Le imprese necessitano di agilità e respiro fiscale per sopravvivere. Considerati gli enormi danni provocati dalle crisi devastanti che continuano a susseguirsi. Gli studi in materia si sprecano. Quello che servirebbe davvero è un pizzico di concretezza senza chiudere gli occhi come sempre.
Milano – Sulla necessità di flessibilità per le aziende ha fatto chiarezza il libro bianco di Cefriel, il Centro di innovazione digitale del Politecnico di Milano. Il titolo dello studio è un eloquente, anche se un po’ sciapo: “L’impresa agile”. Ebbene la panoramica internazionale sull’applicazione del modello agile suggerisce che sono tre i motivi per adottare tale approccio. Nella fattispecie si parla di miglioramento della capacità di gestire le priorità aziendali in continuo divenire, l’accelerazione delle consegne e aumento della produttività del team.
Le imprese nascono in un mondo complesso in cui regnano incertezza, volatilità e ambiguità. L’idea di fondo è che un’impresa agile sia per sua natura in grado di migliorarsi costantemente per fornire servizi e prodotti sempre adeguati. Un’azienda capace di seguire i continui cambiamenti dei mercati. Ma come fa un’azienda a diventare agile? Riassumendo dal libro bianco di Cefriel il processo è pressappoco il seguente.
Il primo passo è comprendere la necessità di integrare all’interno dell’azienda un approccio agile. È fondamentale avere chiari gli obiettivi che si possono raggiungere. Occorre poi prepararsi al cambiamento, favorendo l’introduzione a tutto tondo di questa nuova mentalità tra i colleghi.
Ad una fase di sperimentazione di nuove strategie segue il momento in cui l’azienda adotta un modello funzionante per le sue esigenze. A questo punto diventa una questione di mantenimento. Serve un approccio culturale che valorizzi l’apprendimento continuo, la responsabilizzazione e la collaborazione.
Cefriel è un team multidisciplinare di oltre 140 professionisti che lavorano su progetti di innovazione digitale. Senza mettere in dubbio le capacità di analisi, all’uomo della strada, che ha a che fare con la sopravvivenza quotidiana, sorge un dubbio.
Erano necessarie tutte queste teste d’uovo per partorire una guida all’impresa agile? Non bastava chiedere ad Arturo l’ambulante che da trent’anni si trova allo stesso posto al mercato rionale del martedì? Probabilmente avrebbe da insegnare a tutti noi in materia di adattabilità e di resilienza.