A parte una campagna elettorale particolarmente sterile e dietrologica i media non sembrano dare spazio ad altro. La guerra è completamente sparita dai radar, se non per i rapporti cigolanti tra Kiev e Papa Bergoglio. Quest’ultimo preso di mira da certi personaggi ucraini che farebbero meglio a collegare la bocca al cervello prima di parlare.
Roma – A parte qualche schermaglia tra leader e candidati c’é davvero poco in giro. Nelle settimane che ci hanno condotti alla fase cruciale di questa quasi inedita campagna elettorale estiva la questione Covid-19 non sembra trovare posto adeguato nei programmi per la nuova legislatura e nel dibattito pubblico. Eppure, stando ai dati dei bollettini sui contagi, i ricoveri e i decessi, la pandemia in Italia, in Europa e nel mondo è tutt’altro che sparita.
Infatti dopo l’in-attesa recrudescenza dell’infezione nella stagione calda, che ha costretto tanti all’isolamento fiduciario, ci attendono stagioni nelle quali la circolazione del virus è favorita da fattori ambientali e sociali. Non ultime la ripresa delle lezioni nelle scuole e nelle università, nonché le attività lavorative in ambienti chiusi e affollati. Anche la guerra in Ucraina trova sempre meno spazio se non grazie a Papa Bergoglio.
Anche dei morti e delle stragi che il conflitto tra Russia ed Ucraina sta causando si parla sempre meno, mentre al centro di ogni interesse rimangono solamente i risvolti economici che strozzano il Vecchio Continente. Mentre le sanzioni, sino ad oggi, hanno fatto il solletico a Putin ed i suoi palafrenieri. Certo a medio-lungo termine Mosca subirà duri contraccolpi ma riusciremo a cavarcela sino ad allora? L’allarme odierno é tutto concentrato per lo più sulla questione energetica e gli effetti dirompenti che in Italia, come in altri Stati, stanno portando alla disperazione migliaia di famiglie ed imprese. Anche le parole del Santo Padre su questa drammatica guerra vengono travisate e strumentalizzate, mentre andrebbero lette come una voce che si alza verso il cielo in difesa della vita umana e dei valori a questa strettamente legati e non come prese di posizione politica.
A riprova dell’interesse esclusivo “alla vita”, basta ricordare i numerosi interventi di Papa Francesco e dei suoi collaboratori, da sempre portati avanti dall’inizio dell’invasione russa. Infatti non si può attribuire alcun significato politico alle parole del Pontefice, in quanto hanno avuto e continuano ad avere la semplice finalità di invitare i Pastori ed i fedeli alla preghiera e tutte le persone di buona volontà alla solidarietà e agli sforzi per ricostruire la pace.
In buona sostanza “…Le parole del Santo Padre su questa drammatica questione vanno lette solo come una voce alzata in difesa della vita umana e dei valori connessi ad essa e non come prese di posizione politica – scrive in una nota il Vaticano – la guerra in Ucraina è stata voluta dalla Federazione Russa e Papa Francesco la condanna come moralmente ingiusta, inaccettabile, barbara, insensata, ripugnante e sacrilega...”.
La Santa Sede, in tal modo, mette un punto alle continue interpretazioni delle parole del Santo Padre e alle strumentalizzazioni che portano a gesti diplomatici plateali. Al termine dell’udienza generale Papa Francesco ha lanciato un appello per scongiurare un disastro nucleare intorno alla centrale di Zaporizhzhia. In quell’occasione ha parlato della morte di Darya Dugina, figlia del filosofo russo nazionalista Alexander, definendola una delle “vittime innocenti” che hanno pagato le spese del conflitto. A questo punto succede l’inverosimile e cioè che Kiev richiama il nunzio apostolico in Ucraina, monsignor Visvaldas Kulbokas, giudicando “poco gradita” quella frase di Papa Bergoglio. Che figura.
“…L’Ucraina è profondamente delusa dalle parole del Pontefice, che confrontano ingiustamente l’aggressore e la vittima…”, aveva spiegato il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, motivando la decisione. Il Pontefice è di nuovo intervenuto dopo il richiamo del Nunzio in Ucraina da parte di Kiev, ancora una volta alla memoria di Darya Dugina al termine dell’udienza del 24 agosto scorso. Ma a nulla sono serviti i chiarimenti forniti dal Vaticano. In definitiva “…La scelta di menzionare nel contesto della guerra la morte di un cittadino russo sul territorio della Russia, con la quale l’Ucraina non ha nulla a che fare, ha provocato incomprensioni…”. Kuleba però va oltre e lamenta che dall’inizio dell’invasione il Pontefice non ha mai prestato particolare attenzione alle vittime specifiche della guerra, tra cui “376 bambini ucraini morti per mano degli occupanti russi”. E giù un’altra figuraccia, davanti al mondo intero.