Ucraina no alla Nato: meglio tardi che mai

Poteva pensarci prima il numero uno della terra devastata dalla guerra. Forse avrebbe evitato la morte a decine di migliaia di vittime. Comunque stiano le cose occorre una grande conferenza internazionale in grado di risolvere i problemi geopolitici e territoriali sorti dopo la fine dell’Urss e che hanno provocato più di un conflitto.

Roma – L’Ucraina è devastata dalla guerra e il presidente Zelensky ha dichiarato che il suo Paese rinuncia ad entrare nella NATO. Una decisione che poteva arrivare prima e che forse avrebbe risparmiato decine di migliaia di vite.

Le stime parlano di almeno 15.000 vittime a conflitto ancora aperto

La Repubblica Ucraina diventa indipendente solo nel 1991 dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Prima con il presidente Kravčuk e poi con il presidente Kučma mantiene una posizione imparziale, equidistante dalla Russia e dalle nazioni occidentali. È con gli anni duemila e con la Rivoluzione Arancione che il popolo ucraino inizia a guardare con maggiore attenzione al Vecchio Continente e si inizia a parlare di una sua adesione all’Unione Europea che potrebbe essere anticamera dell’ingresso nell’organizzazione militare del Patto Atlantico.

Nel 2013 la folla di Piazza Maidan ha indotto il presidente filorusso Janukovyč a lasciare il Paese, che da allora ha manifestato con forza sempre maggiore la sua “voglia di Europa“. Putin non è rimasto con le mani in mano. Prima l’annessione della Crimea alla Russia e poi la guerra nel Donbass hanno scandito la storia degli ultimi otto anni sino all’invasione definitiva, proprio quando Zelensky annunciava la sua volontà di entrare nella NATO e nell’Unione Europea.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in uno dei suoi recenti videomessaggi

Per risolvere l’impasse che si è creata dopo tre settimane di guerra non è sufficiente sedersi davanti a un tavolo. Servono proposte chiare: un’Ucraina neutrale e finlandizzata, sul modello proprio della Finlandia, della Svezia e dell’Austria, che mantenga buoni rapporti con l’Occidente e i Russi, che non si schieri ufficialmente e soprattutto che non ospiti missili, laboratori e forze militari NATO nel suo territorio. Questa è l’unica soluzione possibile anche se resta da risolvere il nodo della Crimea e del Donbass. Forse ci vorrebbe un riconoscimento ufficiale da parte della comunità internazionale della sovranità russa su questi due territori.

Ma non basterebbe ancora. Per evitare nuove crisi internazionali e lo spettro di nuove invasioni – pensiamo alla vulnerabile e debole Moldavia – diventa urgente e necessaria la convocazione di una grande conferenza internazionale che sistemi una volta per tutte le problematiche geopolitiche e territoriali nate dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica e che durante gli ultimi trent’anni hanno causato più di una guerra.

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