Fra sacro e profano: il delitto Cuccuini

Nel 1995 Francesco Cuccuini, 65 anni, veniva rinvenuto cadavere nel retrobottega del negozio di articoli religiosi dove lavorava part-time. Il corpo straziato da 27 coltellate. L’assassino, ad oggi, rimane un fantasma.

Firenze – Alcuni luoghi sembrano creati ad hoc per essere il proscenio di macabri avvenimenti. Come le fumose viuzze della Londra vittoriana, dalle quali spuntano i mostri che uccidono. Oppure come un negozio di articoli sacri, dove, nella penombra, i visi dei santini chiusi negli espositori, candelabri e ceri assumono un’aria tutt’altro che rassicurante. È proprio quest’ultimo luogo a fare da proscenio all’efferato omicidio di Francesco Cuccuini. Tra le 8.30 e le 8.45 di venerdì 24 marzo 1995, qualcuno s’introduce nella storica libreria e rivendita di articoli sacri Manuelli, in via Proconsolo, alle spalle dell’affollata piazza della Signoria, e raggiunge il dipendente massacrandolo con 27 coltellate.

Dopo l’efferato gesto, l’assassino esce dall’ingresso principale e sparisce come un fantasma. Il cadavere dell’uomo viene rinvenuto da don Sergio Boffici, proveniente dall’adiacente palazzo della Curia e diretto alla libreria Manuelli per procurarsi le ostie da consacrare. Le evidenze suggeriscono un legame stretto tra vittima e carnefice atteso l’impeto del gesto, ma nessuno mai fu collegato al massacro. Perché Francesco Cuccuini giace ammazzato a coltellate in un lago di sangue?

Il centro storico di Firenze vicino la Curia

I fatti

La mattina del 24 marzo il primo ad arrivare in Curia, alle 7.15, è don Sergio Boffici. Cinque minuti dopo giunge la custode, la signora Mafalda che, come ogni martina, ha il compito di aprire il portone. Alle 7.45 arrivano anche 5 operai che in quei giorni stanno lavorando alla ristrutturazione della fogna all’interno del cortile del fabbricato. L’ultimo di loro arriva alle 7.50 e dichiara di aver visto, passandoci davanti, la saracinesca della libreria Manuelli già alzata. Dalle 8.30 il palazzo viene aperto a tutti: turisti e visitatori. Un’altra testimone afferma di aver visto alla stessa ora il Cuccuini per l’ultima volta, alle 8.45 don Boffici rinviene la salma. Ben 27 dunque le coltellate inferte sul corpo della vittima. Il delitto è stato commesso con un’arma bianca, probabilmente un tagliacarte ben affilato ed usato di getto, considerata la profondità e la reiterazione dei colpi.

Di tutti i fendenti vibrati sono due quelli mortali: al polmone ed alla nuca. Gli altri colpi, invece, sono stati inferti quando il corpo era già a terra. Il cadavere viene rinvenuto in posizione prona e la dinamica dell’evento lascia immediatamente ipotizzare che la vittima fosse quasi inginocchiata quando venne colpita. Questo dettaglio è fondamentale per capire il motivo secondo il quale, nonostante tanta violenza, tutto viene ritrovato in ordine: niente schizzi di sangue sulle pareti, nè sulle braccia dell’uomo. Un’aggressione avvenuta probabilmente vicino al suolo, con nessuna tipica ferita da difesa, come se il primo fendente fosse stato quello letale. A terra solo un mazzo di chiavi, si suppone la causa per cui Francesco Cuccuini si era chinato, e lo straccio per pavimenti che probabilmente la vittima teneva stretto in mano prima dell’aggressione. Per il resto nulla di irregolare, praticamente ogni cosa aal suo posto: il denaro è ben diviso socondo il taglio delle banconote in una piccola cassetta sul retro, come ogni oggetto sacro si trova intonso nel proprio espositore.

Tutto in ordine, forse anche troppo. C’è una sedia, infatti, a pochi centimetri dalle spoglie della vittima che non può essere così perfettamente appoggiata ad una delle vetrine. Non può non essersi mossa durante la colluttazione in uno spazio così angusto. Su quella sedia c’è anche del sangue. L’accanimento dell’atto porta gli investigatori alla conclusione che il killer potrebbe essere un folle. Oppure potrebbe trattarsi di un delitto passionale, troppo cruda la cieca violenza perpetrata in danno del pover’uomo. Si cerca di scavare nella vita privata di Cuccuini, ma non emerge niente. La vittima si rivela di una persona dai molti interessi culturali e non: : arte, musica classica, una vita tra il teatro e le vacanze a Madonna di Campiglio con la moglie, una vita normale da alto borghese.

Nel retrobottega si era consumato un omicidio anomalo

La donna con l’ombrello

La mattina stessa dell’omicidio succede qualcosa di strano. Di talmente insolito che porterà gli investigatori a ipotizzare di aver messo, almeno potebnzialmente, una seria ipoteca sulla risoluzione del caso. Alcuni passanti dichiarano di aver visto quella stessa mattina una signora bionda, cinquantenne, camminare avanti e indietro in via del Proconsolo con le mani giunte quasi come se stesse pregando. Il comportamento attira decisamente l’attenzione dei presenti che, collegando la stranezza all’omicidio appena avvenuto, decidono di denunciare il fatto. A poche ore dal delitto la sospettata viene identificata in via Borgo Ognissanti e quando gli agenti le chiedono i documenti, dalla borsa della donna casca un ombrello marrone sporco di sangue. La donna entra immediatamente nella lista degli indagati: 50 anni esatti, una vita solitaria e segnalata diverse volte per i suoi problemi psicologici. La donna potrebbe combaciare con l’identikit del killer secondo gli inquirenti, in un momento delle indagini in cui i sospetti convergono sempre di più sull’ipotesi del gesto di uno psicopatico.

Gli inquirenti ritengono di avere in mano la risoluzione dell’inchiesta che sta lì, proprio davanti a loro, seduta sulla sedia degli interrogatori, ma la vicenda prenderà presto una piega inaspettata. Portata in questura e interrogata fino a tarda sera, la donna respinge tutte le accuse. A mandare definitivamente in frantumi le speranze degli investigatori saranno i risultati del test sul sangue rinvenuto sull’ombrello della sospettata: il liquido ematico non è di Cuccuini. Un cocente nulla di fatto che costringe i detective a tornare al punto di partenza.

Chi ha ucciso Francesco Cuccuini?

In seguito al proscioglimento dell’unica indagata dalla lista dei sospetti, il killer rimane uccel di bosco e nessun altro verrà iscritto sul registro degli indagati. In tal caso l’unica possibilità che rimane è quella di analizzare le suggestioni che potrebbero portare ad una verosimile realtà dei fatti avvenuti. Si dice che la libreria Manuelli, forse anche per l’ubicazione accanto alla Curia, fosse spesso frequentata da mendicanti alla ricerca di qualche spicciolo. Può darsi che quella mattina uno dei clochard non avesse gradito il rifiuto di Cuccuini nell’elargire l’elemosina, dunque potrebbe avere meditato di ucciderlo subito oppure aspettando qualche giorno. Può essere ma difficilmente la vittima avrebbe permesso ad uno sconosciuto di raggiungerlo dietro al bancone. Inoltre sulla scena del crimine non mancava nulla di valore, compreso il denaro contante.

Il movente dell’omicidio potrebbe avere radici più oscure? Un negozio come quello in cui Cuccuini lavorava part-time attira per sua natura anche visitatori “particolari”. Come appare da alcune affermazioni della vittima stessa ai conoscenti, la libreria Manuelli vedeva tra i propri clienti anche persone in cerca di oggettistica utile a pratiche esoteriche. Può essere che quel tragico venerdì qualcuno sia entrato in negozio e abbia chiesto qualcosa che Cuccuini si rifiutò di consegnare. A quel punto il sicario avrebbe aggirato il bancone per prendersi ciò che necessitava per poi ammazzare quel commesso che rappresentava un ostacolo? Ma dove sono i segni della colluttazione? Dove sono gli schizzi di sangue? E poi c’è quella sedia così ferma e composta.

Via del Proconsolo a Firenze

Torniamo allora a quella mattina e all’ultima testimone che afferma di aver visto Cuccuini vivo intorno alle 8.30. La donna al tempo affermò altresì che il commesso non era solo in quel momento, ma in compagnia di un individuo dai capelli lunghi, non sapendo però specificarne il sesso con certezza. Un’ulteriore coincidenza particolare sta nel fatto che la vittima non lavorava mai di venerdì quindi se qualcuno l’avesse cercato quel giorno in libreria ben conosceva la vittima ed i suoi orari: un familiare? Francesco Cuccuini forse conosceva il suo assassino e l’avrebbe fatto entrare senza sospettare nulla. Anzi l’avrebbe invitato a sedersi su quella sedia dietro al bancone e i due avrebbero iniziato a discutere.

Ad un certo punto la discussione potrebbe essere degenerata tanto che alla vittima sarebbero cadute le chiavi sul pavimento. E merntre Cuccuini si chinava per raccoglierle il suo ignoto ospite potrebbe avergli sferrato la prima coltellata alla nuca. Una goccia di sangue, forse colata dal coltello, si sarebbe insinuata fra le trame del tessuto della sedia, prima che l’arma bianca continui a straziare il corpo del commesso ormai a terra esanime. Niente macchie, niente colluttazione, un’aggressione rasoterra veloce e priva di tracce.

Solo ipotesi, nient’altro che congetture. L’unica certezza è che quel maledetto venerdì 24 marzo 1995, intorno alle 8.45, un assassino usciva dall’ingresso principale della libreria Manuelli dileguandosi tra la folla del centro storico fiorentino. Con un tagliacarte insanguinato stretto nella tasca del cappotto. L’arma del delitto, infatti, non è stata mai ritrovata.

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