MESSINA – LA SETE DELL’ISOLA? COLPA DELLA POLITICA DA SECOLI. RETE COLABRODO.

Il problema ha radici antiche e nonostante la presenza di sorgenti ricche del prezioso liquido l'Isola muore di sete ad ogni estate. In alcuni paesi il prezioso liquido viene ancora acquistato a peso d'oro e chi la vende spesso è contiguo alle famiglie mafiose. Fate vobis…

Messina – Cinque anni fa Fiorello lanciava tramite Twitter un grido d’allarme per Messina con l’hashtag “#Messinasenzaacqua, intervenga subito il Governo”. Dai rubinetti della città non usciva neppure una goccia da 5 giorni, a causa di una frana. Ne trascorsero altri 9 nella totale indifferenza del Governo nazionale, presieduto dall’allora premier Matteo Renzi più interessato a twittare sulla Colombia che non alla città, provincia di una terra già così tanto martoriata.

Il twitt di Fiorello sull’atavica sede di Messina. 

Messina non aveva mai vissuto un’emergenza idrica di tale portata (dopo quelle degli anni ’60 quando l’acqua arrivava per qualche ora all’alba) ma la mancanza di acqua in Sicilia è un annoso problema, che si acuisce puntualmente ogni estate e che non risparmia nessuna provincia. Pur essendo un diritto l’accesso all’acqua è sempre stato un’incognita per i siciliani che non solo non hanno mai usufruito di una regolare erogazione h24 ma che pagano l’acqua a tariffe ben più elevate rispetto alla media nazionale.

Matteo Renzi, il futuro del passato…

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Il caldo anomalo e la scarsità di piogge dell’’inverno scorso ha fatto sentire gli effetti e la già irregolare erogazione del servizio idrico ha subito ulteriori razionamenti. In molte parti dell’isola, soprattutto nel Ragusano e nell’Agrigentino, oltre a combattere contro la pandemia, le famiglie si sono viste costrette a fare i conti con le sempre più ridotte riserve idriche negli invasi e il conseguente gocciolamento dei rubinetti. A Sciacca il caso più eclatante: a fine maggio l’assessore Michele Bacchi ha inviato diffida alla società Girgenti Acque affinché venisse ripristinato il servizio di fornitura del prezioso liquido.

Le sorgenti non mancano ma la mancata mappatura del sottosuolo e le tubazioni groviera aggravano il problema. 

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La siccità però non è la vera causa della sete dell’isola. La questione è principalmente politica e scaturisce dalla pessima gestione delle risorse. Se è pur vero che piove poco, sempre meno, di acqua se ne raccoglie in misura ancor minore e oltre la metà di quella immessa nella rete viene sprecata a causa del pessimo stato delle tubazioni. La problematica ha radici in un passato lontano, a causa delle scelte scellerate della politica, dei mancati investimenti, delle speculazioni e del malaffare che hanno obbligato i cittadini nel tempo a ricorrere a bidoni, taniche, cisterne, autobotti e serbatoi. Tutto a caro prezzo e qualche volta sotto il controllo della mafia sin dai tempi del Prefetto Cesare Mori. 

Scene di ordinaria amministrazione in Sicilia.

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Eppure nell’isola non mancano fiumi, torrenti, laghi e sorgenti ma con gli invasi tenuti al di sotto del loro potenziale per ragioni di sicurezza, a causa all’assenza di manutenzione e la mancata effettuazione dei necessari lavori di drenaggio; le dighe abbandonate; i dissalatori guasti; gestori privati che fanno pagare bollette salate ma non tirano fuori un euro per riparare e ottimizzare le reti idriche.

Il dissalatore che non dissala e che costa un  patrimonio mentre le industrie utilizzano l’acqua potabile.

Ai residenti non rimane che arrangiarsi, arte in cui i meridionali sono particolarmente abili da sempre. Una per tutte: mentre la raffineria di Gela utilizza l’acqua potabile, i cittadini bevono quella del dissalatore. Davvero o è uno scherzo?

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