Sembra che si vada incontro ad una maggioranza compatta e in grado di assicurare un governo di "salvezza nazionale" che metta mano subito sulle riforme iniziando dal fisco per proseguire con giustizia e pubblica amministrazione.
Roma – Il valore del dialogo e del confronto è importante ma il consenso per Draghi da parte di tutti gli esponenti politici colpisce favorevolmente l’opinione pubblica. Applausi a scena aperta e “chapeau” anche per Matteo Renzi che fa la parte di colui il quale avrebbe orientato i leader dei partiti sulla retta via.
La politica cambia forma, tanto alla sostanza ci penserà il futuro Presidente del Consiglio. Così al secondo giro di consultazioni Mario Draghi non accenna minimamente alla riforma elettorale ma delinea il profilo della riforma fiscale all’insegna della “progressività”.
Questa però non è farina del suo sacco ma quanto riportato dall’art. 53 della Costituzione che recita testualmente: “L’imposta che i cittadini, anche apolidi e stranieri, sono tenuti a versare è proporzionale all’aumentare della loro possibilità economica”.
In altre parole l’imposta cresce con l’aumentare del reddito. Comunque stiano le cose è già un passo avanti. Un’impostazione agli antipodi rispetto alla “Flat tax”, tanto decantata da Matteo Salvini che conferma mielosamente tutto il suo appoggio all’economista romano:
“…L’unica cosa che non voglio è l’aumento delle tasse – aggiunge il capo del Carroccio – così purché diminuisca il carico fiscale per me può chiamarla flat tax o anche Filippo, a me basta che ci sia...”.
In ogni caso Draghi ha chiarito che la riforma fiscale dovrà prevedere una rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni anche questi regolati dalla progressività dell’imposizione. Comunque non saranno previsti nuovi balzelli o imposte e la nuova riforma dovrà riuscire ad aggredire il male endemico dell’evasione fiscale.
Magari, non ci vorrebbe altro per risalire la china. Anche Silvio Berlusconi, tornato a Roma, ha assicurato il sostegno di Forza Italia (che era scontato) al presidente incaricato e lo invita a decidere in piena autonomia. Nessuna reazione invece dagli altri partiti, compreso Fratelli d’Italia che però si impegna a votare ogni provvedimento rimanendo sul fronte del no per la fiducia.
Un modo come un altro per avere le mani libere mantenendo l’autonomia che servirà alla Meloni per contestare ciò che agli altri verrà impedito poiché “incastrati“ nel recinto della nuova maggioranza. Dunque mera strategia politica altro che battaglie nell’interesse degli italiani.
Dopo l’incontro dello scorso 9 febbraio con le delegazioni di Pd, Iv, Leu, Fdi, Fi, Lega e M5s, ieri è stata la volta delle parti sociali. Presumibilmente dopo aver atteso l’esito del voto degli iscritti M5S, Draghi salirà al Colle per sciogliere la riserva.
L’ex manager di Bce si concentrerà sulle priorità programmatiche da presentare al Parlamento, con la lista dei ministri in mano. C’è chi scommette sul giuramento del nuovo premier già per venerdì prossimo e sulla fiducia delle due Camere nei primi giorni della settimana ventura.
Nessun intoppo ma solo granitica fiducia e speranza. Tanta speranza. Forse troppa e speriamo ben riposta. Se continua cosi sarà una luna di miele e nulla potrà interromperla prima di un anno. Poi si vedrà anche per l’elezione del Presidente della Repubblica che si voterà nel febbraio del 2021.
Al momento Draghi è in “pole position” per il Quirinale ma solo se farà seguire i fatti alle parole. Per quanto attiene la campagna vaccinale Mario Draghi ha deciso per una netta accelerazione, consapevole che solo cosi facendo il Bel Paese potrà ripartire e lasciarsi alle spalle morti e restrizioni.
Una corsa all’ultima dose che il presidente incaricato intende vincere predisponendo più personale per le inoculazioni, una logistica più adeguata in tutto il Paese per una somministrazione più rapida con priorità a insegnanti, personale scolastico, anziani e per coloro i quali sono a più stretto contatto con il pubblico.
Poi bisognerà migliorare la piattaforma digitale ed i call center per le prenotazioni e per fornire i dati vaccinali in tempo reale. Per questi motivi e proprio per scongiurare un innalzamento della curva epidemiologica, si attendono risposte dall’Unione Europea sui contratti con le case farmaceutiche.
Infatti Bruxelles sta trattando per avere più dosi e quando ci saranno, speriamo subito, bisognerà farsi trovare pronti. Intanto nel Movimento 5 Stelle la tensione è alta in vista del voto di mercoledì e giovedì tra gli iscritti sulla “piattaforma Rousseau”, che dovrà decidere sull’appoggio o meno al governo Draghi.
Scontato l’esito positivo, salvo sorprese dell’ultim’ora. In un video Beppe Grillo prova a orientare gli scettici: “…Draghi mi ha dato ragione su tutto – ha detto il comico genovese – ma bisogna aspettare, prima di votare, per conoscere cosa vuol fare…”.
In Europa è stato raggiunto un obiettivo importante: il regolamento sul dispositivo inerente la ripresa e la resilienza, ossia lo strumento del piano Next Generation EU che assegna agli Stati membri sussidi e prestiti, è stato approvato dal Parlamento europeo.
Lo ha annunciato il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, in apertura della seduta plenaria. Anche Ursula von Der Leyen, Presidente della Commissione europea, in un tweet, dice la sua sull’attuale situazione: “…Mentre i vaccini ci aiutano a uscire dalla crisi sanitaria – continua la presidente von Der Leyen – lo strumento di ripresa e resilienza ci porterà 672,5 miliardi di euro per sostenere cittadini, imprese e comunità per uscire dalla crisi economica...”.
La presidente ha anche evidenziato la complessità nel reperire le materie prime per il vaccino e sulla necessità di aumentare la produzione: “…Con soli 250 grammi di molecole sintetiche in si possono produrre sino ad un milione di dosi extra del vaccino antiCovid…”. Le multinazionali del farmaco giocano sporco e lo sanno benissimo.
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