Uno studio conferma: vivere in un quartiere ben fornito di servizi e spazi verdi aumenta il tempo dedicato alle passeggiate.
Il buonsenso popolare, definito dallo Zingarelli, uno dei più noti dizionari della lingua italiana come “la capacità di comportarsi con saggezza e senso della misura, attenendosi a criteri di opportunità generalmente condivisi”, ha sempre sostenuto che vivere in un quartiere ben fornito di servizi pubblici, di parchi e di possibilità di svago e d’incontro è meglio che vivere in uno che ne è sprovvisto. Sembra una di quelle battute banali che ebbero successo nella trasmissione televisiva cult degli anni ’80 “Quelli della notte” in cui un brillante Massimo Catalano, musicista e umorista, definito “il re dell’ovvio”, pronunciava frasi tipo “Se uno lavora molto, si stanca parecchio. Chi lavora poco, viceversa, secondo me, si stanca molto meno”.
Ora l’asserzione di cui sopra è stata confermata dalla scienza e, quindi, anche l’ovvio ha ricevuto tutti i crismi del caso. L’American Journal of Epidemiology, una tra le riviste statunitense più famose, ha pubblicato uno studio in cui è emerso un evidente legame tra il quartiere dove si risiede e quanto tempo si impiega nel muoversi. Sono stati oggetto di studio 11mila gemelli residenti negli USA non nello stesso quartiere -la ricerca non spiega il perché di questa particolarità- tra il 2009 e il 2020. E’ venuto alla luce che per ogni punto di percentuale di “percorribilità”, ossia di potersi muoversi liberamente con delle lunghe camminate, gli abitanti del quartiere facevano a piedi un più 0,42%. In pratica chi viveva in un quartiere decente impiegava circa 19 minuti in più settimanalmente di passeggiate, nei confronti di chi viveva in quartieri squallidi e desolati dove queste opzioni erano inesistenti.
La ricerca ha stimato la possibilità di muoversi, in presenza di alcuni elementi: concentrazione abitativa, presenza di strade e luoghi per la convivialità, come bar e ristoranti e per lo shopping, negozi e showroom e di parchi in cui oltre a fare delle salutari camminate ci si può anche rilassare. La città è risultata il luogo in cui ci si può muovere a piacimento, mentre le aree di campagna o quelle periferiche delle città stesse sono le più svantaggiate. In queste ultime, infatti, per muoversi bisogna utilizzare un mezzo di locomozione per andare in qualche negozio, al ristorante o per il semplice gusto di bighellonare.
Ora, è chiaro che passeggiare fa bene alla salute, soprattutto in contesti di vita in cui domina la pigrizia. Però queste lodi per le aree urbane sembrano eccessive. Ricordano la famosa canzone di Giorgio Gaber del 1969 “Com’è bella la città”, una ballata inneggiante con sarcasmo al modello di sviluppo frenetico delle metropoli. Il refrain recitava così: “Vieni in città, che stai a fare in campagna, se tu vuoi farti una vita devi venire in città. Com’è bella la città com’è grande la città com’è viva la città com’è allegra la città. Piena di strade e di negozi e di vetrine piene di luce, con tanta gente che lavora con tanta gente che produce. Con le réclames sempre più grandi coi magazzini, le scale mobili coi grattacieli sempre più alti e tante macchine sempre di più”.
Gli autori della ricerca pare abbiano tralasciato, per errore o dimenticanza non è ci è dato sapere, di considerare una peculiarità importante, decisiva per la salute dell’uomo. Le aree urbane delle grandi città saranno pure piene di ristoranti, negozi e strade, ma a cosa serve passeggiare in un’area congestionata, come risulta da molte ricerche sulla presenza di polveri sottili e sull’inquinamento acustico? Camminare a passo veloce per respirare veleno, bella prospettiva: come prepararsi la fossa da soli. Le aree rurali saranno pure lontane da locali e negozi, ma almeno si respira aria meno insalubre delle città! O no?