Scandali e tragedie a parte tutta la rete stradale e autostradale italiana, da Nord a Sud, ha bisogno di interventi di manutenzione e ristrutturazione. La componente della sicurezza è di primaria importanza per evitare il ripetersi di lutti e dolore. I cantieri però non debbono durare anni e anni causando code infinite e inevitabili ritardi.
Roma – Stanziati quasi 3 miliardi di euro per viadotti, ponti e la manutenzione stradale. Si riuscirà a non causare danni e corruzione? Le infrastrutture stradali in Italia hanno avuto sempre un tratto tipico: l’incuria. E le risorse finanziarie disponibili sono servite per foraggiare il malaffare e la corruzione. Basta ricordare, a mo’ di esempio, il caso del 2016, quando fu arrestata una dirigente ANAS, Antonella Accroglianò, soprannominata Dama Nera, per un giro di mazzette.
L’ANAS è una società per azioni italiana che si occupa di infrastrutture stradali e gestisce la rete di strade statali e autostrade di interesse nazionale. Un romanzo italiano della famosa corrente letteraria italiana: mercimonio continuo.
Gli episodi di corruzione erano finalizzati a favorire l’aggiudicazione di gare d’appalto alle imprese amiche degli amici, a velocizzare l’erogazione dei relativi pagamenti, a sbloccare i contenziosi e consentire la disapplicazione di penali riguardanti l’esecuzione di commesse pubbliche. Nonché assicurare indebiti indennizzi in relazione a procedure di esproprio, ovvero ad agevolare l’ottenimento di fondi maggiorati illecitamente.
Poiché non ci raccontiamo solo della corruzione, il melodramma italiano ha bisogno anche di tragedie. Come quella del crollo del Ponte di Genova, gestito da Autostrade per l’Italia dei Benetton, che crollava rovinosamente il 14 agosto 2018, provocando 43 morti e 566 sfollati. La struttura si era sbriciolata come un castello di sabbia, perché secondo i periti la causa scatenante fera stata individuata nella “…Parte sommitale del tirante della pila 9, che ha mostrato un’evidente e gravissima forma di corrosione…”.
Ora questi episodi servono a comprendere il contesto in cui si andrà ad operare. Comunque i tre miliardi di euro sono stati destinati alla messa in sicurezza di ponti e viadotti e alla manutenzione straordinaria delle strade di competenza delle Province e delle Città metropolitane appartenenti alle Regioni a statuto ordinario, nonché di Sicilia e Sardegna. Con un’ampia disponibilità finanziaria spalmata su un arco di tempo pluriennale, fino al 2029.
Il ministro delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini si è espresso in maniera chiara: “…Questi provvedimenti rientrano nella più ampia strategia del Ministero per migliorare la sicurezza delle infrastrutture, comprese quelle stradali, anche alla luce degli effetti della crisi climatica…”.
Gli interventi sulle strade, complementari a quelli già adottati per le infrastrutture ferroviarie, idriche e per il trasporto pubblico locale, hanno anche l’obiettivo di ridurre l’incidentalità e il numero delle vittime, in linea con il nuovo Piano per la Sicurezza Stradale. Lo sforzo per mettere in sicurezza le infrastrutture stradali secondarie si aggiunge agli investimenti del Pnrr per la digitalizzazione dei sistemi di monitoraggio della rete stradale e autostradale e per il miglioramento delle strade nelle aree interne.
Le Province e le Città metropolitane assumeranno le funzioni di soggetti attuatori, sulla base di precisi parametri che tengono conto della consistenza della rete viaria, del parco circolante dei mezzi e della vulnerabilità delle infrastrutture a causa di fenomeni naturali.
Presentato inoltre il Piano Nazionale per la Sicurezza Stradale 2030. Esso si pone l’obiettivo di dimezzare le vittime della strada entro il 2030, come indicato dalla Commissione Europea e dai propositi dell’Agenda 2030 dell’ONU. Inoltre, di individuare le categorie di persone più a rischio e gli interventi da attuare per ridurre la pericolosità delle strade.
Infine il Piano si propone di aumentare le zone con limite di velocità a 30 km/h nei centri urbani, il potenziamento dell’illuminazione stradale, soprattutto nelle vicinanze degli attraversamenti e la realizzazione di piste ciclabili per facilitare gli spostamenti con mezzi di mobilità soft.
Data la situazione non ci resta che affidarci ai benefici effetti del fato, perché i nostri “polli“ negli anni hanno lasciato solo danni e macerie. Se si riuscisse a realizzare la metà di quello che è stato dichiarato, grideremmo al miracolo!