Scuole chiuse fino a settembre?

ROMA: LA SCUOLA E’ FINITA MA I PROBLEMI RIMANGONO. A SETTEMBRE SARA’ DURA.

A settembre i problemi saranno peggiori di quanto non lo siano stati durante il Covid. Occorre una programmazione chiara e immediata per evitare il peggioramento di un settore giù in crisi da troppi anni.

Roma – Anche quest’anno il suono della campanella ha sancito la fine dell’anno scolastico. Il suo trillo acuto è amatissimo dagli studenti e atteso con impazienza. Ha sempre rappresentato l’annuncio delle sospirate ed agognate vacanze, finalmente. Ma come abbiamo constatato per i suoi danni, il Covid-19 ha lasciato i suoi strascichi anche sulla scuola. Come se non avesse già abbastanza problemi! Tra personale precario, scarsa valorizzazione delle risorse umane, edilizia cadente, mancanza di aule e tecnologia, la pandemia ha esacerbato una situazione già complicata di suo. Nonostante queste ataviche problematiche si è riusciti comunque, e con moderata soddisfazione, a portare a termine i lavori.

Il ministro Miur Lucia Azzolina. Bella si ma non adeguata all’incarico…

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Il copione, per certi aspetti, si è ripetuto con le stesse modalità degli anni passati. Nel senso che gli studenti consci di aver studiato, hanno atteso, prima che i risultati diventassero di dominio pubblico, l’esito con relativa tranquillità. Chi ha avuto qualche insufficienza passerà l’estate a studiare per recuperare i crediti scolastici. Paradossalmente chi è stato respinto si troverà nella stessa condizione empirica di chi è stato promosso: riempire il vuoto delle vacanze. D’altronde il suo etimo è il latino “vacatio”, essere vuoto, libero. Entrambi, il promosso ed il respinto, hanno sempre avuto, sotto angolature differenti, qualcosa in comune: non trascorrere le vacanze a studiare. Quindi di tempo a disposizione per la “vacatio” ne hanno avuto a iosa come sempre!

La DAD, successo o fallimento?
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Il MIUR ha diffuso in una nota la propria soddisfazione per essere riusciti a portare a termine l’anno scolastico considerando il punto da cui si era partiti. I dati diffusi ci indicano che più del 94% degli studenti sono stati coinvolti nella DAD, didattica a distanza, nel 95% dei casi è stata effettuata la formazione dei docenti ed un’altissima percentuale ha attivato misure idonee per i ragazzi con disabilità. Altri dati diffusi in precedenza dall’Istat, l’Istituto di statistica e dal Censis, un istituto italiano di ricerca socio-economica, ci hanno informato che:

* 1 famiglia su 3, al sud il rapporto è più alto, non possiede un pc o un tablet in casa;

* 4 studenti su 10 subiscono condizioni di sovraffollamento abitativo;

* solo il 20% del Paese possiede una connessione decente.

Giuseppe De Rita, uno dei fondatori del Censis

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Il Ministero può anche esprimere una moderata soddisfazione di come sono riusciti a portare a termine l’anno scolastico, forse perché erano preparati al peggio. Ma tutti ricordiamo che si sono verificati problemi di connessione e che le video lezioni non è stato possibile effettuarle in tutte le scuole. La mancanza di linee guida chiare e trasparenti, inoltre, ha reso difficoltoso il coordinamento di tutte le attività su scala nazionale.

Le difficoltà emerse, tuttavia, non sono state solo strutturali, ma scaturite dalle dinamiche che sono venute a crearsi all’interno delle famiglie. Ad esempio, genitori in quarantena, modalità d’assorbimento dello smart-working improvvisato, mancanza di servizi adeguati. A queste difficoltà si sono aggiunte quelle delle madri lavoratrici e single. Com’è facilmente intuibile, questo quadro ha esacerbato le condizioni dei minori che vivono in povertà assoluta e quelle delle famiglie monoreddito in cui il genitore ha perso il lavoro.

Ci vogliono linee guida chiare e trasparenti per un nuovo concetto di Dad.

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Come sempre in situazioni nebulose, qualcosa di positivo riesce a emergere. Con la Dad alcuni alunni, impacciati a scuola, hanno mostrato interesse ed intraprendenza. Aiutati, forse, dalla gestione autonoma del tempo. Oppure perché a casa sono riusciti a controllare l’ansia da prestazione. Altre volte, invece, hanno preferito nascondersi per non mostrare le estreme condizioni di disagio in cui hanno vissuto e che tuttora vivono. In controtendenza con la gran parte dei teenager, che fanno a gara a chi appare più volte sui vari social.

I social, terreno di “cultura” dei moderni teen-ager.

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Tutto sommato, nonostante gli sforzi compiuti, la scuola si è scoperta impreparata ad affrontare la DAD. La pandemia ha reso solo più evidente il forte divario educativo e sociale esistente nelle varie realtà territoriali nazionali. Il nuovo anno scolastico è alle porte. Il 14 settembre si risentirà di nuovo il trillo della campanella, questa volta non per la fine della scuola e quindi tutti in vacanza ma per l’inizio di un altro corso di studi. Il ministero ha investito 4 miliardi nel settore di cui 400 milioni per il piano digitale. E’ in preparazione un nuovo patto sulla scuola, i cui punti salienti sono:

  • Turni differenziati;

  • Classi divise per gruppi;

  • Lezioni anche il sabato;

  • DAD solo per le superiori.

L’augurio è che si possa ripartire con serenità e con una programmazione che abbia linee guida chiare, trasparenti e adeguate alle nuove tecnologie digitali. Soprattutto una maggiore presenza e forza propositiva nelle zone del paese più svantaggiate. Una scuola all’altezza del dettato costituzionale formerà cittadini pronti e capaci di districarsi in una società sempre più complessa. Pandemia permettendo

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