A parte i milioni di cartelle esattoriali, pazze o meno, che stanno arrivando nelle case degli italiani fine anno è sempre un periodo critico per il Governo. E quello diretto da Giorgia Meloni non si sottrae a questa antipatica consuetudine. Si parla di pensioni e di evitare l’esercizio provvisorio, di legge di Bilancio e non solo. Per Natale si può fare di più…
Roma – La politica sta vivendo un particolare momento di turbolenza per le molteplici scadenze di
fine anno. Tra le abitudini della politica italiana c’è quella di arrivare al termine di ogni anno senza intervenire strutturalmente su comparti essenziali per la vita dei cittadini. Quello delle pensioni è certamente uno di questi e puntualmente in questo periodo gli argomenti in discussione sono tanti.
È tutto un affannarsi di calcoli e conteggi dei pensionandi per capire se il loro termine per andare in quiescenza si avvicina o si allontana. Manca sempre e comunque certezza del proprio futuro. Sono cioè sempre tanti, forse troppi, coloro che con l’arrivo del Natale avvertono fremiti e pruriti dalla politica per il cambio delle regole in corsa. Ma così non va bene, perché talvolta si gioca con la vita delle persone che si sono viste chiudere “finestre” in faccia, insomma possibilità, a causa delle modifiche intervenute durante il rush finale per esigenze di bilancio. In sostanza la Ragioneria dello Stato interviene sulle norme e, in barba a qualsiasi logica giuridica, taglia diritti come se fosse un video giochi.
L’ultima in ordine di tempo è l’operazione di restyling di Opzione Donna, uscita dal ministero del Lavoro con l’imprinting dei tecnici e delle parti sociali ma egualmente modificato a via XX Settembre. Non sono mancati i dolori di pancia per questa inaspettata intrusione, che peraltro ha sollevato un vespaio di polemiche, al punto che già si parla di rettifiche al testo appena approvato. D’altronde, nei partiti di maggioranza è stato quasi unanime il coro di sdegno e quindi si aspettano novità durante il percorso parlamentare. In effetti, al di là delle criticità contingenti e della necessità di modificarne i contenuti, il vero problema è dato da questi interventi di fine anno che puntualmente devono essere adottati per tamponare i “buchi” che si aprono a causa della scadenza dei provvedimenti (anch’essi tampone) adottati un anno prima.
E così si va avanti di proroga in proroga, di finestra in finestra. È dunque indispensabile una riforma strutturale del sistema previdenziale italiano, che non avvenga con la Legge di Bilancio, ma in altro periodo dell’anno. Una riforma che razionalizzi tutti gli strumenti pensionistici esistenti e modernizzi l’impianto della previdenza italiana. Insomma ci vuole un intervento mirato ad uscire dalla continua emergenza previdenziale per entrare in una logica di sistema. E a quanto risulta il Ministero del Lavoro è orientato proprio verso questa direzione.
Dal prossimo anno vi potrà essere una migliore programmazione, ma intanto i danni almeno per alcune categorie di lavoratori potrebbero essere dirompenti. La speranza che si possa avere una visione della società aderente alla realtà forse è un sogno, ma è l’unico appiglio che è rimasto per non andare in depressione e perdere l’orgoglio di essere italiano. Le emergenze ci saranno sempre, però se non si cominciano a pianificare gli eventi ordinari ci sarà sempre qualche fatto nuovo che potrebbe far saltare il banco ed i sogni di pensione. Intanto una fotografia impietosa è quella che emerge dall’ultimo Censimento dell’Istat, un’Italia sempre più vecchia e più spopolata a testimonianza di una crisi ormai latente nel nostro Paese.