Il Governatore uscente è sostenuto soltanto da Fratelli d’Italia e la sua ricandidatura è a forte rischio considerando che molti alleati si sono dileguati. Poi la sceneggiata di Miccichè, smentita dallo stesso autore, contro Musumeci ha ulteriormente fiaccato gli entusiasmi di una campagna elettorale che prosegue a suon di insulti e accuse gratuite quando i siciliani si sarebbero atteso un serio programma politico da parte dei candidati. L’astensionismo si prospetta elevato come non mai.
Roma – C’è chi parte e chi arriva. E mentre Draghi è alla sua “prima” alla Casa Bianca, la politica continua a navigare in acque agitate. Il centrodestra siciliano, per esempio, sembra voglia farsi del male da solo, senza far toccare palla al centrosinistra che coglie, però, l’occasione per demonizzare l’alleanza tra “separati in casa” dell’ex Polo delle Libertà. Nel frattempo Gianfranco Miccichè lancia bordate al vetriolo per demolire l’operato dell’attuale Presidente della Regione, in una fase delicata come quella delle amministrative palermitane e messinesi, onde impedirgli la ricandidatura. Che marasma.
Anzi il segretario regionale di Forza Italia rincara la dose e come aperitivo serve del “fascista” a Musumeci, La Russa e Meloni, con spolveratine al pepe nero per i primi piatti, riguardo la scarsa propensione del Governatore a confrontarsi con i partiti accusandolo, mentre gli serve come secondo un’orata su vellutata di fave, anche di scarsa democraticità e rispetto verso le forze parlamentari siciliane che sostengono il presidente di Militello Val di Catania.
Come dolce il Presidente dell’Assemblea Regionale offre ai commensali una disamina particolareggiata di “affermazioni velenose” di Nello Musumeci, elargite ad alcuni deputati dell’opposizione e ad esponenti della litigiosa maggioranza.
Bene, se questo era il menù di Miccichè, l’obiettivo che voleva raggiungere, attraverso un’intervista dirompente concessa a La Stampa di Torino, è andato a buon fine. Almeno per riaprire le “danze” alla Presidenza della Regione Sicilia salvo smentire, subito dopo, i toni offensivi del colloquio riservati agli alleati per poi offrire ai commensali un amaro a base di enzimi digestivi al carciofo. Che tanto ci ricordano il Cynar.
Insomma Gianfranco Miccichè vuol rendere palese, alla sua maniera, che una ricandidatura di Musumeci alle regionali d’autunno scontenterebbe tutti i partiti. Nessuno escluso, tranne la fronda interna a Forza Italia “capeggiata” dall’assessore Marco Falcone (ex Alleanza Nazionale) e, chiaramente, Fratelli d’Italia. L’unico partito che, in larga parte, sostiene ancora l’ex bancario etneo.
Pur non essendo ospite della cena virtuale affonda il coltello nella piaga, nel fronte opposto, il candidato sindaco dei progressisti a Palermo, Franco Miceli, che dice di “condividere il giudizio di Miccichè”. Fomentando cosi l’ondata di consensi trasversali sui suoi competitors.
Non è dato sapere, però, che tipo di conoscenza o rapporto politico abbia avuto l’architetto palermitano con Musumeci, per concordare con le bordate dell’esponente di primo piano di Forza Italia. La sensazione è che a volte la voglia di strafare, o meglio di straparlare, non sortisca alcun risultato. Almeno ai Dem.
Infatti, subito dopo, Miceli calibra il colpo, prende la mira e spara su Lagalla e Miccichè, osservando che a Palermo il presidente dell’assemblea siciliana sta sostenendo la candidatura, a sindaco, di uno degli assessori di Musumeci.
Poche parole, quelle di Miceli, sulla vicenda del buon Nello da Militello, peraltro interna al centrodestra, ma che sono servite per meglio comprendere lo squilibrio e la divergenza delle stesse affermazioni in due semplici commenti sempre rivolti a Miccichè: “…Condivido la sua posizione …e comunque sta sostenendo un ex assessore regionale…”.
In buona sostanza il candidato sindaco del Pd a Palermo, contemporaneamente, esprime “condivisione e contraddizione” nel comportamento di Miccichè, così che il candidato del Pd-M5s e Sinistra attacca con un colpo solo il Presidente della Regione e dell’Assemblea Parlamentare. Una baraonda da riunione di condominio che genera più confusione che altro.
Ovviamente le reazioni alle parole offensive di Miccichè (altra cosa sono le valutazioni politiche), non sono state condivise dagli alleati. Così mentre Sammartino (Lega) ritiene che al di là delle parole pronunciate il senso politico vero sia che Musumeci non merita la ricandidatura. Francesco Scoma, anch’egli leghista, argomenta diversamente:
“…E’ evidente che da parte del Coordinatore Regionale di Forza Italia ci sia la volontà di spaccare il centrodestra – ha aggiunto Scoma – partendo dalla Sicilia. Aggiungendo, l’esponente del Carroccio, che definire Matteo Salvini debole, gli esponenti di Fratelli d’Italia come fascisti e Renzi come uno scienziato ubriaco, dimostrano la poca lucidità che continua ad avere Miccichè, giorno dopo giorno, in quanto sono sempre più gravi ed inaccettabili le sue affermazioni…”.
Se la campagna elettorale dovesse continuare con questi toni la Sicilia ha davvero poche speranze per riscattarsi. Del resto la politica isolana riflette, per certi versi, quella romana che non se la passa meglio. Il Bel Paese è in grande difficoltà, sotto ogni punto di vista, ma nessuno sembra accorgersene. Soprattutto dentro i palazzi del potere dove miopia e sordità dilagano a macchia d’olio.