L'assessore alla Sanità Ruggero Razza si è dimesso dopo l'avviso di garanzia mentre Nello Musumeci rinnova la fiducia nella giustizia e nell'operato del suo assessore che "spalmava i morti su più giorni".
Roma – Zona gialla col trucco in Sicilia: non era vero. E giù manette e perquisizioni per dirigenti e funzionari della sanità perché accusati di aver alterato, in svariate occasioni, i dati riguardante la pandemia, modificando il numero dei positivi e dei tamponi.
Così sulla Regione Siciliana si abbatte l’inchiesta della Procura di Trapani che colpisce il cuore del sistema operativo chiamato a contenere l’emergenza pandemica, ovvero il Dipartimento regionale per le Attività sanitarie e l’Osservatorio epidemiologico dell’assessorato della Salute (D.a.s.o.e.).
Tre le persone arrestate dei carabinieri del Nas di Palermo e del Comando provinciale di Trapani: ai domiciliari sono finiti la dirigente generale del D.a.s.o.e. Maria Letizia Di Liberti, il funzionario regionale Salvatore Cusimano e il dipendente di una società esterna che si occupa della gestione informatica dei dati dell’assessorato, Emilio Madonia.
I reati contestati sono falso materiale ed ideologico in concorso. Notificato un invito a comparire e contestuale avviso di garanzia, nonché sequestro dei telefoni cellulari, anche all’Assessore regionale per la Salute, Ruggero Razza, sul conto del quale “…Sebbene non emerga ancora un compendio investigativo grave – spiegano gli inquirenti – è emerso il parziale coinvolgimento nelle attività delittuose del dipartimento…”.
Nella speranza che le indagini si svolgano nel più breve tempo possibile onde evitare speculazioni di ogni tipo per una cosa che se dovesse risultare veritiera sarebbe gravissima e passibile di inevitabili risvolti politici, seguiremo da vicino la “triste” vicenda.
Mentre si avvicina per l’Italia la seconda Pasqua in fascia rossa con il “tutto chiuso” nel fine settimana dal 3 al 5 aprile, il Governo pensa alla definizione di nuovo decreto Covid che stabilirà le regole fino al 30 aprile.
Nel frattempo sulla questione delle possibili riaperture prosegue il pressing di Matteo Salvini, che ha sfumato i toni lasciando cadere la minaccia di non far votare i provvedimenti della maggioranza agli esponenti leghisti.
Giorgia Meloni, per come abbiamo detto ieri, ha ricevuto il testimonial e continua lo show delle riaperture quando dall’altra parte si parla di concedere poco o nulla. Tanto che anche Forza Italia ha affermato la necessità di evitare di “sprecare mesi preziosi in polemiche all’interno di una maggioranza frutto di un accordo per salvare il Paese”.
Un atteggiamento colpevole ed incomprensibile che proprio Antonio Tajani stigmatizza con fermezza. Tant’è che dopo l’incontro con Letta lo stesso forzista ha confermato la collaborazione piena all’area di governo.
L’europarlamentare azzurro, da uomo dell’esecutivo, ha rammentato agli alleati che “si è tutti impegnati in una collaborazione istituzionale, giustamente sollecitata dal Capo dello Stato, per aiutare il Paese ad affrontare e superare una crisi sanitaria ed economica che non ha precedenti”.
Nel frattempo il programma di lavoro stilato da governo e Regioni prevede una serie di incontri sul piano vaccinale tra gli enti locali e i ministri Roberto Speranza e Mariastella Gelmini, nonché con il commissario Covid Francesco Paolo Figliuolo e il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio.
La verifica delle misure ci sarà entro il 15 del prossimo mese, quando si riunirà la cabina di regia che valuterà l’andamento della curva dei contagi. Se, in base alla verifica sui dati, la situazione dovesse migliorare il governo potrebbe prendere in considerazione alcune riaperture.
La linea del premier, comunque, non cambia. Bisogna guardare i numeri, che debbono essere i più puntuali possibili, per poter prendere decisioni su dati sempre aggiornati.
Il timore è che con numeri fuori controllo si possa compromettere la campagna vaccinale che dovrà viaggiare a ritmo sostenuto per raggiungere gli obiettivi prefissati. E sempre che ci siano vaccini a sufficienza.
Questo però non significa tenere chiuso a oltranza, chiarisce il Presidente del Consiglio, il quale è sempre pronto a modificare il nuovo decreto, anche in corsa, se la situazione lo consentirà.
Al via anche le vaccinazioni nelle farmacie e nelle parrocchie delle diverse diocesi. Anche se gli operatori non sono ancora pronti a “mettere le mani” sulle persone. Qualcosa si muove, tranne l’arrivo dei 4 vaccini in grandi quantità. Quando svanirà la coltre di fumo?
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