ROMA – L’AFFARE SPORCO DELLE MASCHERINE: GIOIELLI E VILLE MENTRE LA POVERTA’ COLPISCE 1/3 DEGLI ITALIANI

Gli avvocati difensori negano ogni responsabilità dei loro assistiti che spiegheranno certamente dove sono finiti i soldi. Mentre la gente crepava di Covid loro si spartivano soldi a palate.

Roma – Orologi, gioielli, automobili di lusso, ville per i figli. Ecco dove sono finiti i soldi delle provvigioni, definite “indebite”, stante a quanto sarebbe emerso sino ad oggi dall’inchiesta che la Procura di Roma ha definito “maxi commessa di mascherine dalla Cina”.

Proprio gli 800 milioni di mascherine ordinate dal commissario Domenico Arcuri lo scorso anno, a fronte di una commessa da 72 milioni di euro. Altro che bruscolini.

A capo dell’indagine il procuratore aggiunto Paolo Ielo mentre tra i 7 indagati figura Mario Benotti, presidente del consorzio Optel e di Microproducts It, accusato di traffico di influenze illecite.

Domenico Arcuri

Con lui, nella bufera sono finiti anche la sua compagna Daniela Rossana Guarnieri, amministratore delegato di Microproducts It, l’imprenditore Andrea Tommasi, il banchiere Daniele Guidi e il trader Jorge Solis.

Le “provvigioni indebite” pagate dalla Cina ammonterebbero a 77,4 milioni e, secondo le indagini, il cosiddetto “comitato d’affari” era in attesa di altri 13 milioni, di cui 2,3 sarebbero finiti nelle saccocce di Benotti.

La posizione di Francesca Immacolata Chaouqui, inizialmente indagata per riciclaggio, invece si avvierebbe verso l’archiviazione.

Per l’accusa e i movimenti sospetti, su cui sta lavorando il Nucleo Valutario della Guardia di Finanza di Roma, le laute provvigioni sarebbero state incassate dal denominato ‘comitato d’affari’ “sulla sola base del rapporto personale” tra Domenico Arcuri e Benotti, che ha portato all’acquisto di 801 milioni di mascherine, per il quale l’Italia ha sborsato 1 miliardo e 251 milioni di euro.

Le mascherine cinesi ci sono costate una fortuna

Esaminando i conti correnti della Microproducts It e della Partecipazioni Spa (anch’essa riconducibile a Benotti) sarebbero emersi bonifici per 286.117,71 euro versati a Herbert Verri e alla sua società, la Diadem Research srl. Attualmente Verri non rientra nel registro degli indagati.

Spunta anche il nome di Fabrizio Landi, finanziatore nel 2012 della Fondazione Open di Matteo Renzi e membro del cda di Finmeccanica, attualmente presidente della Fondazione Toscana Life Sciences, che si occupa di ricerca sugli anticorpi monoclonali anti Covid. Landi è riconducibile alla società Panakès, collegata alla Diadem, ma attualmente risulta estraneo all’inchiesta.

La Fondazione Open

Parte dei fondi in uscita dalla Microproducts inoltre sono stati destinati alla ex collaboratrice di Graziano Del Rio, Antonella Appulo, che risulta “legata affettivamente a Benotti”.

Nelle carte dell’inchiesta si legge:

“…E’ tale rapporto che spiega perché Andrea Vincenzo Tommasi, tramite la ‘Sunsky Srl’, simulando un insistente servizio di consulenza, abbia corrisposto 53mila euro alla predetta, che ha emesso due corrispondenti (false) fatture”. Questo fatto sarebbe “…Rilevante perché è rivelatrice del rapporto di commessa esistente tra Tommasi e Benotti, essendo chiaro che il primo abbia pagato per conto del secondo…”.

La Sunsky avrebbe ricevuto ben 59,7 milioni di euro dai cinesi ma Tommasi li avrebbe utilizzati per spese a di poco pazze: un orologio Patek Philip Antico da 14.200 euro, una Lamborghini Urus per cui aveva già versato una caparra da 20.000 euro e l’acquisto di un immobile a Pilotello di cui avrebbe usufruito anche Guidi.

Per non farsi mancare nulla Tommasi ha anche acceso due polizze del valore totale di 25 milioni di euro, che sarebbero, scrivono i Pm, “costituiti da bonifici, per il pagamento di commissioni, effettuati dalle società cinesi”.

Ammonterebbe invece a 100mila euro la somma dirottata dall’ecuadoriano Jorge Solis “in favore della figlia per l’acquisto di una villetta” ad Andrea, mentre lo stesso Solis ha acquistato numerosi Rolex Datejust, una Harley Davidson, un immobile in via Sallustiana (guarda caso da venditori cinesi) e una Range Rover Evoque. Bella la vita, per questi signori mentre in Italia la povertà dilaga a macchia d’olio.

La bella vita di Benotti e soci alla faccia degli italiani

Nel complesso, una schifezza di proporzioni indefinibili. Nella ricostruzione dei Pm si legge che la conclusione dei contratti fra Cina e struttura commissariale:

“…Trova unico fondamento nella moral suasion operata da Benotti, sulla sola base del rapporto personale tra lo stesso ed il commissario Arcuri…”.

Sarebbero 1.280 i contatti telefonici scambiati tra i due nel periodo tra gennaio e maggio 2020.

“…L’informalità con la quale si è proceduto – si legge in atti – rispetto ad accordi che devono essere intercorsi tra le parti in gioco, prima del 10 marzo e dunque ben prima del lockdown nazionale, dichiarato il 9 marzo (…) In quel momento nessuna norma consentiva ancora deroghe al codice dei contratti”.

Francesca Immacolata Chaouqui

Il primo contratto di fornitura risale al 25 marzo, c’è scritto nel rapporto:

“…Quando la struttura commissariale ancora non esisteva, almeno ufficialmente”. Tuttavia “i facilitatori stavano tessendo le relazioni che avrebbero consentito loro lauti guadagni”. Risulta inoltre che il Governo “ha acquistato mascherine anche a prezzi inferiori nello stesso periodo”, mentre risulta che “i voli di consegna siano avvenuti tra maggio e giugno 2020, quando l’emergenza sanitaria era in fase discendente…”.

Ovviamente i legali di Benotti annunciano che non vi sarebbe “nessun illecito, impugneremo i sequestri”. Poco importa. D’altronde, sulle macerie dell’Italia, gli speculatori e gli avvoltoi costruiscono imperi. Il commissario Arcuri dovrebbe per lo meno prestare più attenzione alle proprie amicizie.

 

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