Ciascuna Camera può disporre inchieste su materie di pubblico interesse, dice la Costituzione, dunque occorre sradicare subito i mali della giustizia rivelati da Luca Palamara.
Roma – La proposta, arrivata tenendo inevitabilmente conto delle clamorose rivelazioni di Luca Palamara, spacca magistrati e parlamentari ma ormai il caso è esploso. È sempre più evidente come, negli ultimi 20 anni, un certo sistema ben rodato abbia influenzato la politica del nostro Paese.
L’Anm parla di semplice strumentalizzazione che mira ad insidiare “l’autonomia e l’indipendenza” delle toghe, spalleggiati da Pd e M5S.
Il centrodestra e Italia Viva invece concordano sul fatto che occorra fare chiarezza sul legame tra politica e magistratura che è emerso dalle dichiarazioni di Palamara.
“…I lavori delle commissioni riunite sul testo di legge inizieranno la prima settimana di maggio…”, dichiara la deputata di Forza Italia Giusi Bartolozzi, magistrato e segretario della commissione di Giustizia alla Camera.
Bartolozzi afferma che già lo scorso luglio Forza Italia aveva depositato una proposta di legge, sottoscritta dai capigruppo di Lega, FI, Fratelli d’Italia e Italia Viva, che tuttavia non è stata mai calendarizzata dalla precedente maggioranza. Oggi le cose sono cambiate, almeno si spera.
Oltre all’opposizione di Pd e 5 Stelle, anche l’Anm si è detta contraria all’istituzione di questa commissione, parlando di conflitto tra i poteri dello Stato.
A questo proposito la stessa Bartolozzi cita l’articolo 82 della Costituzione e chiarisce: “…Ciascuna Camera può disporre inchieste su materie di pubblico interesse e non vi può essere dubbio che quella dei rapporti tra politica e giustizia sia tale...”.
L’Associazione nazionale Magistrati è oggi assai lontana dalla magistratura, secondo la deputata forzista, e suggerisce al presidente del sodalizio delle toghe, Giuseppe Santalucia, di leggere la nota del 19 febbraio 2021, inoltrata da un folto gruppo di magistrati indipendenti di tutta Italia al presidente Sergio Mattarella, in cui si chiede proprio l’istituzione della richiamata Commissione parlamentare di inchiesta.
Le rivelazioni di Palamara hanno gettato un’ombra sulla presunta indipendenza della magistratura, che in più di un caso pare proprio muoversi a comando di una determinata corrente politica. E non solo. E la Bartolozzi su Palamara non sembra avere dubbi: “…Dice il vero e siamo solo agli inizi. Sia la magistratura che la politica debbono aprire uno spazio di dibattito e riflessione per creare un nuovo sistema atto a garantire l’indipendenza vera dei magistrati...”.
La Bartolozzi ha le idee chiare e va oltre con le proposte: “…Occorre ripensare al sistema elettorale per la designazione dei consiglieri togati del Csm – continua la parlamentare di FI – come esempio di maggiore democrazia unita a modifiche statutarie che introducano forme di incompatibilità tra incarichi associativi e istituzionali e del testo unico della dirigenza in modo da privilegiare l’esperienza giudiziaria maturata positivamente rispetto ai parametri e tanto altro...”.
Riguardo alla famosa chat in cui Palamara parla di clima ostile nei confronti dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, Bartolozzi si dice certa che il leader della Lega sia vittima di un processo politico.
Inoltre la deputata ricorda che lo stesso Giovanni Falcone, in un’intervista del 1990, disse che il Csm era diventato, anziché organo di autogoverno e garante dell’autonomia della magistratura, una struttura da cui il magistrato si deve guardare con le correnti trasformate in cinghia di trasmissione della lotta politica.
A giudicare dal clima, il quadro è attualissimo.