Il caos è generale e coinvolge tutto l'emiciclo parlamentare. La proroga dei vertici dei servizi di intelligence non è stata digerita da molti ma poi quelli che sbraitavano di più hanno finito col votare a favore. Ottimo esempio di coerenza verso gli elettori.
Roma – Il rinnovo dei vertici dei Servizi segreti non convince nessuno. Soprattutto all’interno del decreto di proroga dello stato di emergenza. Fibrillazioni in casa grillina e perplessità per uno strumento che dovrebbe essere gestito da mani più competenti e, forse, spregiudicate. Ma non è una novità. Per fortuna si stanno risvegliando le coscienze e, forse, anche i sensi di colpa. Per il momento, i dissidenti, in parte almeno, si sono piegati ai vertici.
Anche perché la proponente Federica Dieni, che aveva promesso fiamme e fuoco, alla fine è rientrata nei ranghi e ha votato sì. Eppure si era detta “profondamente contrariata” dal voto di fiducia posto dal governo: “…Voglio che resti agli atti...”, aveva urlato stizzita la deputata grillina. Per ora il pericolo è scampato, ma il M5S deve fare i conti con una serie di eletti che hanno assicurato di tornare all’attacco e, stavolta, alla baionetta. Poco importa se verrà compromessa la stabilità del governo. Dicono con la bocca. Ma un deputato passa ai fatti, grida e dice basta: “…Siamo stanchi di questi continui ricatti sulla tenuta del governo…“.
Che ognuno si assuma le proprie responsabilità. Non si può continuare a giocare sulla dignità delle persone. È l’ora di dire basta, la gente deve sapere che non si può sottostare continuamente ai ricatti. Così in 28 pugnalano alle spalle Conte.
In ogni caso è arrivato il via libera al decreto che proroga lo stato di emergenza fino al 15 ottobre prossimo. Infatti sono stati ben 28 i pentastellati che, assenti al momento della votazione, hanno poi organizzato la protesta. Ma il gruppo parlamentare dei 5 Stelle alla Camera ha voluto subito mettere le mani avanti e precisare che erano solamente 7 gli assenti ingiustificati. I pavidi non mancano mai ed i vertici della Camera ne hanno approfittato per ridimensionare la turbolenza dei seguaci di Grillo.
Come spesso accade, sono tante le ragioni che hanno determinato la rivolta e, purtroppo, non è ancora finita. La sensazione è quella di essere appena all’inizio di una “tempesta autunnale”, sull’orlo di una crisi di nervi o di dignità. A seconda l’aria che tira. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, comunque stiano le cose, ha mantenuto la delega ai Servizi Segreti. Proprio questo ha provocato una levata di scudi. Così si è pensato di presentare un emendamento per sopprimere l’articolo ma sembrava più un agguato di Di Maio, per indebolire Conte, che una proposta politica.
Tanto che lo stesso ministro degli Esteri è stato costretto, per smentire le voci di corridoio, a chiamare il premier per chiarire e smentire i rumors che circolavano dai corridoi alle toilette. Il caos è generale e coinvolge tutto l’emiciclo parlamentare: “…Hanno visto tutti che le firme erano di deputati delle più disparate Commissioni. C’era una regia dall’alto. Da parte di Di Maio? E di chi se no?…“, tuona un deputato. Tuttavia Cosimo Adelizzi si affretta a sostenere il contrario: “...Luigi non c’entra nulla, nessuno lo ha sentito su questa vicenda...”.
Poi è spuntata anche un’altra ipotesi: a detta di molti, i sottosegretari Angelo Tofalo e Carlo Sibilia sarebbero stati tra i più attivi nel raccogliere le firme: “…Era il primo giorno di rientro vero al lavoro, c’è stata una gestione superficiale…”, ammette Adelizzi. Chissà se volevano agevolare qualcuno nei Servizi che sarebbe rimasto fuori in caso di proroga. Illazioni? Forse. Ma la probabilità è molto forte. Infatti tra gli scranni si è subito levato un coro: “…Pensate se l’avesse fatto Berlusconi o Renzi. Avremmo avuto sicuramente Di Battista, con rispetto parlando, accampato in una tenda a piazza Montecitorio, per gridare al complotto…”.
Il M5S, cosi facendo, è ancora più dilaniato da una guerra tra bande e gruppi organizzati. Comunque al di là della “cataratta politica” dei pentastellati, per il momento, i dissidenti si sono inginocchiati ai capi. Anche perché la proponente Federica Dieni, che come abbiamo detto aveva promesso scudisciate, alla fine ha fatto dietro front e ha votato calando la testa. Comunque il gelo si è sciolto ed il prosciutto dagli occhi si è come volatilizzato. Viva la democrazia, altro che disciplina di partito…
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