Crederci significa sviluppare nei bambini l’immaginazione. E anche quando scoprono che non esiste la prendono davvero con filosofia e non rinunciano ai doni deposti sotto l’albero dai genitori. Prendiamoci una giornata e torniamo bambini. Staremo meglio e per un attimo i problemi scivoleranno via. Ne abbiamo proprio bisogno.
Roma – Chiunque di noi è stato bambino e non può che ricordare con gioia e stupore l’arrivo di Babbo Natale col suo carico di doni. Tutti eravamo in trepidante attesa, nella speranza che si ricordasse di noi e che non sbagliasse indirizzo. Poi si cresce e si perdono quei momenti gioiosi e divertenti legati alla nostra infanzia. Momenti unici perché non torneranno mai più e che, quindi, sono valsi la pena di vivere.
Anche la scienza ha sancito che credere a Babbo Natale fa bene alla salute psicologica dei bambini. Così anche quei genitori, che si si sono sempre chiesti se raccontare ai loro pargoli la storia di un uomo con la barba bianca ed un costume rosso su una slitta carica di doni, trainata da un branco di renne, possa avere effetti disturbanti e far diventare i bambini troppo creduloni, sono più tranquilli.
Alcune ricerche, infatti, hanno dimostrato che i più piccoli sono in grado di distinguere tra immaginazione e realtà. Il fatto che fanno finta di credere all’esistenza di Babbo Natale fa mettere in moto un processo importante dal punto di vista evolutivo: l’immaginazione.
A tal proposito la psicologa Alison Gopnik – professore di psicologia e filosofia all’Università della California, Berkeley, nonché editorialista del Wall Street Journal – ha dichiarato che “…La narrazione di Babbo Natale dispensatore di doni è un esercizio utile per allenare la capacità del ragionamento controfattuale…”.
Quest’ultimo è una peculiarità dell’intelligenza umana che si utilizza per ragionare sulle possibili conseguenze delle nostre azioni e su quello che determina l’attuale situazione. E’ molto utile per la soluzione di problemi, per mettere a punto una strategia e quando si devono prendere decisioni.
Secondo la Gopnik, il quesito che i bambini devono risolvere “Come fa una persona anziana a consegnare i regali in una sola notte a tutti i bambini del mondo e riuscire a passare dalla stretta cappa del camino con tutta la slitta e le renne“, equivale allo sforzo richiesto ad un adulto per trovare la soluzione ad un problema scientifico.
Quindi raccontare una storia del genere rappresenta un modo per favorire lo sviluppo cognitivo del bambino che diventa anche lui protagonista di una storia di fantasia.
Lo studio ha dimostrato che mediamente i piccoli seguono più o meno questo iter: credono senza condizioni a Babbo Natale fino a 5 anni; ai 7 cominciano a manifestare i primi dubbi; a 9 anni quasi la totalità dei bimbi ritiene che il bonario vecchietto con la barba bianca non esiste. Generalmente quando si scopre l’arcano, non avviene all’improvviso.
Quando scoprono i genitori in flagranza di reato, cioè li vedono mettere i doni sotto l’albero, non vivono il momento in maniera traumatica, ma è come se avessero avuto la conferma di un sospetto precedente. Infatti sono stati studiate le reazioni di 52 bambini quando hanno scoperto che Babbo Natale non esiste.
Ebbene nella maggioranza dei casi i bambini hanno manifestato sentimenti positivi dopo la scoperta, quasi con atteggiamento sornione. Hanno reagito peggio i genitori che hanno dichiarato di provare nostalgia e tristezza. I bambini, quindi, riescono a poco a poco a fare dei collegamenti tra le incongruenze ed arrivare con autonomia a scoprire la realtà su Babbo Natale.
Ma il fatto di essere stati dentro una storia fantastica, oltre ai messaggi positivi, legati alla generosità ed alla bontà, è molto utile per stimolare l’immaginazione e il processo cognitivo del bambino.
Crescendo, purtroppo, ci si renderà conto che la generosità e la bontà non pagano, anzi a volte si ritorcono contro chi le manifesta e che non sono sentimenti di questo mondo. L’immaginazione dovrebbe essere la spinta propulsiva di qualsiasi mutamento, ma viene abortita all’istante.
Il processo cognitivo, ovvero tutto quello che è stato necessario, nel tempo, per la formazione della mente, viene messo in disparte. Oggi è Natale: per un attimo, socchiudiamo gli occhi e ritorniamo bambini… Nel dolce ricordo di un passato che non tornerà mai più. Auguri a tutti i Lettori.