La guerra che sta cambiando il mondo

Il tragico conflitto russo-ucraino si è trasformato ormai in evento epocale, un cardine intorno al quale si sono modificati gli equilibri internazionali in materia di diritto, geopolitica e questioni energetiche. Senza un immediato cessate il fuoco c’è il rischio di una crisi economica e sociale senza precedenti

Roma – Le atrocità commesse dall’esercito russo in Ucraina continuano a suscitare scandalo ed orrore. La Corte penale internazionale ha annunciato l’apertura di un portale ad hoc dedicato a chiunque possa avere informazioni rilevanti sui crimini di guerra perpetrati in Ucraina. Lo ha reso noto il Procuratore capo Kharim Ahmad Khan a seguito dell’apertura, il 2 marzo scorso, dell’indagine sui crimini commessi nel Paese dal 21 novembre 2013.

Kharim Ahmad Khan, procuratore capo della Corte penale internazionale

“…Sono soprattutto i testimoni, i sopravvissuti e le comunità colpite a dover essere messi nelle condizioni di contribuire attivamente alle nostre indagini – sostiene Khan in quanto non possono esserci spettatori nei nostri sforzi per stabilire la verità e perseguire i responsabili dei crimini internazionali”.

L’intenzione, dunque, è raccogliere prove che coprono un lasso di tempo che va dalle violenze avvenute durante le manifestazioni pro-europee note come Euromaidan, osteggiate con violenza dall’allora amministrazione filo-russa, il 21 novembre 2013, agli ultimi eventi dopo l’aggressione di Putin.

Le proteste dei gilet gialli francesi hano raggiunto il culmine nel 2018

Finito lo show dei gilet gialli la Francia, invece, si prepara alla grande sfida per le presidenziali tra Macron e Le Pen. Al primo turno però il 42% dei giovani tra 18 e 24 anni non è andato a votare, segnando un astensionismo record rispetto al tasso globale del 25,2%, sintomatico del crescente disinteresse per la politica, che tuttavia viene compensato da altre forme di impegno sociale.

Tale situazione dovrebbe far riflettere anche in Italia dove non si è messi meglio dei francesi, almeno per lo scarso interesse che i cittadini manifestano palesemente nei confronti della politica a causa dei continui siparietti e spettacoli di bassa lega. Che l’astensionismo sia ormai la malattia delle democrazie mature non è una novità, e il Bel Paese non fa eccezione.

Enrico Letta ha proposto diverse soluzioni per risolvere la crisi della fiducia nella politica

Partendo dall’analisi di quanto sta accadendo in Francia, Letta si inserisce nel dibattito politico affermando che occorre subito fronteggiare una crisi economica e sociale che rischia di mettere benzina nel serbatoio del populismo in Europa. Il caso francese, con la crisi dei grandi partiti liberali e progressisti, è perfettamente sovrapponibile a quanto accade in Italia. Per il segretario Dem bisogna fermare il travaso di voti nelle forze populiste che approfittano del disagio sociale. Per farlo, continua il leader, si può agire immediatamente immettendo risorse nelle tasche dei ceti che più pagano la crisi, detassando gli aumenti dei prossimi rinnovi contrattuali. Parole che si auspica vengano tradotte in fatti.

Per quanto riguarda invece le politiche energetiche si continuano ad esplorare vie alternative alla Russia. Draghi ha firmato ad Algeri un accordo sull’energia con il presidente Abdelmadjid Tebboune. Obiettivo della missione è l’incremento di forniture di gas dal paese africano, che già rappresenta il 31% del nostro import, in modo da ridurre la dipendenza dalla Russia.

L’incontro fra i presidenti Draghi e Tebboune

“…I nostri Governi hanno firmato una dichiarazione d’intenti sulla cooperazione bilaterale nel settore dell’energia – ha annunciato il presidente del Consiglio a questa si aggiunge l’accordo tra Eni e Sonatrach per aumentare le esportazioni di gas verso l’Italia. L’Italia è pronta a lavorare con l’Algeria per sviluppare energie rinnovabili e idrogeno verde. Vogliamo accelerare la transizione energetica e creare opportunità di sviluppo e occupazione…”.

Secondo l’accordo il flusso sarà costante o su una rampa che andrà a crescere. Da Algeri l’Italia avrà subito circa 3 miliardi di metri cubi in più di gas, mentre altri 6 nel 2023, per arrivare a 9 miliardi. In definitiva si stanno ridisegnando le interconnessioni per il combustibile volatile, domani quelle per l’idrogeno e per l’energia elettrica. Il panorama energetico europeo sembra stia cambiando davvero. Finalmente.

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