Ma non è detto che lo zio di Saman Abbas abbia detto la verità al fratello della vittima sul luogo esatto dove sarebbe avvenuta la sepoltura della povera ragazza. I cani di una squadra cinofila svizzera avrebbero fiutato una traccia in uno dei tanti vivai di un’azienda agricola di Novellara.
Novellara – Continuano senza soste, in un luogo ben preciso, le ricerche di Saman Abbas, 18 anni, scomparsa da casa il 5 maggio scorso. I carabinieri, con vigili del Fuoco e Protezione civile, la cercano dappertutto in specie fra le 170 serre di proprietà dell’azienda agricola dove lavorava l’intera famiglia pachistana e dove si pensa sia stata uccisa e sotterrata.
Gli scavi si stanno intensificando, proprio in queste ore, sui terreni della serra numero 4B dove i cani molecolari hanno fiutato qualcosa, forse una traccia biologica della ragazza. Da stamane infatti stanno lavorando in maniera serrata gli specialisti dell’unità cinofila della Human Remains Detection della Detection Dogs Ticino, la squadra svizzera composta da sette cani, esperti nell’individuazione di resti umani.
Poi c’è la relazione dell‘elettromagnetometro in cui si evidenziano una ventina di aree al di sotto delle quali potrebbe trovarsi qualcosa. Sono ore decisive e da un momento all’altro potrebbe arrivare la tanto attesa svolta.
Ma c’è anche il risvolto della medaglia che potrebbe vanificare gli sforzi fatti sino ad ora. Quando si tratta di omicidio premeditato, come pensano gli inquirenti, tutto diventa indicativo e ciò che sembra potrebbe non essere. Anche quel video che ritrae lo zio della ragazza, Danish Hasnain, sospettato di essere l’esecutore materiale del delitto, e i due cugini di Saman mentre tornano dalle campagne di Novellara, potrebbe non portare a nulla.
I tre congiunti, che ben sapevano dove fossero ubicate le telecamere dell’azienda agricola, potrebbero aver “recitato” la parte facendosi inquadrare, con attrezzi da scavo in mano, dagli occhi elettronici simulando l’avvenuta sepoltura di Saman in una zona diversa da dove sarebbe realmente avvenuta.
E se dopo averla uccisa avessero dato il cadavere in pasto ai maiali? Considerando per altro la presenza di numerosi allevamenti di suini oltre a chilometri e chilometri di serre sparse su un vastissimo territorio agricolo su cui insistono opifici, cascine, corsi d’acqua e diversi ruderi.
Punto di riferimento per gli inquirenti rimane il fratello della ragazza pachistana il quale, interrogato anche in occasione dell’incidente probatorio, avrebbe ribadito la medesima versione dei fatti accusando lo zio di omicidio:
”…Posso indicarvi il punto in cui mia madre ha affidato Saman a mio zio Danish – avrebbe detto il sedicenne – e che forse l’ha strangolata…”. Il punto che il ragazzo ha indicato, accanto ad una serra, è stato passato al setaccio dai carabinieri senza trovare nulla. Nonostante si continui ad analizzare il sottosuolo nell’area delimitata dalle indicazioni del giovane.
Può darsi anche che il corpo senza vita di Saman potrebbe essere stato seppellito in un luogo per poi essere trasferito in un posto più sicuro. Ma sono soltanto supposizioni. La ragazza, infatti, era tornata a casa per recuperare il suo passaporto che le era stato “sequestrato” dal padre Shabbar di 44 anni d’accordo con la madre Nazia Shaheen di 47. Saman avrebbe avuto un violento litigio con il genitore che, per rabbonirla, le consegnava il documento con il quale, probabilmente, la diciottenne sarebbe fuggita.
Saman, infatti, apriva la porta di casa e usciva in strada mentre il padre avvisava zio Danish che rispondeva al telefono con un inquietante “ci penso io”. Un’ora dopo la mezzanotte, siamo già al 1 maggio scorso, le telecamere dell’azienda agricola riprendono i genitori di Saman a qualche passo di distanza dalla ragazza che si allontana lungo la strada sterrata.
A un certo punto il padre si ferma per guardare il telefonino mentre madre e figlia proseguono sul sentiero che porta verso le serre. Fine del video. Il resto continua con il racconto del fratello di Saman, assistito dall’avvocato Valeria Miari, secondo il quale lo zio Danish avrebbe aspettato la “consegna” della nipote davanti ad uno dei tanti vivai.
E’ ovvio pensare che Saman non sarebbe fuggita da casa dei suoi genitori. Si sarebbe solo allontanata dopo il litigio per poi tornare sui suoi passi e accompagnarsi con madre e padre verso le campagne di Novellara dove avrebbe trovato la morte.
Tutto questo per aver rifiutato un matrimonio combinato. Ma c’è di più. La ragazza, curiosando con il cellulare della madre, avrebbe sentito un vocale in cui una voce femminile riferiva a Nazia Shaheen che forse era arrivato il momento di “ammazzarla” perché “…Lei ha già fatto cosi con voi, scapperà via…”.
A questo punto Saman ha paura, teme per la sua vita, e confessa tutto al suo ragazzo di Roma (con il quale si sarebbe sposata contro il volere dei suoi genitori) che poi, tardivamente, riferirà di questo fatto agli inquirenti.
Dopo l’incidente probatorio il fratello di Saman, scosso e disperato, ha tentato la fuga per tornarsene in Pakistan ma i carabinieri lo hanno trovato per tempo e fermato per poi condurlo in una casa protetta.
Grazie a quel vocale la Procura di Reggio Emilia avrebbe spiccato un ordine di indagine europeo nei riguardi delle due zie di Saman che avrebbero tentato di convincere il fratello della vittima a confessare menzogne e fuggire via alla prima occasione. Le cose sono andate diversamente.