La diminuzione delle ore di lavoro permetterebbe più occupati mantenendo lo stesso stipendio. Il massimo della produttività pare si ottenga durante le prime 4 ore di applicazione per poi scemare sino a fine giornata. Con una settimana ridotta i vantaggi sarebbero molteplici: più tempo per la famiglia, i figli e per sé. Ma in Italia questa metodologia occupazionale sembra una vera e propria utopia.
Roma _ Negli ultimi anni, soprattutto tra gli studiosi di organizzazione del lavoro, si è molto discusso di accorciare la settimana lavorativa percependo lo stesso stipendio. Ovviamente l’argomento ha suscitato forti diatribe poiché tocca una struttura organizzativa, che è ben radicata nelle imprese forse non pronte a recepire un impatto di tale portata. Alcuni Paesi europei come Islanda e Spagna hanno adottato questo sistema già da tempo.
E’ di qualche settimana fa la decisione che anche il Belgio ha deciso di introdurre la settimana lavorativa ridotta. Difatti i lavoratori dipendenti di questo Paese potranno lavorare per quattro giorni alla settimana, condensando in questo arco di tempo le ore di lavoro in cinque giorni.
Il premier belga Alexander De Croo, a tal proposito, ha chiarito la sua posizione:”…I lavoratori avranno più libertà e flessibilità. Potranno gestirsi la settimana di lavoro come meglio credono, lavorare di più una settimana e di meno un’altra…”.
Dunque spalmando le ore settimanali di lavoro su quattro giorni, si produce un guadagno di un giorno libero in più alla settimana. L’intento ultimo della riforma del mercato del lavoro, secondo il governo belga, è una maggiore tutela della genitorialità ed una crescente flessibilità del lavoro per far crescere il tasso di occupazione. Quest’ultimo attualmente è al 71% con notevoli differenza regionali. Si punta a raggiungere l’80% entro il 2030.
Tuttavia se diminuiscono le giornate di lavoro, le ore lavorate settimanali sono le stesse: cresceranno giornalmente da otto ore a circa nove ore e mezza quotidianamente. Bisogna valutare, però, come si ritorna a casa, in quanto la tutela della genitorialità corre il rischio di andare a farsi benedire. Se si ritorna a casa esausti e stremati le condizioni potrebbero essere tali da manifestare poca concentrazione per le cose da fare. Comunque, come si dice in questi casi, “il dado è tratto”.
Inoltre il lavoratore potrà decidere se rinnovare la turnazione richiesta. Per ottenere l’orario spalmato di quaranta ore su quattro giorni sarà necessario anche un accordo sindacale a livello di contratto collettivo. Nel cambio di paradigma della riforma è previsto anche il diritto alla formazione, la protezione dei lavoratori che utilizzano le piattaforme digitali, equilibrio tra vita privata e lavorativa e misure ad hoc per la crescita dell’occupazione.
La formazione dovrebbe riguardare un piano per lo sviluppo delle competenze dei lavoratori a tutte le aziende con più di 20 dipendenti. Saranno fissate le regole per il diritto alla disconnessione e maggiori misure di tutela per chi perde l’occupazione.
La settimana lavorativa corta non è una prerogativa esclusiva del Belgio. Ad esempio in Islanda è stata sperimentata la settimana lavorativa con riduzione delle ore da quaranta a trentacinque con la stessa busta paga.
La Spagna, invece, ha sperimentato un programma con 50 milioni di finanziamenti pubblici per valutare la possibilità delle 32 ore settimanali. L’anno prossimo dovrebbe partire in Scozia un analogo esperimento, con un forte sostegno pubblico alle aziende che permetteranno ai dipendenti di fare il week-end lungo.
C’è da dire, tuttavia, che diversi studi hanno dimostrato che la soglia d’attenzione e di conseguenza il rendimento si mantiene molto elevato al massimo nelle prime quattro ore di lavoro, per poi iniziare a scendere, per cui nelle ultime ore della giornata la produttività è molta bassa.
Quindi meno ore si lavorano più si produce, ed è soddisfatto sia il lavoratore che chi lo paga. E’ in questa prospettiva che bisognerebbe investire risorse: giornata di lavoro più corta, più lavoratori!