Gli investigatori sospettano la pista della diversità di genere della vittima e dei suoi rapporti extraconiugali alla base di un possibile movente dell’omicidio dell’operaio e del ferimento della moglie ad opera del figlio. Il giovane non avrebbe condiviso la presunta seconda vita del padre.
San Martino in Rio – Scopre in rete la seconda vita sentimentale del padre e decide di ammazzarlo a martellate. Botte e coltellate anche per la madre ridotta in fin di vita ma salvata dai medici del pronto soccorso.
Sarebbe stata la scoperta della diversità di genere e dei rapporti extraconiugali di Paolo Eletti, 58 anni, che avrebbe indotto il figlio Marco, 33 anni, grafico e redattore di manuali tecnici con la passione per la scrittura di romanzi fantascientifici, ad uccidere l’operaio in pensione.
Gli investigatori dei carabinieri reggiani, coordinati dal Pm Piera Giannusa, avrebbero rilevato un profilo Facebook sotto falso nome riconducibile alla vittima. Paolo si sarebbe dunque riconosciuto in una diversa identità di genere e avrebbe intrattenuto relazioni adulterine con altre persone che condividevano con lui passioni e tendenze.
Tramite queste pagine virtuali l’uomo sarebbe riuscito ad appagare la propria sessualità, libero di manifestare le proprie propensioni anche con riflessioni riguardanti il mondo Lgbt, un insieme composito di organizzazioni lesbiche, gay, bisessuali e transgender:
”…Poco fa ho sentito in tv della legge sull’omofobia e transfobia, il 17 maggio ci sarà la festa contro questi fenomeni – scriveva Paolo nel novembre 2020 – ci permetteranno di manifestare la nostra personalità o sarà l’occasione di una nuova repressione?..”.
L’uomo avrebbe tenuto gelosamente segreta questa sua seconda vita ma non tanto, evidentemente. Con molta probabilità il figlio sarebbe venuto a conoscenza della doppia esistenza del padre che non avrebbe approvato maturando così l’idea di ammazzarlo.
Poco dopo le 17 del 24 aprile scorso carabinieri e soccorritori del 118 accorrevano in una villetta di San Martino in Rio, grosso comune del reggiano, dove rinvenivano il cadavere di Paolo Eletti con la testa sfondata riverso sul pavimento di casa in un lago di sangue. Poco distante il corpo della moglie Sabrina Guidetti, in stato confusionale e con le vene dei polsi recise da una lama affilata.
Carabinieri e paramedici erano stati avvisati dal figlio della coppia, Marco Eletti, residente a Modena. La donna ferita veniva trasportata presso l’ospedale Santa Maria di Reggio Emilia in prognosi riservata, mentre il cadavere del pensionato veniva trasferito in obitorio.
I militari di San Martino e quelli della Compagnia di Reggio si rendevano subito conto che qualcosa non quadrava specie nel racconto del figlio di cui iniziavano subito a sospettare. Il pubblico ministero Piera Giannusa si convinceva che Paolo Eletti avesse organizzato una messinscena ricostruendo, come in certi romanzi, una scena del crimine a suo vantaggio.
Il presunto assassino avrebbe inscenato dunque un violento alterco fra moglie e marito colpendo quest’ultimo con cinque colpi di mazzetta da muratore per poi addebitare alla madre l’omicidio.
La donna, successivamente, si sarebbe tolta la vita tagliandosi le vene dei polsi. Il provetto scrittore avrebbe prima intontito i genitori facendogli ingurgitare una forte dose di sedativo al fine di ammazzarli entrambi senza provocare alcuna reazione da parte delle vittime.
Marco avrebbe tentato di bruciare nel garage di casa i guanti e i lacci con i quali pare avesse immobilizzato la madre senza riuscirci appieno. Il materiale, repertato dai carabinieri, è servito ad inchiodare il giovane che comunque avrebbe fatto scena muta davanti ai giudici.
Da allora Paolo Eletti si trova in custodia cautelare nel carcere di Modena, accusato di omicidio volontario premeditato e aggravato dai futili motivi e dai rapporti di parentela con le vittime. Proprio con queste ultime Paolo si sarebbe inventato una contesa in famiglia per via della vendita casa, che il padre non avrebbe approvato al contrario della madre, più favorevole nel donare il ricavato al figlio.
Tutte menzogne. La donna ferita è in fase di guarigione ed ha lasciato l’ospedale per sottoporsi a riabilitazione fisica e psichica. Il Pm Giannusa l’avrebbe interrogata come persona informata sui fatti nel merito di quanto accaduto quel maledetto 24 aprile ma la donna non ha saputo rispondere al riguardo di un probabile litigio fra padre e figlio.
Non sono esclusi ulteriori sviluppi eclatanti della tragica vicenda.