco più equo e con poche aliquote fisse, mentre il centrosinistra è più concentrato nell’attuale sistema basato sulla proporzionalità del reddito. Tutti contro tutti ma è solo spettacolo filo-drammatico, perché ogni parlamentare parla al proprio elettorato di riferimento con un linguaggio diverso. Ovviamente senza proporre alternative.
Nulla è lasciato al caso. Eccone un esempio”…Siamo entrati nel Governo Draghi per essere garanti del taglio delle tasse… – ha affermato Salvini che poi dribbla come un marcatore consumato – la Lega come Donnarumma, Bonucci e Chiellini che respingono le tasse e il rigore degli spagnoli e del Pd. E poi si vede chi vince…”. Come dire assolutamente nulla. Ma c’è di più:
“…Rinviare e rateizzare milioni e milioni di cartelle esattoriali è, comunque, un segnale di civiltà – ha aggiunto il capo del Carroccio – stiamo parlando di 163 milioni di cartelle esattoriali arretrate. La proposta rimane sempre la stessa, rottamazione, saldo e stralci…La Lega è entrata nel Governo per fare le riforme, in primis quelle della giustizia e del fisco...Certamente con il Pd ed il M5S al Governo sembra impossibile. Però far finta che il problema non esista sarebbe come nascondersi dietro un dito. In ogni caso liberare il magazzino della riscossione da tanti insoluti, che non possono riscuotersi, continuiamo a ripetere, è la prima cosa logica, se non l’unica, che il governo dovrebbe fare...”.
Si ipotizza dunque un nuovo calendario per rottamazione, saldo e stralcio delle cartelle. Secondo alcuni emendamenti al decreto Sostegni bis, depositati alla Commissione Bilancio della Camera, le nuove scadenze potrebbero arrivare al 31 ottobre 2021. Si tratta delle rate scadute nel corso del 2020 e congelate alla luce dell’emergenza pandemica.
Resterebbe confermato, invece, il termine del 30 novembre per le rate in scadenza nel 2021. Non sarebbe una brutta cosa se si cogliesse l’occasione pandemica per rifondare il fisco, in modo semplice e chiaro, liberando il cittadino dalle tante leggi e leggine della galassia fiscale. Lo spirito, cioè, che anima il legislatore dovrebbe essere quello di semplificare. La sensazione è l’esatto opposto, con gli uffici territoriali sempre pronti a fare cassa. Altro che “vicinanza al contribuente“.
Oggi con circa 800 leggi fiscali sembra impossibile percorrere una via diretta senza perdersi. Ci sono molte tasse che non servono a nulla, molti adempimenti che potrebbero essere semplificati. In sostanza è tutto il sistema che è necessario rivedere e correggere. Da subito.
La fiscalità è una faccenda complicata. Ma esistono strade lineari per misurare l’entità dei problemi. Che sono enormi. Anche per Mario Draghi, che vuole mettere il fisco fra le priorità del programma del suo Governo, l’impresa è “titanica” ma bisogna tentare di fare il tutto per tutto per rivoluzionare un sistema vecchio di decenni ormai pesantissimo per cittadini e imprese.
Il sistema tributario funziona su meccanismi complicati che bisogna cercare di modificare per renderli più facili e comprensibili. Proprio per questo bisogna essere cauti ma non immobili. Il fisco è, agli occhi della maggioranza degli italiani, una macchina perversa, uno strumento infernale inutilmente complicato ed inefficiente.
Ripartire da qui non sarebbe male. Anzi l’iniziativa diventerebbe ben presto un grande salto di qualità che potrebbe restituire fiducia ai contribuenti. Invece tutti gli schieramenti politici, proponendo la propria ricetta come unica panacea per tutti i mali, non arriveranno mai ad una riforma di qualità condivisa. Dunque realisticamente realizzabile.
Nei palazzi della politica, invece, si parla in termini di parziale riorganizzazione del fisco, non di una vera riforma nel senso più ampio del termine. Cosi non si va da nessuna parte.