Petrolio: giochi di potere che non possiamo permetterci.

Si parla forse con troppa facilità di embargo al petrolio. Da questa filiera dipendono decine di migliaia di lavoratori italiani e le loro famiglie. Possibile che non si possano trovare altre soluzioni? Se questa guerra continuerà a nuocerci a breve non ci sarà alcuna possibilità di risalire la china.

Roma – La politica frena e si ferma: precedenza assoluta alle urne- Anche i lavori parlamentari sono stati sospesi per l’election day del 12 giugno a causa delle elezioni amministrative e per il voto popolare sulla giustizia. Una tappa intermedia importante in vista delle regionali siciliane e delle nazionali del 2023. Per i leader politici un vero banco di prova per testare non solo la tenuta dei partiti ma, soprattutto, il gradimento degli elettori. Di quelli che andranno a votare, s’intende.

Oltre alla disaffezione dei cittadini che, con l’astensione in netta risalita, probabilmente certificheranno la sfiducia verso una classe politica inetta e incapace di entusiasmare e di risolvere i problemi della collettività.

Raffineria Isab Lukoil di Priolo
La raffineria Isab di Priolo

Tutto questo ambaradam mentre numerosissime aziende stanno scomparendo a causa dell’inerzia dei rappresentanti politici. A quasi cinquant’anni dalla fondazione si fa concreto il rischio della chiusura dell’impianto petrolchimico siracusano, la raffineria Isab di Priolo.

Se questa terribile evenienza dovesse accadere si manderebbe in fumo l’intera area industriale, forse senza rendersi conto dell’immane danno economico e sociale che ne deriverebbe. In gioco ci sono circa 22 mila posti di lavoro considerando l’indotto che gravita intorno alle raffinerie. Le famiglie disperate, già duramente provate dalla pandemia, non si contano più.

prezzo del petrolio in dollari al barile, 2021-2022
L’andamento dei prezzi del petriolio in dollari al barile

Per il solo cluster marittimo sono in bilico almeno mille posti di lavoro e un giro d’affari da un miliardo di euro con centinaia di aziende interessate. Sarebbe l’inizio della fine anche per il porto di Augusta, che movimenta ogni anno 38 milioni di tonnellate di merci. In questo porto su 2600 approdi in un anno almeno 500 sono quelli della raffineria di Priolo.

L’inasprimento delle sanzioni alla Russia e l’embargo al petrolio rischiano di portare al collasso l’intera zona industriale, uno dei più importanti poli energetici d’Europa. La raffineria Isab, che Litasco ha acquistato qualche anno fa dal Gruppo Erg, si trova in una situazione di emergenza. Fino a qualche mese fa l’Isab acquistava in media il 40% del petrolio da Mosca. Ora invece dipende totalmente dal Cremlino e in particolare dai pozzi Lukoil. Che tradotto in parole povere significa: niente più lavoro per tutti.

Claudio Geraci, vicedirettore generale di Isab
Claudio Geraci, vicedirettore generale di Isab

Il problema è aggravato dalle banche che non concedono più il credito necessario per acquistare il petrolio fuori dalla Federazione Russa. A questo punto è arrivata in soccorso una società svizzera, componente del gruppo russo. Come conferma il vicedirettore generale di Isab Claudio Geraci, “…Il greggio viene preso da Lukoil perché è l’unica società che ci fa credito…”. Ecco spiegato lo stretto legame tra le sanzioni, la chiusura della raffineria e il licenziamento dei lavoratori.

“…Bisogna stare attenti – ribadisce Mimmo Tringali, amministratore dei Cantieri Tringali di Augusta – in quanto la chiusura della raffineria Isab farebbe saltare in aria l’intera area industriale perché qui tutto è collegato…”.

Mimmo Tringalli, amministratore dei Cantieri Tringali
Mimmo Tringalli, amministratore dei Cantieri Tringali

In questo preoccupante scenario, che potrebeb diventare apolalittico per tutta l’Isola ed il Meridione d’Italia, potrebbe farsi avanti lo Stato per acquisire l’Isab di Priolo e assicurare a imprese e lavoratori una certa tranquillità occupazionale. Assicurando nel contempo di non perdere un’azienda considerata un asset energetico di fondamentale importanza.

“…L’altra ipotesi potrebbe essere – afferma il sindaco di Priolo, Giuseppe Gianniche lesecutivo nazionale tratti l’acquisizione delle raffinerie della Lukoil, magari d’accordo con la stessa proprietà, che ricordo essere svizzera nonostante abbia una partecipazione russa o, nelle more, di assumerne la gestione in modo da non far morire la produzione. A quel punto, si potrebbe acquistare petrolio da altri Paesi…”.

Giuseppe Gianni, sindaco di Priolo
Pippo Gianni, sindaco di Priolo, è stato tra i primi a lanciare l’allarme

Insomma, il governo invece di pensare alla campagna elettorale dovrebbe pianificare una strategia per evitare il tracollo del petrolchimico. Urge la convocazione di un tavolo nazionale tra governo, sindacati e forze sociali.

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