Le Pen n’abandonne pas. Le défì est lancé

Marine lancia la sfida per le prossime Legislative del 12 e 19 giugno e la battaglia si annuncia più cruenta che mai ma con grandi possibilità per la leader della Destra francese. Del resto il suo partito esce perdente dalla competizione per l’Eliseo ma i voti raccolti sono senza precedenti. Il Premier Draghi si è subito complimentato con il rieletto Macron mentre Salvini e qualche altro hanno avuto parole di plauso per la candidata sconfitta a metà.

Roma – Il testa a testa non c’è stato, al ballottaggio. Macron è stato rieletto con il 58,54% dei voti contro il 41,46% di Marine Le Pen. Da Draghi a Di Maio, passando per Letta e Conte, quasi tutti i leader politici si sono congratulati con il presidente francese. Ma c’è anche chi ha voluto ringraziare la leader del Rassemblement National come Salvini ed altri.

Anche il premier Draghi ha commentato positivamente l’evento elettorale francese “…La vittoria da parte di Emmanuel Macron nelle elezioni presidenziali francesi è una splendida notizia per tutta l’Europa…”. Insomma grande ottimismo europeo. Così tutti sul carro del vincitore, tranne Meloni, che ostenta il più assoluto silenzio. Che, se per coerenza, è più che comprensibile.

Emmanuel Macron e Marine Le Pen

Marine Le Pen, però, che ha perso al ballottaggio la competizione per l’Eliseo forse per colpa del solito voltagabbana, lancia la sfida per le elezioni legislative del 12 e 19 giugno, affermando “…Riuniremo chi si opporrà a Macron…”. Ma per lei, adesso, la strada è ancora più in salita. Il match francese continua. Intanto Lega e M5S sono sempre più tentati dal rompere la larga maggioranza per lucrare dall’opposizione alcune posizioni “populiste, anche se non vi sarà alcun addio.

Quell’opposizione da dove Giorgia Meloni ha già surclassato Salvini e la sua Lega nel consenso degli italiani ma che paradossalmente sul fronte internazionale appare molto più in linea con la posizione di Draghi. Insomma la guerra in Ucraina si conferma come la cartina al tornasole per la tenuta o la rottura delle alleanze. Paradossale ma vero.

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia

Nel frattempo i 5 Stelle rinnovano lo stop all’invio di armi in Ucraina proprio mentre il Governo sta mettendo a punto un nuovo provvedimento che dovrebbe comprendere anche mezzi pesanti finora esclusi. In ogni caso il testa a testa tra Partito Democratico e Fratelli d’Italia continua, portando ad un avvicendamento dei due partiti in testa alla classifica degli ultimi sondaggi.

Questa settimana sono i democratici a risultare al primo posto, sia pure per un soffio, con lo 0,1 per cento. FdI segue a ruota con 21,1%, un dato comunque tra i più alti mai fatti registrare dal partito di Giorgia Meloni. Continuano a scendere, invece, Lega e Movimento 5 Stelle. Il partito di Matteo Salvini, per la prima volta in questa legislatura, si posiziona sotto la soglia del 16.

L’ex premier Giuseppe Conte assieme al presidente Usa Donald Trump (foto Ansa)

Anche per il M5S non sembra essere un momento particolarmente felice. Infatti dopo il rimbalzo fatto segnare qualche settimana fa, sull’onda di un riposizionamento “pacifista” in relazione alla guerra in Ucraina, oggi i pentastellati sembrano nuovamente in difficoltà.

Questa volta a danneggiare l’immagine del M5S potrebbe essere il cosiddetto “Russiagate”, ossia le rivelazioni pubblicate in questi giorni legate sia alla strana missione dell’esercito russo in Italia, due anni fa durante il primo lockdown, sia all’interlocuzione dell’allora Governo Conte con il ministro della giustizia trumpiano, William Barr.

La questione è particolarmente rovinosa per i grillini dal momento che Giuseppe Conte è tuttora uno degli esponenti politici con i tassi di fiducia più alti, dietro Mario Draghi e Giorgia Meloni. L’ex Premier potrebbe cosi mettere a rischio i consensi di cui gode tra le fila dei Pentastellati.

Il leader del Pd, Enrico Letta

La dinamica che si va profilando in questi ultimi mesi, comunque, sembra quella di una corsa a due tra Pd e FdI. Due partiti che nelle elezioni del 2018 erano usciti pesantemente ridimensionati o comunque con una posizione marginale. Come FdI rispetto almeno ai due grandi vincitori “morali” di quelle elezioni, cioè Lega e M5S.

È solo l’ennesima dimostrazione di come, in questa fase storica, i consensi ai partiti politici possano mutare con estrema velocità, aprendo scenari impensabili solo fino a poche settimane prima.

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