I leader dei partiti non debbono indurre il proprio elettorato a commettere errori con interpretazioni fantasiose e semplicistiche, quando non strumentali, delle norme vigenti. Le leggi vanno osservate da tutti, nessuno escluso.
Roma – Nonostante il tanto decantato desiderio di “unità nazionale” del governo Draghi, ministri e leader di partito non riescono a trattenere la tentazione di parlare al proprio elettorato, spesso impropriamente, inducendolo a non rispettare le leggi.
Così alla affermazione del ministro degli Affari Regionali, Mariastella Gelmini, sulla possibilità di “rimanere al ristorante fino alle 22 e nessuno sarà multato”, è costretto a replicare e chiarire come stanno le cose il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia che certo non le manda a dire:
“…La legge e la circolare del Viminale sono chiare – dice Sibilia – Il ritorno a casa è previsto proprio alle 22, anche per chi cena all’aperto, se c’è qualcosa da dire sugli aspetti della sicurezza non è il caso che lo faccia la ministra degli Affari regionali. In Italia l’unica voce credibile ed autorità competente in questo senso è quella del ministro dell’Interno...”.
Sarebbero da evitare dunque le interpretazioni personali delle norme che possano ingenerare confusione tra i cittadini e mettere in difficoltà le forze dell’ordine, come ha ribadito il sottosegretario, il coprifuoco al momento è alle 22 e basta: “…Sono stato tra quelli che auspicava il coprifuoco alle 23 – aggiunge Sibilia – ma la cabina di regia, dove siedono i rappresentanti di tutti i partiti, ha deciso per le 22. E cosi è…”.
Tanto per essere precisi. Così lo stop alla linea “elettorale” della Gelmini arriva, dunque, dal combinato disposto tra il decreto e la circolare, a firma del capo di gabinetto del ministero dell’Interno Bruno Frattasi, inviato il 24 aprile scorso ai prefetti. Il documento fornisce esatte indicazioni in merito all’applicazione delle misure contenute nel decreto legge sulle riaperture.
La conferma del Viminale arriva anche per gli spostamenti tra le 22 e le 5. Infatti proprio nella premessa del provvedimento viene richiamato il rispetto delle indicazioni previste dall’ultimo provvedimento governativo:
“…Sempre in via preliminare – si legge nella circolare a firma Frattasi – si evidenzia, come il decreto-legge, all’articolo 1, comma 1, proroghi dal 1° maggio al 31 luglio 2021 la vigenza delle disposizioni di cui al Dpcm del 2 marzo 2021, confermandone l’efficacia ove il medesimo decreto-legge non rechi una diversa o contraria disposizione, compresa la permanenza del limite orario agli spostamenti che resta fissato nella fascia oraria 22.00-5.00...”.
Dunque nessuna interpretazione a vantaggio del proprio elettorato ma il rinvio alle norme appena approvate dall’esecutivo per consentire la graduale riapertura delle attività produttive e che valgono per tutti, anche per la Gelmini e i suoi.
Considerata la diversità di opinioni manifestate dai leader dei partiti sul nuovo decreto anti Covid, varato dal Cdm, i punti più sofferti, oltre il calendario delle riaperture, sono stati oltre allo spostamento dell’inizio del coprifuoco dalle 22 alle 23 l’apertura dei ristoranti al chiuso almeno da metà maggio invece che dal 1° giugno.
Sulla restrizione notturna Matteo Salvini ha continuato ad insistere insieme alle Regioni, ma il premier Draghi ha mantenuto la propria fermezza dicendo no al posticipo. Salvini ha detto più volte che Draghi non si fida degli italiani. mentre il capo del Carroccio si.
Volendo considerare come sono andate le cose i fatti danno ragione al premier e torto a Salvini. C’è ancora tempo per la campagna elettorale.