Quando si parla di esame autoptico non ci si riferisce esclusivamente all’analisi di organi o parti del corpo ma anche alla descrizione dettagliata della salma e repertazione delle vesti. Tutti i reperti sono puntualmente fotografati e muniti di cartellino identificativo.
In via preliminare, vale annotare che, a seconda dei casi, si rende necessario un differente approccio di metodo e di procedura, poiché lo scopo principale della tecnica settoria resta quello della messa in evidenza di tutti i aspetti utili alla corretta formulazione della diagnosi anatomo-patologica e, per ciò che attiene le autopsie medico-legali, alla formulazione di fondate valutazioni d’interesse forense. Le autopsie impongono, spesso, varianti alle tecniche settorie classiche.
Necessaria premessa una serie di documenti relativi a: generalità (se nota), dati circostanziali relativi al decesso, cartellini identificativi a corredo della documentazione fotografica (pena la non validità giuridica), peso e lunghezza della salma, dettagliata descrizione e repertazione delle vesti. Quindi si procederà all’esame esterno e alla relativa verbalizzazione, sempre corredata da fotografie relative ai reperti su di esso riscontrati.
Il perito settore all’occorrenza potrebbe avvalersi dell’indagine eidologica sul cadavere (es. rilevazione e trattamento in varia forma dell’aspetto visivo, foto stereo, digitalizzazione, ricostruzione 3D al computer, ecc.) da sfruttare nelle successive fasi autoptiche (per esempio, nelle autopsie motivate da decessi per colpi d’arma da fuoco per evidenziare le traiettorie dell’ogiva, ecc.).
Posizionato il cadavere sul tavolo settorio, in posizione supina, può iniziare l’esame autoptico. Grosso modo le fasi essenziali sono: sezionamento, escissione-estrazione con prelievo di elementi corporei e/o solidi o liquidi per eventuali indagini di laboratorio.
Il sezionamento deve consentire un accesso quanto più possibile agevole ai distretti organici, alle cavità del corpo e ai visceri in esse contenute, ecc., consentendo una ricomposizione soddisfacente. La scelta di una tecnica settoria piuttosto che un’altra, diventa fondamentale se specifiche esigenze medico legali richiedono l’accesso a distretti corporei particolari (v. arti e splancnocranio).
In questa fase il perito settore dovrà avere cura di descrivere (in situ) gli organi e cavità, nonché prelevare e misurare minuziosamente eventuali raccolte di liquidi, presenza di coaguli/trombi o neoformazioni e/o corpi estranei, oltre che descrivere masse muscolari, tendinee ed ossee eventualmente esaminate, ecc.
Successivamente all’estrazione vi è la sezione di singoli organi, al fine di verificarne la normalità strutturale o le alterazioni. La manualità, la metodologia, le oggettive circostanze in cui si trova la salma indirizzeranno il settore nella scelta della tecnica e/o delle tecniche ritenute più opportune.
Elenchiamo alcune delle tecniche più note:
- Tecnica di Virchow (one by one) – prevede la rimozione in successione degli organi uno ad uno – la tecnica tradizionalmente impiegata nella pratica autoptica corrente.
- Tecnica di Rokitansky – caratterizzata dalla dissezione in situ, in parte combinata con la rimozione, di gruppi di organi, raramente usata.
- Tecnica di Ghosn, nota come “en bloc”, in cui gli organi toracici e cervicali, così come gli organi addominali ed l’apparato urogenitale, vengono rimossi come gruppi di organi (“en bloc”) – ha dato origine a diverse varianti.
- Tecnica di Le tulle, detta anche “en masse” ove gli organi cervicali, toracici, addominali e pelvici vengono rimossi come unico gruppo di organi (in seguito isolati e quindi sezionati in singoli gruppi di organi) – una tecnica dove vale molto l’esperienza e la manualità del perito settore.
Proponiamo alcuni riferimenti:
https://www.gipf.it/category/lineeguidagipf/
https://www.salute.gov.it/portale/temi/documenti/usmaf/formazione2015/22_file.pdf
file:///C:/Users/pasco/Downloads/MEDICINA_NECROSCOPICA_2017.pdf
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