La Commissione europea dovrebbe procedere con dure sanzioni ma preferisce andarci piano per rispetto a Draghi. Il garbo, in questi casi, serve a poco se non a riproporre un problema che nessuno intene sanare. E i pochi tentativi di sanare la questione sono stati bocciati.
Roma – Caos giustizia, magistrati onorari e mercato del lavoro in Italia costringono l’Ue a tenere aperta la procedura d’infrazione avviata l’anno scorso. Pur senza portarla avanti. L’esecutivo comunitario, insomma, bacchetta Draghi e la sua squadra, ma con una certa delicatezza, pur apprezzandone gli sforzi. Non si sa quante volte sia accaduto di ottenere questa sorta di garbo istituzionale. Per questo la commissione decide di non procedere oltre, e di mandare un nuovo avviso. Niente parere motivato, solo nuove lettere di messa in mora. Perché Draghi è sempre Draghi. Mica micio micio.
Così la procedura d’infrazione avviata a luglio 2021 va avanti. Bocciati gli interventi normativi di correzione, considerati insufficienti. In ogni caso arriva una bacchettata ovattata di velluto, per non turbare troppo il “manovratore” e costringerlo a nuove eclatanti azioni. A distanza di sei mesi si richiama l’Italia a mettersi in linea con le disposizioni comunitarie, ma con l’avvertimento che “l’avviso di mora” costituisce una sorta di preavviso necessario per il passo successivo nel percorso previsto per gli Stati in continua situazione di mancato recepimento e rispetto di direttive e regolamenti. La situazione è particolare.
Nel Paese i giudici di pace, i vice procuratori e giudici onorari non godono dello status di “lavoratore” in base al diritto nazionale italiano e sono considerati volontari che prestano servizio a titolo “onorario”. Di conseguenza non godono della protezione offerta ai lavoratori dal diritto del lavoro dell’Ue, il che comporta ad esempio l’assenza di indennità per malattia, infortunio e gravidanza, differenze retributive e discriminazione fiscale. Una situazione che va contro la direttiva sul miglioramento della sicurezza sul lavoro, che va contro la direttiva sugli orari di lavoro, contro l’accordo quadro sul lavoro a tempo parziale e pure contro l’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato.
Una tempesta perfetta, di indubbie proporzioni. L’allarme, forse l’ultimo, è lanciato. Mario Draghi, l’uomo che dà garanzie, che gode della stima dei leader degli Stati membri dell’UE costringe la Commissione europea a bacchettarlo per gli interventi in tema di magistrati onorari. Draghi e la sua maggioranza, almeno quella esistente fino a poco tempo fa, prima della crisi aperta dal Movimento 5 Stelle, Lega e Forza Italia, non sono rimasti indifferenti ai solleciti di Bruxelles.
Hanno apportato modifiche al quadro normativo nazionale lo scorso dicembre. Ma il risultato finale è un pasticcio. Infatti, la Commissione ritiene che le modifiche introdotte dall’Italia “non pongano pienamente rimedio alle violazioni del diritto dell’Unione individuate inizialmente e determinino anzi nuove criticità”. Era stata inserita, nella legge di bilancio 2021, un emendamento del ministero della Giustizia che rispondeva ad una procedura di infrazione contro l’Italia aperta dall’Europa.
La Corte di Giustizia europea aveva segnalato infatti con una lettera dello scorso 15 luglio l’irregolarità dell’inquadramento attuale per gli oltre 6000 giudici di pace, vice procuratori e giudici onorari ai quali è affidato quasi il 40% dei procedimenti civili e più del 50% di quelli penali.
Ne raccomandava, quindi, l’inquadramento in una forma di lavoro a tempo indeterminato. L’emendamento prevedeva però che i professionisti dovevano essere confermati attraverso una procedura di valutazione con colloquio e prova scritta obbligatoria, nel senso che chi non voleva o non la superava sarebbe decaduto dal servizio, ricevendo però una sorta di buonuscita parametrata al servizio prestato ma non superiore a 50 mila euro lordi.
L’Ue ha ritenuto l’emendamento una matassa che ha ulteriormente aggrovigliato il dossier. Da qui l’ennesimo richiamo per migliorare e semplificare l’inquadramento dei magistrati onorari, in modo da essere messi in linea con gli standard europei.