Il lavoro è fatto. Ora bisogna fare i lavoratori

La disoccupazione è tra le principali piaghe del nostro Paese. Da essa deriva a ruota libera tutta una serie di effetti devastanti sul tessuto economico-sociale. Da quanto si dice che urgono risposte al più presto? E quanto è stato fatto per porre rimedio al problema?

Roma – Siamo tutti consapevoli dell’importanza che il lavoro riveste nella nostra società. Non è solo un problema di sopravvivenza e di sostentamento. L’occupazione riguarda anche altri aspetti fondamentali della persona, quali il senso di appartenenza e la consapevolezza di essere in grado di badare a sé stessi. Tuttavia ci troviamo di fronte a un controsenso: anche quando il lavoro c’è, mancano i lavoratori!

tasso dei posti vacanti in Italia

È quanto emerso dalla convention dei Giovani Imprenditori di Confartigianato sull’allarme del “gap scuola-lavoro“. In questa occasione è stato presentato un rapporto sui paradossi del mercato del lavoro. La svolta più urgente sarebbe il cambio di passo nelle politiche giovanili. Stando ai dati le aziende italiane lamentano un’estrema difficoltà a reperire sul mercato 295mila under 30 con competenze digitali e 341mila under 30 preparati in materia di green. Complessivamente, ad un’azienda manca il 52% di manodopera qualificata.

In aggiunta a questo rimande l’annoso problema dei giovani under 35 che non studiano né lavorano. Hanno raggiunto l’iperbolica cifra di 1.1 milioni di persone. Sono i famigerati NEET, “Not in Education, Employment or Training“, che hanno il triste primato di essere primi in Europa. A livello regionale si conferma il divario Nord-Sud del Paese, con quest’ultimo che raggiunge cifre percentuali più che doppie rispetto al Nord. A questi si aggiungono i circa 40mila giovani tra i 25 e 34 anni che sono emigrati all’estero.

L'incidenza percentuale dei NEET tra i giovani adulti in Europa
L’incidenza percentuale dei NEET tra i giovani adulti in Europa

Si giunge alla cifra di quasi 600mila giovani che per un motivo o per l’altro mancano all’appello. Tuttavia, essendo l’Italia una realtà molto eterogenea, dal rapporto è emersa anche una gran voglia di fare impresa. Ironia della sorte. Siamo al primo posto in Europa per numero di imprenditori e lavoratori autonomi under 35, quasi 700mila. Ma si trovano in un circolo vizioso. Sono proprio questi imprenditori a non trovare manodopera specializzata e qualificata.

“…Vogliamo un’Italia a misura di giovani e di piccola impresa – ha dichiarato Marco Granelli, presidente di Confartigianato – auspicando riforme che liberino energie e talenti, accrescano le competenze ed eliminino ostacoli e oneri fiscali e burocratici. Solo investendo sulle nuove generazioni e sulla loro formazione possiamo garantire futuro al Made in Italy…”.

Marco Granelli, presidente di Confartigianato, lavoro
Marco Granelli

C’è da dire che nei primi mesi di quest’anno, la variazione dell’occupazione dipendente è stata in positivo. Al netto delle cessazioni, quest’anno sono stati creati 260mila posti di lavoro. Mentre rispetto all’anno clou della pandemia, il 2020, si è registrata una crescita pari a un milione di posizioni lavorative. A beneficiarne è stato in particolare il settore del turismo, dove si sono stipulati moltissimi contratti a tempo indeterminato. Firmato e sottoscritto in una nota congiunta del Ministero del Lavoro, Banca d’Italia e Anpal.

Più che di convention avremmo bisogno di una politica seria che raccolga le grida di doglianze delle associazioni produttive e sindacali, mettendo in atto strategie efficaci per i redditi e una efficace lotta all’evasione fiscale, il vento che soffia sull’incendio dei nostri guai. Ma sul palcoscenico politico sembrano recitare sono guitti e ciarlatani. Di primattori nemmeno l’ombra!

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