Oceano Pacifico: pattumiera del Sol Levante

Sembra che la decisione di riversare nell’oceano più di un milione di tonnellate di acqua contaminate da radiazioni sia presa e non si attende altro che metterla in pratica. Migliaia di cittadini residenti protestano ma gli enti governativi assicurano che le acqua sono state depurate. Anche se non del tutto. Dunque sono in parte ancora contaminate. Una tragedia annunciata?

Roma _ La sicurezza delle centrali nucleari è stato sempre un argomento molto dibattuto e aspro che ha visto scontrarsi ambientalisti e favorevoli. Tutti noi ricordiamo con apprensione la data dell’11 marzo 2011 quando un tremendo terremoto di magnitudo 9.0 formò un enorme tsunami che si schiantò sulle coste orientali del Giappone. Ne scaturì una forte esplosione della centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi, colpita dalle onde alte 15 metri che ne smantellarono i reattori, disabilitando l’alimentazione di tre nuclei.

11 marzo 2011: quando la natura si abbatté sul Giappone, causando il disastro di Fukushima.

I raffreddatori restarono senza energia e tutti e tre i nuclei iniziarono a fondersi in poco tempo, diffondendo radiazioni tossiche nell’atmosfera. Gli effetti di un disastro nucleare si fanno sentire per molti anni e non è detto che vengano contenuti. Oltre ad essere contaminata la zona dove avviene il disastro, ne subisce le conseguenze anche la vegetazione, il suolo e l’acqua.

Un dubbio atroce si pone per tutti noi: che cosa dobbiamo farne di tutto quello che viene contaminato da reazioni nucleari, tossiche per l’uomo? Il Giappone e l’ONU se lo sono chiesto in merito alle acque contaminate di Fukushima.

Ebbene da quell’orribile disastro sono passati undici anni e solo da poco hanno iniziato a tornare a casa i primi residenti della città di Futaba, situata nelle prossimità dell’ex centrale nucleare.

La città fantasma di Futaba

Questo per dire quanto ancora pesino eventi del genere: solo ora i livelli di radiazione sono stati ritenuti abbastanza bassi da permettere alle persone di ritornare a casa. Abbastanza bassi, ma non scongiurati del tutto! Per far diminuire il livello di radiazione sono stati utilizzati anche i girasoli poiché, secondo alcune ricerche scientifiche, questi fiori hanno la capacità di ripulire i rifiuti radioattivi.

Un problema che andrebbe affrontato e risolto repentinamente anche perché non si sa che fine farà il milione e più di tonnellate di acque reflue che si trovano nei serbatori della vecchia centrale nucleare. Le autorità giapponesi hanno pensato di versarle nell’Oceano Pacifico, mentre l’ONU sta pensando sul da farsi.

L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), organo autonomo ufficiale dell’ONU, è stata fondata il 29 luglio 1957 con lo scopo di promuovere l’utilizzo pacifico dell’energia nucleare e di impedirne l’utilizzo per scopi militari. Ebbene gli esponenti dell’Agenzia hanno trascorso una settimana a Fukushima per prendere atto del piano giapponese per lo smaltimento delle acque reflue contaminate dall’esplosione nucleare.

Le acque sono contenute in serbatoi per il raffreddamento dei reattori danneggiati. Nel corso del tempo la quantità è cresciuta a causa delle piogge e delle infiltrazioni di acqua freatica. Quest’ultima è l’acqua presente nei pori e nelle fratture di rocce e sedimenti al di sotto della superficie terrestre. Si forma come pioggia o neve e si muove attraverso il terreno nel sistema dell’acqua freatica, da dove fa eventualmente ritorno a corsi d’acqua superficiali, laghi ed oceani.

Riversare l’acqua contaminata di Fukushima nell’oceano è la soluzione migliore?

Ora le autorità giapponesi hanno diffuso i piani per scaricare l’acqua nell’Oceano Pacifico, quando i serbatoti raggiungeranno i loro limite. Questa proposta ha provocato le legittime proteste dei cittadini della zona, turbati per i pericoli sanitari e ambientali, nonché per i danni provocati al turismo. Tuttavia l’AIEA ha dato il placet allo smaltimento poiché, secondo gli esperti, è simile a quello delle acque reflue di altri impianti.

Ad avvallare questa scelta è intervenuta la società elettrica di Tokyo, che ha in gestione l’impianto. Secondo il management saranno rimossi “quasitutti gli elementi radioattivi. Resterebbe solo il trizio che è sì tossico, ma disperso nell’oceano ne sopravvivrebbe nell’ambiente una quantità irrisoria. Tuttavia isotopi pericolosi come carbonio-14, cobalto-60 e stronzio-90, in realtà potrebbero non essere smaltiti del tutto durante il trattamento.

Pare che in giro per il mondo, soprattutto di… stronzio-90 dalle sembianze umane ce ne sia davvero tanto, ahinoi!

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