Il periodo delle festività non deve trasformarsi in un liberi tutti perché il morbo virale è ancora in mezzo a noi e miete malati e vittime. Il buon senso eviterebbe ulteriori restrizioni ma gli italiani non si smentiscono…
Roma – In aumento i casi di infezione in Italia con 17.572 nuovi positivi ma con quasi 200 mila test. Sempre alto, comunque, il numero dei decessi che è sceso da 846 a 680. Il rapporto tra nuovi contagi e tamponi cala dell’8,8%.
Sulla stretta di Natale è braccio di ferro tra Giuseppe Conte, che vorrebbe fare solo qualche leggera modifica al Dpcm del 3 dicembre, e Roberto Speranza, a cui dà manforte Francesco Boccia, i quali propongono una linea più rigida. Si parla tanto di una Italia in zona rossa dal 24 dicembre al 7 gennaio o per piccoli periodi frazionati tra il giorno di Natale e Capodanno per tentare di limitare il danno.
Questa sembra l’indicazione fornita dal Governo alle Regioni nell’incontro dell’altro ieri che ha dato il via libera al piano sui vaccini. Il ministro Speranza, secondo quanto viene riferito, ha ricordato come nelle Regioni entrate in zona rossa ci sono stati significativi risultati, mentre gli altri territori in zona gialla hanno sofferto maggiormente.
Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia si è detto d’accordo sulla linea dura, mentre alcune Regioni come la Toscana hanno frenato ed insistono per restrizioni leggere e comunque non fortemente limitative. Diversi governatori hanno sottolineato che c’è il pericolo di ulteriori assembramenti anche in questo weekend, perché tra sabato e domenica si concentreranno spostamenti e shopping natalizio con il pericolo di aumentare contagi e vittime.
D’altro canto una eventuale zona rossa in questo momento andrebbe a incidere in maniera più restrittiva, considerato che scuole e fabbriche chiuderanno i battenti nel periodo natalizio. Da qui il ragionamento di alcuni presidenti di Regione sulla necessità di dare comunque un po’ di respiro alle persone, permettendo perlomeno qualche passeggiata.
In ogni caso l’invito all’esecutivo è quello di decidere subito e di prevedere al più presto nuovi, immediati e più dignitosi ristori per le numerose categorie danneggiate. Qualcuno fra i governatori non esclude che nella giornata di oggi possa esserci qualche passaggio di “colore” in qualche Regione come il Veneto, che potrebbe vedersi ancora più chiusa.
Tre giorni addietro, infatti, proprio questa regione ha superato la quota psicologica dei 200 mila contagiati dall’inizio dell’epidemia. Per l’esattezza sono 200.607, compresi i decessi e i guariti, con un aumento di 3.817 casi nelle ultime 24 ore.
Dalla riunione dei capi delegazione dei partiti di maggioranza con la presenza del premier Conte si avranno maggiori informazioni. Alla riunione non partecipa Italia Viva, che ha anticipato di avallare ogni decisione che assumerà l’esecutivo a patto che siano linee chiare e comprensibili.
Al di là del balletto dei renziani, che stanno comunque tirando troppo la corda infastidendo l’opinione pubblica, come ai tempi del referendum costituzionale, continua a preoccupare davvero la curva del contagio in Veneto dunque si prevede la zona rossa sino al 6 gennaio. Con Zaia che non vedrebbe altra soluzione.
D’altronde se non si chiude tutto adesso a gennaio la situazione potrebbe essere ancora più drammatica. Dello stesso avviso anche il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia e quello della Salute Roberto Speranza, come avevamo accennato, oltre che i rappresentanti di Lazio, Friuli Venezia Giulia, Molise e Marche. Tutti gli altri ministri e presidenti di Regione sono, invece, per il volemose bene.
Ieri Conte e Di Maio sono volati in Libia per riportare a casa i 18 pescatori di Mazara dopo 107 giorni di prigionia senza aver commesso alcun reato. Adesso sono in salvo. Il Consiglio dei Ministri dunque è slittato a oggi pomeriggio per le 18 e seguenti. Oltre alle scadenze e leggi regionali, fonti di governo non escludono che sul tavolo possa esserci anche la discussione finale sulle misure per le festività natalizie.
Ti potrebbe interessare anche —->>