Farmaci per i più indigenti. Lo Stato latita

Le associazioni di solidarietà sociale, sempre più spesso, si sostituiscono alle istituzioni pubbliche per assistere gli indigenti che necessitano, fra l’altro, anche di farmaci. E grazie al volontariato del Banco Farmaceutico anche i cittadini più indigenti posso curarsi. La politica, in questi casi, rimane sorda e miope alle esigenze degli ultimi.

Roma – L’anno appena trascorso ha registrato un aumento del numero di persone che non hanno potuto acquistare i farmaci necessari alla loro salute. Si tratta di 600 mila cittadini, ben 150 mila in più dell’anno precedente. Ce lo ricorda il Banco Farmaceutico che dall’8 al 14 febbraio 2022 ha promosso la ventiduesima Giornata di Raccolta del Farmaco.

In 5 mila farmacie sparse su tutto il territorio nazionale è stato possibile acquistare farmaci per donarli a chi non può permetterselo. Il Banco è sorto nel 2000 grazie ad un gruppo di giovani farmacisti per rispondere ad un fabbisogno, fino ad allora sottovalutato. Chi vive in uno stato di indigenza ha bisogno di un tetto, di cibo, vestiti ma spesso, e forse soprattutto, anche di medicinali.

Inizialmente l’iniziativa ha riguardatio solo la città di Milano. In seguito, grazie al contributo di CDO-Opere Sociali (Compagnia Delle Opere, associazione di promozione sociale) e di Federfarma (Federazione nazionale dei titolari di farmacia italiani) oggi il Banco è presente su tutto il territorio nazionale con risultati soddisfacenti. Nel 2020 – anniversario del ventennale – sono state raccolte 541.175 confezioni di medicinali, equivalente a 4.072.346 euro, che poi sono state offerte ai quasi 2 mila enti assistenziali convenzionati.

Per rispondere al meglio alle esigenze delle persone in difficoltà e del territorio, il Banco si è trasformato in Fondazione Banco Farmaceutico Onlus. Per la cronaca ricordiamo che nell’ordinamento italiano, una Onlus è un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale che opera sul territorio nazionale e internazionale. Sono enti di carattere privato che in base all’atto costitutivo svolgono la loro attività per scopi esclusivi di solidarietà sociale.

Nel corso degli anni sono cresciute a dismisura le richieste di farmaci, anche di quelli con obbligo di prescrizione medica delle realtà assistenziali. Per dare una risposta efficace a quella che è una vera e propria povertà sanitaria, il Banco ha esteso la sua rete di attività. E’ nato, infatti, il Banco Farmaceutico Research per controllare il sistema delle donazioni aziendali. Nel 2019 sono state 33 le aziende farmaceutiche che hanno donato 959.475 confezioni di farmaci per un ammontare di 12.014.677 prodotti.

Inoltre è nato l’Osservatorio sulla Povertà Sanitaria, organo di ricerca del Banco Farmaceutico, composto da accademici ed esperti nel campo delle discipline mediche, sociali e statistiche. Rappresenta la fonte principale sul fenomeno dell‘indigenza sanitaria, integrando le informazioni delle fonti ufficiali con specifiche attività di ricerca. Infine, è stato inaugurato anche Il recupero Farmaci Validi non scaduti e realizzati progetti di cooperazione internazionale.

Con la pandemia il Banco è stato coinvolto nell’emergenza sanitaria determinatasi col Covid. Alle sue consuete attività di sostegno delle realtà assistenziali, si è impegnato nella realizzazione di progetti per fornire medicinali e attrezzature a medici e infermieri degli ospedali ed alle atre realtà sanitarie investite dallo tsunami della pandemia.

Risulta senz’altro lodevole l’impegno profuso così come i risultati ottenuti da iniziative del genere. Ma stride non poco il fatto che debba essere un’associazione di solidarietà a rispondere ai bisogni dei cittadini.

In uno stato moderno, i cui esponenti politici spesso blaterano di diritti civili, democrazia e quant’altro, non è la pur buona volontà dell’associazionismo a risolvere situazioni di questo tipo.  Bisogna, invece, dare risposte politiche a problematiche che sono e restano politiche, con un welfare ed una medicina territoriale  all’altezza del compito. Altro che sodalizi e onlus.                                                      

.

.


Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa