Quando arriva il momento o quando le cose che abbiamo fatto sono state foriere di battaglie perdute bisogna avere il coraggio, e la dignità, di fare un passo indietro. Il nuovo Movimento non decolla perché il suo fondatore non intende mollare le redini. Come farà Conte a varare il nuovo partito con la presenza sempre più ingombrante di Grillo?
Roma – Non riesce a salpare la nave del nuovo M5s, arenatasi sulle sabbie mobili delle incomprensioni e dei sospetti. I pentastellati, freschi di accordi stragiudiziali con Casaleggio, non fanno decollare il partito, europeista ed ecologista, su cui Giuseppe Conte ha iniziato a lavorare dal febbraio scorso, una volta lasciatosi alle spalle Palazzo Chigi per la crisi della maggioranza giallorossa.
Quattro mesi trascorsi nel tentare di risolvere il dissidio con il figlio del fondatore di Rousseau, discordia poi finita in divorzio burrascoso. Adesso il nuovo stop. Infatti l’evento pubblico di ieri, che avrebbe dovuto vedere la presentazione del nuovo statuto e del codice dei valori per poi procedere all’incoronazione di Conte come leader sulla piattaforma alternativa a quella Rousseau, è saltato per l‘opposizione di Beppe Grillo.
Il fondatore, che è anche proprietario del simbolo depositato al Mise nel 2012, non ha gradito il ridimensionamento del suo ruolo così come emerge dal documento sulle nuove regole vergato da Conte senza peraltro averne condiviso la gestazione con il comico genovese né con gli stati generali grillini.
Nello schema di Conte il buon Grillo resta Garante ma non avrà più la possibilità di incidere sulla linea politica, la cui responsabilità è tutta in capo al presidente e alla sua squadra. Una sorta di “segreteria” mista, composta cioè da fedelissimi di Conte e da alcuni dirigenti storici.
Non è un cambiamento di poco conto, se si pensa che Grillo è stato determinate per spingere il M5s, anche contro la volontà di Casaleggio, prima verso il Conte 2 con il Pd e poi con l’appoggio al governo Draghi. La sensazione è che “l’Elevato” sia stato messo ai margini del nuovo movimento, senza che possa più determinare o condizionare le scelte politiche future. E francamente riteniamo sia giusto e sacrosanto.
Una rivoluzione metodologica e strategica che l’ex artista della Rai non vuole accettare, anche se i pontieri sono già scesi in campo per cercare una mediazione. Conte e Grillo sarebbero dunque a un passo dalla rottura. Ormai l’ipotesi di un partito del tutto nuovo diretto dall’ex premier a questo punto potrebbe prendere forma anche per fare uscire Grillo allo scoperto.
Lo stesso “avvocato del popolo” ha detto che senza l’ok di Grillo al nuovo progetto non si può andare avanti. Parole che sono di fatto un aut aut, perché dal punto di vista dell’ex presidente del Consiglio margini per cambiamenti sostanziali allo statuto non ce ne sono. D’altronde non si comprende il motivo per cui una persona dovrebbe guidare un partito senza avere, in sostanza, la possibilità di assumersi la responsabilità della rotta politica. Con tutte le sue conseguenze.
Sullo sfondo rimane il rischio concreto che la vicenda del divorzio con Casaleggio si trascini ancora a lungo nelle aule dei tribunali, poiché ci sono alcuni iscritti pentastellati, delusi dal divorzio con il figlio del co-fondatore, che sarebbero pronti ad eccepire nelle aule di giustizia che la votazione sul nuovo statuto del M5s si svolga sulla piattaforma Rousseau, come prevede il vecchio statuto tuttora in vigore.
Intanto con un post su Fb Conte, in relazione al via libera della Ue al Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, espone il suo pensiero sul piano economico: “…Questo non è il Piano del governo di turno – dice l’avvocato – non era allora il Piano del governo Conte, non lo è oggi del governo Draghi. E’ il piano di tutti gli italiani, cioè di quelli che hanno rispettato le regole. Questo è un successo di tutti noi, nessuno escluso…”.
Tradotto in parole povere significa tenersi le mani libere senza dovere difendere alcuna forza politica, neanche i 5s. E la commedia continua.