Le indagini proseguono ma fra intercettazioni, pedinamenti, analisi di tabulati telefonici, cellulari e verifiche scientifiche la posizione dei due indagati si aggrava nonostante entrambi respingano al mittente tutte le accuse. La Duca sarebbe stato ucciso e forse bruciato per motivi di interesse economici.
Palermo – Hanno fatto scena muta davanti al Gip di Palermo, Marco Gaeta, i due indagati Luana Cammalleri, 36 anni, e Pietro Ferrara, di 57, arrestati lo scorso 18 marzo con l’accusa di omicidio volontario e occultamento del cadavere di Carlo Domenico La Duca, 38 anni, agricoltore, scomparso il 31 gennaio del 2019.
La coppia di amanti, rispettivamente la moglie della vittima ed il miglior amico di La Duca, si è avvalsa della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio del 21 marzo in cui erano presenti i difensori, gli avvocati Giovanni Marchese e Accursio Gagliano, che hanno definito indiziario il procedimento dichiarando l’estraneità dei loro assistiti ai fatti contestati. Per il Gip, invece, i dubbi in merito sarebbero pochi sulla scorta di approfondite indagini, intercettazioni telefoniche e ambientali, analisi dei tabulati, verifiche informatiche e riscontri video:
”…Il movente dell’omicidio emerge con disarmante nitidezza – scrive il Gip – un coacervo di interessi personali, familiari ed economici avevano reso per Ferrara e Cammalleri la morte del La Duca un evento che avrebbe semplificato enormemente il loro progetto di futuro insieme…”.
Fra la vittima e la moglie, e le rispettive famiglie, non correva buon sangue da tempo. Luana Cammalleri aveva denunciato La Duca per maltrattamenti e pare avesse in corso una causa di separazione. Di contro la stessa Cammalleri era stata denunciata per minacce dalla suocera, Concettina Maria Grispino, di 70 anni, poiché nel corso di una lite la donna avrebbe aggredito la mamma del marito tentando di stringerle intorno al collo il filo del telefono di casa. Da qui la denuncia e la prima udienza che si sarebbe svolta un giorno prima della scomparsa di La Duca.
Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri, coordinati dal procuratore aggiunto Marzia Sabella e dai Pm Alfredo Gagliardi e Luisa Campanile, sarebbe stato Ferrara, la mattina del 31 gennaio 2019, ad uccidere l’agricoltore. L’uomo infatti sarebbe l’ultima persona ad aver incontrato la vittima, volendo considerare i tabulati telefonici e le verifiche al Gps del Volkswagen Golf GT di proprietà di La Duca. La moglie invece pare si sia limitata a pianificare l’omicidio senza parteciparvi ma si sarebbe data da fare per nascondere il cadavere del marito per poi spostarne l’auto in altra zona.
La donna sarebbe uscita di casa la mattina del 31 gennaio per raggiungere Ferrara che si trovava presso un suo podere agricolo, in località Ciaculli. Giunta sul posto avrebbe incontrato l’amante ed il marito che discutevano accanto all’auto di La Duca, rimasta parcheggiata in loco per circa due ore, il tempo sufficiente per consumare il delitto. La Cammalleri, secondo gli investigatori, avrebbe partecipato alla soppressione del cadavere e allo spostamento dell’auto del marito dal luogo dell’omicidio dopo averla ripulita.
Il veicolo della vittima, probabilmente guidato da Ferrara, alle 10.48 del 31 gennaio, riprendeva la marcia seguito dall’auto di Cammalleri. Alle 11.22 la Golf veniva abbandonata a Palermo, in via Salvatore Minutilla, parcheggiata e chiusa a chiave. La Duca non sarebbe mai sparito di propria iniziativa perché non ne avrebbe avuto interesse: era molto affezionato alla madre, ai due figli e alla nuova compagna, dunque gli inquirenti avevano già da subito scartata questa ipotesi. C’è da dire invece che la vittima era proprietario di un’avviata azienda agricola che avrebbe fatto gola ai due amanti.
”…Anche a casa tu avrai microspie ovunque, quindi quando magari ci sentiamo accendi lo stereo, quello che c… vuoi e ti vai a infilare in un buco. E spegni prima di partire da casa, spegni il telefono…”. Cammalleri e Ferrara dunque temevano di essere intercettati ma le loro precauzioni non sono bastate ad eludere le cimici: ”…E tuo figlio ha pure il telefono sotto controllo…” diceva Ferrara alla sua donna. “…Va bene ora li stacco tutti e due…” rispondeva Cammalleri riferendosi al secondo cellulare che la donna utilizzava esclusivamente per parlare con il suo uomo. “…Se fossero stati gli sbirri – aggiungeva Ferrara – a quest’ora avresti le manette…“. Pronostico azzeccato.
“…Ogni ricostruzione della vicenda è stata fatta sulla scorta di fatti fondati su mere ipotesi accusatorie – evidenziano gli avvocati Giovanni Marchese e Accursio Gagliano, difensori rispettivamente di Luana Cammalleri e Pietro Ferrara – sono stati diffusi numerosi stralci di conversazioni tra i due indagati che sono, in realtà, solo parti di dialoghi ben più articolati, il cui contenuto dovrà essere valutato e interpretato sulla loro completezza e con le garanzie difensive offerte dal nostro ordinamento giudiziario…”.
Le indagini si allargano anche sul versante di uno strano episodio accaduto prima che la vittima sparisse dalla circolazione. Pietro Ferrara avrebbe “punito” due uomini, presunti responsabili di molestie nei riguardi della sua amante. Una vicenda che i due indagati avrebbero voluto tenere nascosta: “Questo discorso non deve uscire, ti consumano…“. Si sarebbero detti al telefono Pietro e Luana, tacendo altri retroscena che potrebbero presto saltare fuori.