ROMA – ANCORA COLPI DI TOSSE: SINO ALLA NOMINA DEGLI INCARICHI DI SOTTOGOVERNO

Il governo procede a rilento. E sarà cosi sino alla nomina dei vice ministri e sottosegretari secondo la più consolidata tradizione politica italiana. In molti credevano che con Draghi certe cose fossero ormai un tragico ricordo ma noi non c'eravamo fatti illusioni.

Roma – Partenza con qualche sussulto per il governo Draghi. Macchine avanti adagio sino a quando non sarà definito l’assetto politico con i nomi dei vice ministri e sottosegretari. Tutto secondo tradizione.

Gli ostacoli, al completamento della squadra guidata dall’ex numero uno della Bce, sono politici e tecnici. Infatti da un lato c’è la difficoltà nel decidere i nominativi per gli incarichi di sottogoverno, che dovrebbero avere una prevalenza al femminile come più volte sbandierato ai quattro venti, dall’altro la grana della divisione e nuova impostazione dei ministeri, sulla scorta delle modifiche già avanzate per il nuovo dicastero della Transizione ecologica affidato a Roberto Cingolani.

Roberto Cingolani

Si intensificano infatti le riunioni per verificare l’agibilità politica e la disponibilità almeno di alcuni partiti che si sarebbero visti “strappare competenze ministeriali importanti che avrebbero provocato una diminuzione del proprio “peso politico” in caso di frazionamento.

Nelle intenzioni di Draghi il ministero dell’Ambiente, come già riferito al Quirinale, avrebbe assunto la denominazione di ministero per la Transizione ecologica, assorbendo di fatto le competenze in materia energetica attribuite ad altri ministeri. Non è cosa da poco poiché in base alle funzioni da svolgere ogni ministero (dunque ogni partito di riferimento) diventa più o meno importante.

Insomma una sorta di graduatoria politica non scritta che si trasforma nell’ottenere più o meno meno influenza (si scrive cosi ma si legge potere) nelle linee di intervento governativo. Ma forse è proprio questo che vuole Draghi.

Tra questi nodi c’è ancora da sciogliere quello del ministero dello Sviluppo Economico che desta ancora molta insoddisfazione tra i Leghisti. Comunque proprio sullo scorporo dell’energia dal ministero attribuito a Giancarlo Giorgetti la discussione è ancora aperta.

Giancarlo Giorgetti

E’ chiaro che tutte le modifiche, spacchettamenti e divisioni di competenze, lasciano ai partiti, soprattutto a quelli che poco convintamente hanno aderito al progetto Draghi, una enorme possibilità di ritagliarsi possibili vie di fuga al momento opportuno, con la scusa di non potere influire in modo determinante sull’esecutivo. Vicenda, peraltro, già sofferta ampiamente nel Conte I (con Salvini) e II (con Renzi).

Anche per Vittorio Colao, ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale, si sta valutando l’ipotesi di attribuire al dicastero che gestisce senza portafoglio, la presidenza del Comitato interministeriale sulla Digitalizzazione del Paese, che verrà istituito presso il dicastero dell’Economia e Finanze con tutti i ministeri competenti.

Pesi e contrappesi con tanto di bilancino che nell’era Draghi credevamo morti e sepolti, ma tant’è. La politica nostrana è fatta esclusivamente di interessi che col “bene comune” non hanno nulla da spartire. E col presidente Draghi non c’è stata alcuna eccezione. Che sfiga.

Vittorio Colao

E la questione non cambia nemmeno con i sottosegretari, ancora al centro dei medesimi interessi di partito. C’è da dire che in questo caso non se ne occupa direttamente il premier ma il suo “vice”, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, in contatto costante con i partiti per raccogliere le proposte di nomi da valutare e benedire. Insomma le solite tristezze che ci confermano ciò che immaginavamo: nulla è cambiato. 

Lega e Fi riferiscono di avere già fatto le loro proposte. Per il “Carroccio”, a cui spetterebbero 8-9 “sistemazioni”, i nomi che si fanno sono presto fatti: Stefano Candiani agli Interni, Massimo Bitonci all’Economia, Lucia Bergonzoni alla Cultura, Edoardo Rixi alle Infrastrutture, Claudio Durigon al Lavoro, Centinaio all’Agricoltura, Vanna Gavia all’Ambiente.

Roberto Garofoli

Per il partito del Cavaliere, a cui regaleranno tra i 6 e i 7 incarichi, i sottosegretari proposti sono Valentino Valentini agli Esteri, Andrea Mandelli alla Sanità, Francesco Battistoni all’Agricoltura, Francesco Paolo Sisto alla Giustizia, Gilberto Pichetto Fratin all’Economia, Maria Alessandra Gallone all’Istruzione e Giorgio Mulè allo Sviluppo Economico (editoria).

Nessuna indiscrezione, invece, per i posti di sottosegretario riservati a Italia Viva, a cui andrebbero due incarichi. Uno spetterebbe, in ogni caso, a Leu ed all’area centrista. In quest’ultimo caso da individuare tra Azione, Più Europa e Centro democratico.

Più problematica appare la compilazione della lista di M5s e Pd. Ai 5 stelle, ridimensionati dalla decisione di votare no a Draghi da parte di 40 parlamentari, dovrebbero ottenere 11 o 12 sottosegretari.

Nel gruppo dei pentastellati, lacerato dalle espulsioni, è in atto una controversia della serie “tutti contro tutti” che tuttavia dovrebbe portare alla conferma dei sottosegretari e viceministri uscenti: Laura Castelli, Stefano Buffagni, Giancarlo Cancelleri, Pierpaolo Sileri, Angelo Tofalo.

Non è certo più serena la situazione nel Pd alle prese con la necessità delle nomine al “femminile”. In corsa ci sarebbero le sottosegretarie uscenti Alessia Morani, Simona Malpezzi, Sandra Zampa, Anna Ascani, Lorenza Bonaccorsi ma anche Marianna Madia e Cecilia D’Elia, presidente della Conferenza nazionale delle Donne del Pd. Ai dem, però, piacerebbe la conferma di Matteo Mauri all’Interno, Antonio Misiani al Mef e Roberto Morassut all’Ambiente (adesso Transizione ecologica). Siamo certi che verranno esauditi. 

Intanto in Parlamento non si blocca la riforma Bonafede che congela la prescrizione dopo il primo grado di giudizio e Beppe Grillo, da un altro versante, lancia una vera e propria offensiva sul fronte dell’assetto dei media e delle telecomunicazioni.

Il comico genovese chiarisce la sua posizione: “l’informazione è uno dei fondamenti della democrazia e della sopravvivenza individualeSe il controllo dell’informazione è concentrato in pochi attori, inevitabilmente si manifestano derive antidemocratiche”. Stavolta pare abbia ragione: che cosa ne pensa Mario Draghi?

 

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