Mentre i partiti si affannano per cercare i nomi per le candidature al Quirinale quello Mario Draghi rimane il più gettonato. Si era parlato anche di due donne: Rosy Bindi e Anna Finocchiaro ma poi qualcuno ha parlato di errore grossolano. E meno male. Poi c’è il nodo Berlusconi con il suo sogno impossibile. Tra mille fibrillazioni spunta di nuovo Clemente Mastella che ritenta la carta del grande centro moderato.
Roma – Si parla incessantemente di corsa al Quirinale. Come se fosse la panacea per tutti i mali del Paese. E siccome il tempo stringe la partita per occupare la poltrona più ambita della politica italiana è già iniziata da alcune settimane. Tanti i papabili, a partire dal Presidente del Consiglio Mario Draghi. Il suo nome, che circola da mesi, sulla carta mette quasi tutti d’accordo.
Ma a pelle la sensazione è diversa: quando si arriverà alla resa dei conti saranno in pochi a volerlo davvero. Il perché è presto detto. Draghi al Quirinale significa quasi certamente elezioni anticipate dunque viene da chiedersi: quale partito vuole davvero tornare alle urne? Che la risposta sia nessuno più che un dubbio è una certezza.
Ecco allora affacciarsi altre ipotesi, alcune delle quali non sono altro che diversivi per sondare le reazioni. La candidatura Gentiloni, per esempio, è sponsorizzata da alcuni “aficionados” ma in realtà girava da tempo tra i numerosissimi candidati “civetta“. Ma da un po’ di tempo sembra una vera e propria burla italica di proporzioni gigantesche.
L’ex portavoce di Rutelli al Campidoglio ed attuale commissario europeo all’Economia è una figura chiave nella delicata vicenda dei rapporti tra Roma e Bruxelles. Peraltro di vitale importanza. Tanto che il suo trasloco al Quirinale non implicherebbe la sostituzione con un altro italiano, con le gravi conseguenze che ne seguirebbero.
Questo potrebbe essere uno dei tanti motivi per mettere Gentiloni fuori gioco. Ma anche se così non fosse resterebbe il nodo Silvio Berlusconi, il quale intende dettare le sue condizioni. La giravolta clamorosa sul Reddito di Cittadinanza dovrebbe far riflettere. E non poco.
Tutto può accadere nella grande roulette del Colle, ma prima che la pallina inizi a girare vorticosamente il Pd farà il possibile per evitare che la giostra parta senza un possibile candidato da eleggere entro le prime tre votazioni, con un accordo ampio. Al momento, lo abbiamo detto, c’è solo Mario Draghi ma le settimane a venire verranno spese per verificare la possibilità di convergere su un altro nome, magari quello di una donna.
Spifferi e correnti d’aria vorrebbero un ritorno in pista della Bindi e, perché no, della Finocchiaro ma si tratta di chiacchiericci subito messi a tacere. Troppo divisivi quei due nomi come lo è del resto quello del Cavaliere, che non demorde dal suo sogno impossibile. In ogni caso per evitare una lunga battaglia che stremerebbe chiunque, si dovrebbe mettere in campo un candidato in grado di essere eletto subito dal Parlamento.
Ma può essere Paolo Gentiloni il candidato in grado di accontentare tutti? C’è qualcuno che ci crede? Il dubbio è lecito. Molto difficilmente Forza Italia, e a maggior ragione Lega e FdI, farebbero passare un candidato davvero gradito alla sinistra ed in particolare al Pd come l’ex Premier. Comunque senza un accordo su una persona da eleggere, probabilmente già alla prima votazione, potrebbe accadere tutto e il contrario di tutto.
E non si tratterebbe certamente di una seconda scelta. Anzi è l’esatto contrario. Insomma il quadro politico generale è in fibrillazione, con coalizioni in evidente difficoltà nei loro assetti interni. Ecco allora un diversivo, con un evento che piomba nel bel mezzo della confusione politica.
Un’assemblea nazionale costituente di “Noi di Centro”, convocata per domani 4 dicembre a Roma. Promotore e traino dell’iniziativa, Clemente Mastella. L’ex leader Udeur, più volte ministro e attuale sindaco di Benevento, già dalla crisi del governo Conte 2 aveva fatto irruzione nel quadro politico adoperandosi per la costruzione di un nuovo contenitore moderato, che avrebbe dovuto fungere da architrave della una nuova fase Conte Tre, poi colata a picco.
Le cose, infatti, precipitarono e non se ne fece nulla. Adesso l’uomo di Ceppaloni ci ritenta e chissà se sarà più fortunato. Si può dire che l’area post democristiana, tra aspiranti leader e federatori, tra cui Renzi che ha lanciato la sfida all’ultima edizione della Leopolda, è super-affollata e variegata. Voglia di un passato a tutti i costi a fronte di un presente deludente? Vedremo.