In un momento assai delicato per la Nazione il premier Conte dovrà trovare una soluzione nel giro di 24 ore. Ma rimarrà in sella, nonostante Renzi.
Roma – La conta è già partita da tempo. E la crisi, in pieno svolgimento, non conosce pause. Nemmeno per il week-end. Ma c’è chi non si risparmia per cercare una soluzione vagando per i vari gruppi politici avvicinando anche qualche solista sensibile alle lusinghe.
Confronti e “affronti” nel tentativo di ricomporre un governo che sia in grado di gestire la situazione economica e pandemica. Un governo del “risveglio” in tutti i sensi e che possa attuare soluzioni veloci, anzi velocissime, perché sanità, lavoro, ristori, aiuti e sostegni in uno con le grandi riforme del fisco, della previdenza e degli investimenti non possono più attendere oltre.
Giuseppe Conte è sott’acqua e lavora, anche in queste ultime ore, al discorso alla Camera previsto per oggi e al Senato per domani. Proprio in questo ultimo consesso quota 161 sembra un obiettivo difficile da raggiungere, anche se c’è qualche spiraglio interessante.
Il nemico giurato Matteo Renzi, che ha riunito i gruppi parlamentari di Iv, sprona i suoi a non cedere ai tanti “pifferai” e ribadisce che l’orientamento di Italia Viva resta quello dell’astensione. L’ex segretario del Pd si dice certo che senza il suo partito la maggioranza non ce la farà in Senato dunque resistenza a oltranza.
I 18 senatori di Iv sono importanti, anzi decisivi se si sommeranno ai 150-152 della maggioranza dunque non c’è nulla di scandaloso nel fare i preziosi. Intanto Clemente Mastella, protagonista di attacchi mediatici a dire il vero irrilevanti, si tira fuori dall’agone politico (non avendo i numeri per fare proprio nulla).
Il sindaco di Benevento vede all’orizzonte più “un Conte ter con rimpasto e un rientro di Italia Viva“, che un “governo Conte” sostenuto da un’altra maggioranza con l’ingresso dei “responsabili“. Se sono rose, come si dice.
Il Pd invece è del parere che si vada direttamente in Parlamento dove tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità per salvaguardare gli interessi del Paese. C’è molta preoccupazione per l’andamento della crisi politica che rimane comunque di non facile soluzione mentre le emergenze si rincorrono da un capo all’altro dello Stivale.
Il centrodestra ribadisce una linea “unita e compatta” e s’impegna, almeno a parole, per “costruire una alternativa alla sinistra, forte e capace di affrontare le difficili sfide che l’Italia si trova davanti”. Ma mentre Lega e FdI continuano a chiedere elezioni anticipate, Forza Italia frena, considerando il voto l’ultima ipotesi da percorrere. Come ha fatto in altre occasioni.
Al momento dunque, nonostante il lavoro continuo e insistente di chi, nella maggioranza e nel governo, Conte compreso, sta lavorando per individuare “nuovi costruttori”, i numeri al Senato sembrano ancora lontani dalla fatidica quota 161, ovvero la maggioranza assoluta.
Certo per ottenere la fiducia non serve, necessariamente, raggiungere quella percentuale, in quanto sarebbe sufficiente anche un voto in più affinché il governo Conte bis salpi verso un nuovo patto di legislatura. Però é altrettanto vero che non incassare la maggioranza assoluta si trasformerebbe in un segnale politico assai negativo.
Dopo il disappunto per le tante indiscrezioni giornalistiche l’Udc dichiara di non essere interessato a fare alcun passo verso l’attuale maggioranza e di rimanere saldamente ancorato nel centrodestra. Pieno ottimismo, invece, nel “Maie”, il movimento fondato dal sottosegretario agli Affari esteri e alla Cooperazione internazionale Riccardo Merlo, che si appresta ad ospitare i cosiddetti “responsabili” per sostenere il governo giallo-rosso.
Il sottosegretario argentino, onde evitare equivoci, precisa che non ha alcuna intenzione di diventare il partito di Conte ma di rappresentare una formazione politica che vede in Conte il proprio punto di riferimento. A occhio e croce non ci sarebbe alcuna differenza ma contento lui.
In momenti delicati come questi il “gossip politico” non manca tanto che Carlo Calenda, candidato sindaco a Roma, in un tweet afferma di essere stato contattato dal buon Mastella per telefono. Il Clemente nazionale gli avrebbe proposto una sorta di scambio di favori nelle alleanze: un aiuto a Conte in cambio dell’appoggio del Pd per le elezioni comunali romane.
L’ex ministro Calenda però non ritiene che dietro questa proposta ci sia la reale volontà dei Dem ma solo una sortita ricognitiva dell’ex segretario Udeur che fa capire a che punto di bassezze siamo arrivati. Sempre che i fatti siano andati per come Calenda li avrebbe raccontati.
In attesa di capire se oggi alla Camera e, soprattutto, domani al Senato i responsabili saranno sufficienti a mantenere in vita l’esecutivo, si rincorrono le ipotesi sulle prossime mosse del premier. C’è che chi, una volta letto il futuro nella sfera di cristallo, ha concluso che Conte potrebbe intervenire alla Camera solo per pochi istanti.
Giusto il tempo di chiarire la sua posizione per poi non attendere il voto di fiducia e recarsi al Colle per rassegnare le dimissioni. Subito dopo prenderebbe corpo un Conte ter, frutto di una nuova maggioranza politica, di cui i “costruttori” sarebbero la quarta gamba assieme a Pd, M5S e Leu.
Ti potrebbe interessare anche —->>