Tutti i mezzi sono buoni pur di non riferire in Parlamento. Conte rimane fermo sulle proprie posizioni mentre il Premier appoggiato da tutti, e con il silenzio complice dell’opposizione, tira dritto per la sua strada come un “carrarmato”. Con le armi si allontana la pace e ci si sbatte il grugno.
Roma – Ultimatum di Conte a Draghi. E senza tante discussioni, sennò fuori dalla maggioranza. Il leader dei Cinque stelle chiede con forza a Draghi di rispettare le prerogative del Parlamento e a riferire non solo sugli sviluppi delle diplomazie, se ve ne sono, ma soprattutto di ricevere un’ulteriore legittimazione o meno dai parlamentari. La questione riguarda sempre le armi.
Ma il Premier continua a preparare la missione a Washington, come se avesse il consenso totale del Paese, mentre invece la maggioranza degli italiani invoca la pace ed ha paura delle politiche di riarmo. Gli sviluppi della guerra in Ucraina, specie in questa maniera, continuano a tenere alta la tensione tra il Governo e la maggioranza. Infatti Giuseppe Conte non si ferma e insiste:
“…Se il Presidente del Consiglio non riferisse in Parlamento prima del viaggio negli Sati Uniti sarei molto deluso, poiché servirebbe anche a lui per avere un mandato più forte – aggiunge l’ex Premier – il Parlamento può riunirsi in qualsiasi momento, com’è stato fatto durante la pandemia e può farlo ora in tempo di guerra…”.
Ma la richiesta di Conte è isolata. D’altronde è un dato di fatto che neppure il leader della Lega abbia avanzato una proposta analoga durante l’incontro a Palazzo Chigi. Diverse forze politiche hanno espresso a parole che vogliono la pace ma di concreto nulla, cosi ognuno può piazzare la propria bandierina a piacimento.
Ma c’è anche chi, come Letta, vede nel Governo forza e unità di intenti. Beato lui. Pur di dare ragione a Draghi c’è chi afferma che non ci sarebbero più i tempi tecnici, fatti trascorrere apposta per non riferire di alcunché in aula. Mentre il ministro della Difesa Lorenzo Guerini taglia corto ed afferma lapidario che “…il mandato c’è già…”. Tutti mentono sapendo di mentire ma anche stavolta Draghi l’avrà vinta.
Conte, però, non si lascia mettere all’angolo e tira dritto verso una richiesta di buon senso, peraltro non condivisa da Di Maio e dal Pd, annunciando a Draghi la proposta di un voto di indirizzo del Parlamento e rincara la dose:
“…Non credo assolutamente che la nostra posizione debba contemplare armi sempre più letali e sempre più pesanti – sostiene il leader dei Cinque Stelle – qualcuno sorrideva sulla distinzione tra armi offensive e difensive ma vedo che anche il ministro della Difesa ha ragionato in una logica di armi difensive, come Macron e altri…”. Per quanto riguarda gli altri partiti, silenzio assordante. Guai a chi disturba il “manovratore”. Insomma con le armi non si va avanti e se si fa un passo ancora c’è il rischio di andare a sbattere. La storia più recente dell’Italia docet.
Lascia perplessi l’atteggiamento di tutti gli altri schieramenti che dopo settanta giorni di guerra non sentano il bisogno di maggiore chiarezza. Sarebbe giusto che il Governo riferisca sull’evoluzione del conflitto, così come è giusto e legittimo che il Parlamento possa esprimersi con una nota di indirizzo.
Conte, in effetti, sta affrontando un argomento – quello parlamentare – che persino l’opposizione di FdI non sta ponendo. Incredibile ma vero.
In modo chiaro Guerini, di contro, risponde a Conte:“…L’Italia sta svolgendo un ruolo, insieme a tutta la comunità internazionale, sulla base proprio del mandato del Parlamento, che è quello che prevede, tra le altre cose, di sostenere l’Ucraina con l’invio di materiale militare per consentire a quel Paese di difendersi…Semmai – se ne potrà riparlare a fine maggio, dopo il viaggio in Usa, in occasione del Question Time…”. Che tristezza.
Intanto il Presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ritiene un segnale importante l’eventuale visita a Kiev del capo dell’amministrazione americana Joe Biden, ritenuto dalla comunità ucraina “il presidente della più grande civiltà democratica”. Putin sicuramente gradirebbe la provocazione, tranne che anche questo si lasci passare come un “tentativo diplomatico“. Di male in peggio.