L’astensionismo è alle stelle. E l’apertura delle urne, sul finire dell’estate e durante la seconda tornata di ferie, non spinge i cittadini a sorridere. Le percentuali di chi andrà a votare sono cosi basse che se la campagna elettorale continuerà ad essere priva di contenuti, c’è il rischio reale di un grande flop generale. Con i guai che seguirebbero.
Roma – Gli italiani pensano ad altro piuttosto che recarsi alle urne. E mentre i partiti sono alle prese con liste e coalizioni, i cittadini si arrangiano per arrivare a fine mese con i rincari sugli alimentari che superano il 30%. Altro che interesse al voto e alla politica. Senza soldi non si canta messa, diceva qualcuno, è l’antico adagio non è mai stato cosi attuale con i mille problemi economici che stanno strangolando migliaia di famiglie ed imprese. Per la prima volta nella storia dell’Italia repubblicana la campagna elettorale per le elezioni politiche si svolge in piena estate. E la novità non piace nemmeno ai cittadini che hanno intenzione di esercitare il proprio diritto.
Metà degli italiani, infatti, dichiara un interesse solo moderato per la contesa politica, 4 su 10 sono indifferenti e soltanto il 2% si dice pronto ad impegnarsi attivamente per sostenere il proprio partito o movimento. È il dato che emerge in modo inequivocabile dai sondaggi SWG, che fotografano l’andamento della situazione politica e le sue ripercussioni sull’opinione pubblica. L’astensionismo, dunque, come vera risposta all’atteggiamento della politica, è il vero pericolo incombente. Ma gli zuccherini non mancano: varato il Decreto Aiuti bis per contrastare l’avanzata dei prezzi e fare prendere un po’ di ossigeno ad aziende e cittadini. Sarà sufficiente?
Certo, lo abbiamo detto pocanzi, sono pannicelli caldi per alleviare il disagio ma “fatti apposta” per lasciare intravedere margini di speranza e forse di ripresa. In Sicilia, nel frattempo, si è dimesso il Governatore Musumeci, così per le regionali siciliane e nazionali sarà “election day”. Comunque, tornando alle alleanze elettorali, non pare proprio che il patto sottoscritto da Calenda e Letta scaldi i cuori e risvegli l’entusiasmo nella sinistra e dei Verdi, che riflettono sull’alleanza con il Pd. Anzi.
D’altronde, a questo punto, sembra anche opaco ed incomprensibile che venga privilegiato un accordo con Azione e +Europa, che valgono all’incirca il 5%, rispetto alle percentuali del M5s che sono al 10%. Se veramente il Pd volesse essere competitivo con la destra non avrebbe dovuto trascurare l’alleanza con i pentastellati, che invece sono stati messi alla porta a livello nazionale mentre a livello regionale, vedi il caso Sicilia, si continua a mantenere l’alleanza sottoscritta per le primarie. Stranezze nostrane.
Altra incongruenza. L’ex ministro allo Sviluppo Economico ha avuto un risultato più che lusinghiero quando si è presentato come sindaco di Roma raggiungendo il 20%, ma all’epoca Roma cercava però un outsider, data l’inconsistenza degli altri candidati.
Ora, invece, non vi sarebbe alcun motivo che un elettore di destra voti un partito alleato del Pd. In sostanza non dovrebbe esserci una fuga di elettori di destra verso sinistra perché c’è Calenda. Almeno non sembra che il leader di Azione possa catalizzare un così grande interesse per attrarre consensi personali, così il centrodestra tira un sospiro di sollievo. Le ultime intenzioni di voto danno Fratelli d’Italia in vetta, al 23,4%, mentre il Partito Democratico, sale e supera il 22%, piazzandosi al secondo posto.
A seguire il blocco di partiti che ha determinato la fine del governo Draghi, Lega e il M5s, che scendono, rispettivamente, al 13,2% e all’11,3% mentre FI sale all’8,3%. Azione e +Europa, sale al 5,3%. Europa Verde e Sinistra Italiana appaiono in calo, al 3,6%, Articolo1-Mdp al 2,5%. Italia Viva, che oggi appare isolata al centro, dopo l’accordo Pd-Azione +Europa, è al limite della soglia di sbarramento del 3%.
Italexit, che ha appena arruolato i volti delle manifestazioni No Green Pass, come la vicequestore Nunzia Schilirò e il portuale Stefano Puzzer, sfiora la soglia di sbarramento con un 2,8%. In ogni caso il 62% degli italiani resta convinto che a vincere le prossime elezioni sarà il centrodestra, il 19% la coalizione del centrosinistra a guida Pd, il 10% il Movimento 5 Stelle, il 3% o il 6% non sa e non risponde. Che situazione.