Se i Dem si comporteranno, anche in un’unica coalizione, come hanno fatto nelle scorse politiche, il Pd rischia davvero di sparire dalla circolazione. Le inutili polemiche con Conte, per altro ben piazzato nonostante le perdite del M5s, non fanno altro che allontanare i pochi elettori ancora fedeli alla sinistra.
Roma – Il Pd ormai è senza freni inibitori e privo di memoria del recentissimo passato. Beati loro. In sostanza buona sostanza dopo avere messo alla porta il M5s e dopo le criticabili scelte politiche ed elettorali, i Dem si organizzano per formare un’unica coalizione di centrosinistra, o meglio progressista, per le regionali di Lombardia e Lazio. I Partito democratico si lamenta del fatto che Conte mette paletti ad un accordo su scala regionale (che comunque la si pensi ha una sua logica e una certa coerenza) ma non perde occasione per scagliare qualche frecciatina verso il capo dei grillini:
“…Conte ha ormai una ossessione per il Pd – sostiene lo stato maggiore dei dem – sembra proprio che Conte non riesca a realizzare che l’avversario è la destra. La destra che governa il Paese e che rischia, a causa delle sue scelte, di governare anche il Lazio…”.
Incredibile come i piddini tentano di travisare i fatti, quando proprio il partito di Letta ha agevolato l’ascesa della destra con una campagna elettorale d’altri tempi, basata soprattutto sull’avvento di un nuovo “fascismo” in caso di vittoria di FdI, individuando invece come veri competitor ed avversari proprio il M5s ed il terzo polo di Calenda e Renzi.
Ma incuranti di tutto e ondivaghi nella linea politica, la classe dirigente del Pd invoca unità, sostenendo che dall’ex premier pentastellato sono arrivati toni e argomenti intrisi di durezza e carichi di rancore e astio.
“…L’impressione è che semplicemente Conte non voglia cercare convergenze e si appresti a una corsa solitaria – chiosano dal Nazareno – preferisca, dunque, che termini l’esperienza lunga e positiva del governo progressista del Lazio e vinca la destra. Ne prendiamo atto anche se pensiamo che sia un errore e crediamo che questo esito vada evitato e che si possa ancora evitare…”.
A leggere le ricostruzioni sembra che il problema dei cittadini del Lazio sia il campo largo o stretto del centrosinistra, mentre tutto il resto sarebbe in perfetta armonia. Ma la logica del voto utile non porta da nessuna parte e soprattutto non ha mai pagato.
“…Quello del M5s per il Lazio sarà un programma radicalmente progressista – assicura il leader grillino – il Movimento punta a mettere sul tavolo una proposta forte che abbia al centro temi come salute, lavoro e ambiente, pur senza disconoscere tutti i risultati raggiunti dall’amministrazione regionale uscente…”.
D’altronde non è sufficiente dirsi progressisti per annacquare tutto, bisogna dimostrarlo nei fatti. Ci sono alcuni punti cardine che per il M5s sono imprescindibili, come lo smaltimento dei rifiuti. Progetto politico che non potrà mai basarsi sulla costruzione di nuovi inceneritori condivisi e sostenuti dai democratici. È indubbio, infatti, che i 5 stelle hanno da sempre professato la loro avversione per i termovalorizzatori.
Ad essere onesti sin dal primo vagito politico del movimento. Proprio questo dossier romano è stato uno dei pretesti e punto di rottura con il Pd, in parlamento, tant’è che Zingaretti conferma la vicenda ricordando che il sindaco Gualtieri è stato anche nominato commissario ad acta con un decreto voluto dal Pd. Intanto Alessio D’Amato, ex assessore alla Sanità della Giunta Zingaretti, entra in pista per le regionali. Piace anche a Calenda che lo ha portato avanti ancor prima che il Pd abbia dato il via libera per la sua candidatura.