Ed il futuro sarà ancora peggiore. Non nascondiamoci dietro al famoso dito. Il presente è nero e se continuerà cosi non ci sarà un domani, soprattutto per i giovani e per decine di migliaia di famiglie in stato di indigenza. I debiti aumentano, i salari sono fermi ad almeno dieci anni fa, in questa situazione quanto potremo resistere?
Roma – Confindustria prevede un futuro a tinte fosche. Una volta c’era “una grande moria delle vacche” com’era scritto nella famosa lettera, passata alla storia della comicità Made in Italy, dettata da Totò a Peppino De Filippo nel film: “Totò, Peppino e la Malafemmina”. Oggi la moria, purtroppo, riguarda i posti di lavoro. Almeno cosi sembra stando alle analisi del Centro Studi della Confindustria. L’industria sta subendo una vera e propria “caduta libera”, nonostante l’export tenga botta ed i servizi, per ora, non hanno subìto contraccolpi consistenti. L’inflazione, arrivata al massimo nel mese di agosto con un 9.1%, insieme alla crescita esorbitante dei costi energetici stanno frenando i consumi delle famiglie italiane.
Infatti l’inflazione record sta svalorizzando il reddito delle famiglie, con ricadute preoccupanti sui consumi. Il rincaro energetico legato alle note vicende belliche in Ucraina (ma già da prima) produrrà effetti malefici sui margini di guadagno delle imprese, che si ripercuoteranno sugli investimenti. La Banca Centrale Europea (BCE) ha reagito all’inflazione con un altro rialzo dei tassi d’interesse, per la gioia, si fa per dire, dei tanti italiani che hanno un mutuo in corso. Non poteva non restare indenne da questo sfacelo il costo del credito, che sta iniziando a crescere. A dare un po’ di ossigeno ad un paziente quasi morente, ci ha pensato il settore dei servizi, trainato dal comparto del turismo.
Anche l’export, sia dei servizi che dei beni, ha continuato a crescere. Secondo gli esperti del settore questo dato va contestualizzato con l’aumento, seppur di poco, del commercio mondiale, anche se è stato disomogeneo tra le varie aree. Pare che l’Italia resista ancora, anche se siamo agli sgoccioli, ormai. Le previsioni per il prossimo anno, fermo restando il continuo aumento dei prezzi energetici, ci informano che sono a rischio circa 600mila posti di lavoro. I ricercatori di Confindustria hanno allungato lo sguardo anche al resto del mondo. Ad esempio per gli USA la situazione è traballante.
I mercati emergenti (Brasile, Messico, India e Thailandia tra gli altri) stanno andando benone, tranne la Cina che sta patendo un forte calo di competitività. Ora, questi studi con tanto di esibizione di competenza economica e statistica, a volte sembrano assurgere a ruoli quasi profetici, come gli oracoli della Sibilla Cumana o quelli di Delfi. Gli oracoli erano delle profezie richieste a sacerdotesse ed esternati attraverso versi della antica cultura greca e romana. Queste sacerdotesse parlavano per conto di divinità come Apollo che nella religione greco-romana rappresentava il dio della musica, delle arti mediche, delle scienze, dell’intelletto e delle profezie.
I nostri profeti di sventura, invece, non parlano certo per conto di qualche dio. La loro mania di grandezza non arriva a tanto, si spera. La situazione è grave e qualunque medio cittadino italiano la sta vivendo sulla propria pelle. Poiché in passato la classe padronale, come si diceva una volta, non ha mostrato né capacità di rischio, né visione del futuro, vuoi vedere che sotto sotto lo scopo è quello di bussare a quattrini alle casse dello Stato? Gli investimenti in calo chi li dovrebbe fare, se le imprese sono alla canna del gas? Ma lo Stato, e chi se no! Alla fine, come una storia che si ripete da secoli, a pagare saranno sempre coloro che stanno già soffrendo!