La guerra è stata un’occasione per l’Unione Europea per rinviare il pacchetto protezione natura. Il provvedimento contiene misure di riduzione della dipendenza dai prodotti chimici per l’agricoltura di almeno il 50% entro l’anno 2030.
Bruxelles – La revisione della Direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi dovrebbe guidare l’UE verso un sistema alimentare al tempo stesso equo, sano, eco e bio-sostenibile. Il conflitto in Ucraina ha rallentato le politiche verdi e favorito chi rifugge il rispetto dell’ambiente.
Il pacchetto è stato presentato con due mesi di ritardo. La brusca frenata sui pesticidi lascia incerti su quello che sarà il futuro green per il settore agroalimentare. Sorge il dubbio che la guerra e la conseguente incertezza geopolitica globale, non siano che alibi delle lobby che si oppongono alla transizione ecologica.
In altri campi, di contro, la guerra non sta fermando la svolta ecologica ma anzi la sta accelerando. Le incognite sollevate dall’invasione russa dell’Ucraina sugli approvvigionamenti di gas e petrolio destano preoccupazione per quello che sarà l’impatto nel settore.
Dopo il rapido succedersi degli interventi bellici il deterioramento dei rapporti tra Mosca e quasi tutto il resto del mondo è stato rapido. Ora l’Europa concorda nell’affermare che bisogna liberarsi dal giogo russo e trovare al più presto fonti alternative. I Paesi europei stanno cercando nuovi fornitori di materie prime energetiche non rinnovabili che possano consentire di sostituire in breve tempo la Russia.
Alcune ipotesi che non seguono l’ideale di transizione, come le centrali nucleari o addirittura la riapertura delle centrali a carbone, sono state al momento accantonate. Ma le aziende, i mezzi di trasporto, le abitazioni, avranno bisogno di una sponda a cui appoggiarsi. Ci vorranno anni per completare la transizione verso le energie alternative.
A causa della forzatura dettata dal conflitto, l’Europa e i paesi dipendenti dalle forniture sovietiche dovranno rivedere i tempi della svolta green energetica. I leader europei con rinnovata enfasi tornano a parlare di indipendenza energetica e di fonti alternative. Per anni i Paesi europei hanno scelto di affidarsi a Mosca per via dei bassi costi, diventandone via via sempre più dipendenti.
Il conflitto russo-ucraino ha evidenziato la necessità che l’Europa abbandoni velocemente i combustibili fossili. Occorre accelerare il cambiamento verso le energie rinnovabili. Per attuare reali politiche green sarebbero necessari ingenti investimenti e cambiamenti strutturali che richiedono anni se non addirittura decenni.
Liberarsi dalla dipendenza moscovita è invece urgente e improcrastinabile. I Paesi hanno poche risorse da investire, a causa degli strascichi della pandemia, ma non è escluso che si trovino fonti alternative in breve tempo. Necessità fa virtù.
Il ventaglio di possibilità è ampio. Nel frattempo, quale che sia la strada scelta tra eolica, marina, solare, geotermica ad idrogeno, dovrà essere percorsa in fretta. La guerra potrebbe dunque rivelarsi, contro le aspettative, un incredibile acceleratore per la transizione ecologica così come la pandemia lo è stato per la transizione digitale.