La battaglia contro il Covid riprende. A mettere paura adesso è l’ennesima variante, denominata Centaurus, che sarebbe in grado di bucare tutti i sieri a disposizione. Dunque non prendiamoci in giro: la pandemia è ancora pericolosa e pronta a procurare danni. Qualsiasi imposizione, però, stavolta diventa carta straccia. Costituzione alla mano.
Roma – Sui vaccini e sulla loro efficacia si è ampiamente discusso e le polemiche non si placano. Peraltro, le tesi discordanti di illustri virologi non hanno fatto altro che aumentare sfiducia, incertezza e confusione. Si sa che in Italia, quando c’è un problema, anche l’uomo della strada assurge al ruolo di esperto ed attualmente in Italia abbiamo più virologi che malati. Ma senza voler entrare nelle diatribe sull’efficacia o meno dei vaccini, e sul dovere o meno di vaccinarsi alcune considerazioni vanno fatte.
Nonostante il 90% degli italiani sia stato inoculato con dose multipla la percentuale di chi non ha mai contratto alcuna variante del virus è di gran lunga inferiore. Abbiamo visto inoltre come le varianti attualmente in circolazione si risolvano nella stragrande maggioranza in acciacchi parainfluenzali di pochi giorni senza grandi conseguenze. Nonostante si viaggi al ritmo di 100mila casi al dì (senza contare il sommerso) gli ospedali non sono più sotto pressione come in passato.
Eppure si sta lavorando ad una nuova grande campagna di vaccinazioni in autunno e, nell’attuale periodo post emergenza, persiste l’obbligo di immunizzazione per alcune categorie di lavoratori. L’attuale normativa pone il lavoratore inadempiente di fronte ad una scelta obbligata: vaccinarsi o essere sospeso.
Medici, personale sanitario e delle Rsa, no vax lasciati da mesi a casa senza stipendio. Ci sono tuttavia novità rilevanti. Il Tar, Tribunale Amministrativo Regionale della Lombardia, ha recentemente ritenuto di dover chiedere una valutazione della Consulta ravvisando una possibile incostituzionalità della legge che lascia senza lavoro e senza stipendio gli operatori della sanità che non si vaccinano.
Per il Tribunale Regionale la norma è sproporzionata rispetto al fine ultimo della tutela della salute pubblica. Il Tar lombardo ha chiesto alla Consulta di esprimersi sulla legittimità delle conseguenze (niente stipendio) dell’obbligo della vaccinazione per il medico che rifiuta l’inoculazione del siero anti-covid 19. Lo stop totale degli emolumenti “rischia di creare una irragionevole disparità di trattamento con tutti gli altri tipi di sospensione dal servizio di natura preventiva”.
Di norma le sospensioni cautelari dei dipendenti vengono disposte nel corso di un procedimento disciplinare o penale, nel qual caso è previsto che venga percepita, a titolo assistenziale, una quota di retribuzione. Peraltro chi sceglie di non adempiere alla vaccinazione coatta deve sobbarcarsi un sacrificio la cui durata non è in grado né di presagire né di controllare.
Il lavoro è il mezzo con cui l’uomo può sopravvivere e non può essere negato. L’obiettivo di tutela sanitaria avrebbe comunque potuto essere realizzato contemplando un sostegno economico adeguato con metodologie analoghe all’assegno sociale o al reddito di cittadinanza. Finora, nei suoi pronunciamenti, la giustizia amministrativa ha saputo dare il giusto contributo alla tenuta del diritto emergenziale varato dal governo in funzione della pandemia e allo stesso tempo ai contrapposti diritti personali del cittadino.
Anche se ormai non più teoricamente obbligate, altre categorie over 50, contrarie alla vaccinazione coatta, si sono viste commutare sia la sospensione che una sanzione amministrativa di € 100. Orbene, la legge, seppur incostituzionale dal loro punto di vista, prevedeva formalmente l’obbligo di vaccinarsi “per la prevenzione dell’infezione da SARS COV-2”.
Secondo alcune tesi difensive, era ed è, anche volendo, impossibile adempiere a tale obbligo per quel principio valevole in tutti i sistemi giuridici, democratici e non, di ogni epoca: “nessuno é tenuto alle cose impossibili“.
E difatti era ed é impossibile adempiere all’obbligo di vaccinarsi per la prevenzione del virus, perché non esiste ancora un vaccino in tal senso ma esistono sieri che, a dire delle stesse case farmaceutiche produttrici, eviterebbero la forma grave ma non il contagio e quindi non utili per ottemperare all’obbligo di legge.
Diversi tribunali, nel contenzioso giudiziario creatosi in merito all’obbligo di vaccinazione anti corona virus, hanno ritenuto “non infondata” la questione sulla, rinviando la decisione alla Consulta. Non rimane altro che attendere il prossimo 29 novembre, data in cui si pronunceranno gli Ermellini chiamati a dirimere la matassa, per sapere se l’obbligo che incombe su alcune categorie sia conforme ai diritti sanciti dalla Carta Costituzionale.