Un suicidio che non convince nessuno

Men che meno gli inquirenti che sarebbero convinti di una qualche responsabilità del fidanzato della vittima che rimane in carcere. Il proprietario della casa, Costel Balan, è stato scarcerato dal tribunale del Riesame. L’uomo aveva un alibi: quando si sarebbe consumata la tragedia si trovava altrove. Le indagini proseguono.

RAMACCA (Catania) – Uno degli indagati per la morte di Vera Schiopu, babysitter moldava di 25 anni, ritrovata impiccata ad una trave di un casolare diroccato lo scorso 19 agosto, avrebbe un alibi. La donna, presunta vittima di femminicidio, sarebbe stata ammazzata e poi appesa al tramezzo per simulare un suicidio.

Dalle prima risultanze investigative i carabinieri avrebbero da subito fiutato che qualcosa non andava sulla scena del crimine e il ritrovamento di tracce ematiche, sparse un po’ dappertutto, avrebbero orientato i militari, coordinati dal procuratore capo di Caltagirone, facente funzioni Alberto Santisi, e il sostituto Alessandro Di Fede, verso l’ipotesi dell’omicidio. Subito dopo il ritrovamento della salma venivano posti in stato di fermo il fidanzato della vittima, Gheorghe Ciprian Apetrei, 33 anni, bracciante rumeno, ed un suo conoscente, il connazionale Costel Balan di 31 anni, padre di due figli, con precedenti per furto e ricettazione, agricoltore.

Vera Schiopu

Ad avere un alibi sarebbe proprio Costel che durante l’interrogatorio con il Gip Giuseppe Tigano avrebbe ricostruito puntualmente i propri movimenti nel giorno della tragedia. L’uomo, che non farebbe uso di alcol né di droghe, avrebbe riferito gli inquirenti che alle 13 circa sarebbe andato via da contrada Polmone per raggiungere, in auto, alcuni conoscenti con i quali avrebbe pranzato a Paternò. Sul tragitto ci sarebbero diverse telecamere che potrebbero attestare quanto dichiarato dall’odierno indagato che sarebbe poi rientrato a casa per le 17.30 circa e alle 17.42 avrebbe telefonato al 112 raccontando ciò che aveva visto e sentito ovvero il cadavere di Vera Schiopu appeso alla trave del casolare abbandonato e le grida di Apetrei alla vista della sua fidanzata deceduta.

Due testimoni avrebbero confermato la versione di Costel Balan che sarebbe attendibile anche per gli inquirenti se non fosse per le macchie di sangue rinvenute sui pantaloncini e sulla scarpa sinistra che non giocano a suo favore:Macchie di sangue erano ovunque – dice l’avvocato Alessandro Lapertosa, difensore dei due indagati – dentro il casolare, fuori e nelle immediate vicinanze…”. Per altro le tracce ematiche, riscontrate anche sugli indumenti di Apetrei, sarebbero in fase di analisi scientifiche cosi da accertare se siano o meno riconducibili al sangue della vittima.

Vera Schiopu con Gheorghe Ciprian Apetrei,

Sulla scena del crimine sarebbe stato presente anche un terzo uomo, tale Petru Balan, fratello di Costel, venuto in Italia dalla Romania per un periodo di vacanza. Anche il giovane sarebbe rimasto a lungo con Vera tranne nel periodo di tempo nel quale si farebbe risalire il presunto omicidio ovvero passate le 17 perché, a suo dire, sarebbe andato a dormire.

Petru è stato ascoltato dagli inquirenti due giorni dopo il rinvenimento del cadavere dunque il 21 agosto. Il giovane avrebbe riferito la sua versione dei fatti confermando due cose importanti: sino alle 15.30 Vera era ancora viva stante ad un video girato con il telefonino dallo stesso Petru mentre il fratello Costel sarebbe tornato a casa alle 17.30 dunque non sarebbe stato presente in contrada Polmone per oltre 4 ore e mezza.

Il rudere di contrada Polmone dove è stato rinvenuto il cadavere della giovane moldava

Certo è che sia la vittima che il fidanzato, che si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al Gip calatino, non avrebbero avuto una relazione facile. Entrambi sarebbero stati dediti all’alcol e a qualche stupefacente tanto da litigare molto spesso. Anche la mattina della tragedia i due, ubriachi, si sarebbero accapigliati di brutto tanto che la donna si sarebbe ferita alla nuca probabilmente perdendo l’equilibrio. Petru Balan avrebbe rivelato anche un particolare importante qualora fosse provato: Vera Schiopu avrebbe tentato di uccidersi diverse volte, l’ultima anche il giorno della tragedia tentando di impiccarsi con il filo di ricarica del telefonino. Vero o falso?

Per colpa dell’alcol e non solo pare che la giovane moldava fosse stata vittima di più gesti autolesionistici che le avrebbero procurato diverse ferite attese le sue condizioni psicologiche di estrema fragilità. La Procura di Caltagirone però rimane convinta che Apetrei e Costel Balan siano in qualche modo responsabili di quanto accaduto.

Costel Balan

Nel frattempo l’avvocato Lapertosa si è appellato al tribunale del Riesame di Catania che, nel pomeriggio di oggi, ha scarcerato Balan mentre Apetrei rimane dietro le sbarre.

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