E’ questo l’intento della ricorrenza mondiale affinché i giovani di oggi e di domani possano realizzare le proprie aspirazioni a seconda del merito e del talento di cui sono depositari. Di questo dovrebbe farsene carico la classe dirigente, sempre più vecchia e intenta a farsi gli interessi propri. Sport e cultura sono i comparti in cui investire risorse per un domani meno cupo di quello che si prospetta.
Roma – Il 17 Dicembre 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha avallato la Raccomandazione emessa dalla Conferenza Mondiale dei Ministri responsabili per la Gioventù affinché il 12 agosto venisse dichiarata “la Giornata Internazionale della Gioventù”.
Tra i principali obiettivi di questa giornata c’è quello di aumentare la partecipazione dei giovani alle attività delle Nazioni Unite e, contemporaneamente, di sviluppare politiche in settori di primaria importanza come istruzione, occupazione, povertà, salute, ambiente e microcriminalità con una particolare attenzione allo sviluppo dei canali di comunicazione e di cooperazione tra le organizzazioni giovanili delle Agenzie delle Nazioni Unite e le altre organizzazioni intergovernative.
Sappiamo tutti benissimo che il futuro del nostro pianeta è nelle mani dei giovani e con questa giornata si vuole cogliere l’occasione per riflettere sui problemi che le nuove generazioni dovranno affrontare e sulle sfide che attendono i nostri figli e nipoti.
“Non è un paese per vecchi” è il titolo di un celebre film dei fratelli Coen premiato con l’Oscar ma questa regola sembra non valere per l’Italia dove la meritocrazia e le capacità individuali passano in secondo piano e vengono superate ancora dalle raccomandazioni e molto spesso dal privilegio di nascita.
Chi è giovane fatica il doppio per arrivare e per essere credibile, i tempi della pensione si dilatano sempre di più e la nostra classe dirigente è sempre più vecchia. Una ricorrenza come quella di oggi deve essere quindi uno stimolo per non dimenticare le priorità e le necessità del mondo giovanile.
In primo luogo dobbiamo impegnarci per migliorare e potenziare l’istruzione, facendo in modo che la professione di docente non sia più vista come un ripiego ma come un lavoro ambito ai massimi livelli. Se vogliamo togliere i giovani dalla strada e arginare la delinquenza minorile, con un occhio particolare alle nuove generazioni di extracomunitari, dobbiamo avere un sistema scolastico di prim’ordine con insegnanti di elevata professionalità ma ovviamente questo non è ancora sufficiente.
I recenti successi dello sport italiano durante i Campionati Europei di Calcio e durante le ultime Olimpiadi di Tokyo che ci hanno visto trionfare in discipline come i 100 metri e la 4 x100 hanno senza dubbio premiato il duro lavoro dei nostri atleti e dei nostri allenatori ma hanno consacrato con evidenza il trionfo di un’Italia multietnica grazie a velocisti come Marcel Jacobs ed Eseosa Desalu e a calciatori come l’italo/brasiliano Jorginho.
Lo sport svolge oggi, come ieri, un ruolo decisivo e fondamentale: togliere i giovani dalla strada e fornire loro un’educazione. Le attività sportive si stanno trasformando, soprattutto, in un importantissimo strumento di integrazione tra persone che pur avendo origini diverse sono accomunate da una stessa grande passione.
Quindi non ci resta che investire nell’istruzione e nello sport se vogliamo che il nostro Paese possa avere la speranza di un futuro migliore. Questo è il forte messaggio che ci manda l’estate del 2021 e che non deve essere assolutamente ignorato. La palla passa ora al nostro governo.